FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
FIGLI DEL VUOTO
Ogni anno che passa vedo sempre più diffondersi tra i ragazzi e adolescenti un atteggiamento ostile nei confronti della vita.
Mi sembra che la prima preoccupazione sia quella di evitare la fatica.
Il motto sembra essere: "ma chi me lo fa fare?".
Di fronte alle prime difficoltà vanno in crisi e si arrendono.
Difficilmente hanno prospettive; non fanno progetti.
L'unica cosa importante è godersela il più possibile oggi, e se non c'è la condizione per questo, ci si considera "sfigati".
Sono i figli chiamati fino all'età dell'adolescenza e oltre: "amore" "tesoro"...risparmiati dalle fatiche e dalle responsabilità; sostituiti in tutto dagli adulti che in questo modo pensano di continuare a possederli per la loro morbosità personale.
Figli svuotati del loro orgoglio, inibiti nelle loro capacità.
Figli del vuoto, capaci di entusiasmo solo quando sentono la musica vuota di parole, di concetti, di storia, di armonia, fatta solo di slogan ripetitivi e spesso senza senso e da un "tum tum", che fa vibrare il cervello.
Sono i figli che vengono elogiati per ogni piccola cosa di buono che riescono a fare di tanto in tanto, come se avessero compiuto un'impresa straordinaria.
Sono i figli che piangono e si disperano se la loro felpa firmata viene macchiata, che si arrabbiano e vanno in crisi se vengono contraddetti, che considerano una banalità o una cosa dovuta il contributo di fatica e di creatività degli altri, mentre esaltano e amplificano a dismisura il poco che sanno fare con la fatica altrui.
Il paradosso è che questi figli del vuoto spesso raccolgono più consensi di altri, che con silenzio quotidiano danno il meglio di sé per il bene comune.
Rimangono comunque sempre i figli del vuoto incapaci di fornirsi uno spunto o di lasciare una traccia che facciano da incentivo ad um cammino comune.
don Camillo
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.