FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 16/12/22.
Articolo: "Per sentirci meglio abbassiamo la musica" di ALEX SARAGOSA.
Il mondo sta andando verso un'epidemia di sordità, a causa di un insospettabile colpevole: la musica. E' la conclusione di Lauren Dillard, otorino della Università del South Carolina, dopo aver riesaminato 33 studi condotti fra il 2000 e 2021 sull'ascolto di musica da parte di 19mila 12-34enni.
"Il rumore è rumore, anche se ci arriva alle orecchie come piacevole musica: se è troppo intenso danneggia l'udito" sintetizza Dillard.
La sua ricerca mostra che il 48 per cento dei giovani ascolta musica a volumi pericolosi in concerti e discoteche, e un altro 23 per cento anche in cuffia.
"E' noto che esporsi a un rumore sopra gli 80 decibel (tipo quello di un ristorante affollato, ndr) per oltre 40 ore a settimana, espone al rischio di danni permanenti. Se estrapoliamo i dati delle ricerche alla popolazione mondiale, fra qualche decennio potremmo avere 1,35 miliardi di persone di mezza età con problemi uditivi" conclude Dillard.
Sembra impossibile che ascoltare musica a un'intensità pari a quella del traffico in città ci faccia perdere l'udito.
"Eppure è così, perché il nostro orecchio si è evoluto in un mondo molto più silenzioso dell'attuale, e per danneggiarlo bastano suoni che non ci appaiono forti" spiega Giovanni Danesi, presidente dell'Aooi (Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani):
"Il suo punto debole sono le cellule ciliate nella coclea, l'organo che trasforma le vibrazioni meccaniche del suono in impulsi nervosi. Suoni molto intensi, o intensi e ripetuti, le uccidono, e dato che le prime a cedere sono quelle poste all'inizio della coclea, dove si distinguono i suoni acuti, la percezione delle alte frequenze è la prima a perdersi". Per fortuna il parlato usa soprattutto frequenze medie e basse.
"Però, quando ci si ritrova in un ambiente rumoroso, il danno si manifesta con la difficoltà a capire cosa ci dicono, perché i suoni acuti, non più intercettati dalle cellule ciliate, confondono le altre frequenze. Un altro possibile sintomo di danno alla coclea sono gli acufeni, i ronzii nelle orecchie, se diventano cronici".
E quando si arriva a quel punto, non si torna indietro.
"Le cellule ciliate non rinascono. Si sta tentando con le staminali, ma per ora senza risultato. Esistono impianti elettronici che sostituiscono quell'organo, ma sono riservati ai casi di sordità grave. La strada maestra resta prevenire il danno".
Tanti giovani avranno quindi problemi di udito già dai 40-50 anni.
"Sì, ma non credo nella misura indicata da Dillard: i giovani degli anni 70-80 si esponevano a musica ad alto volume, e non mi pare che si siano segnalati aumenti di danni all'udito. Forse i danni saranno inferiori a quanto le statistiche ci dicono".
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