lunedì 21 febbraio 2022

VIVERE INSIEME. Senza fissa dimora


 


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2021.
Articolo: "Senza fissa dimora" di ANTONELLA DURSI.

DEFINIZIONE

"Senza fissa dimora": un tempo venivano così indicati anche gli zingari, in quanto nomadi (come pratica di vita) e coloro che, per la loro attività lavorativa, viaggiavano frequentemente e  vivevano in roulotte, ad esempio i giostrai e i lavoratori del circo.
La situazione è cambiata con gli anni. Oggi "senza fissa dimora" sono soprattutto le persone in gravi difficoltà per questioni economiche e sociali che, appunto, una dimora non l'hanno.
Secondo l'Istat, "una persona è considerata senza fissa dimora quando versa in uno stato di povertà materiale e immateriale, che è connotato dal forte disagio abitativo, cioè dall'impossibilità e/o incapacità di provvedere autonomamente al reperimento e al mantenimento di un'abitazione in senso proprio".

IN CONCRETO

Ma che cosa comporta essere "senza fissa dimora"?
Tralasciando i problemi di natura pratica ed economica, non avere una dimora fissa fa perdere il diritto alla residenza, che per il Codice civile è il luogo in cui la persona ha la dimora abituale (art. 43, II comma c.c.). E questo, a cascata, determina la perdita del diritto alla salute, non tanto come diritto tutelato dalla stessa Costituzione (art. 32) - infatti sono assicurate le prestazioni al pronto soccorso -, quanto come possibilità di cura, per cui bisogna avere un medico di base e una tessera sanitaria, che viene rilasciata solo a chi ha la residenza. Se non si ha la residenza non si può rinnovare la carta d'identità, quindi non si può avere un documento di riconoscimento. E viene meno il diritto a qualsiasi prestazione previdenziale, anche se negli anni precedenti si è lavorato e sono stati pagati i contributi. Inoltre, non si ha diritto al lavoro, perché chi è senza fissa dimora non può iscriversi al centro per l'impiego, aprire una partita Iva, lavorare legalmente.

RESIDENZA & DOMICILIO

Senza residenza anagrafica non è possibile usufruire dei servizi sanitari, socio-assistenziali e abitativi. Dunque, non resta che richiedere un domicilio. L'ordinamento ha stabilito, infatti, che è possibile ottenere una residenza anagrafica qualora si possieda un domicilio, che in base all'art. 43 del Codice civile è il luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei propri affari e interessi, che non deve per forza essere un'abitazione, potendo essere anche una ben individuata panchina di un giardino, un determinato vagone di treno in una stazione ferroviaria, anche una grotta. Il nostro ordinamento prevede, infatti, la possibilità per la persona senza dimora di stabilire la residenza nel luogo del proprio domicilio, ovvero nel Comune in cui la persona vive di fatto e, in mancanza di questo, nel Comune di nascita. La persona "senza fissa dimora" può iscriversi quindi con una residenza fittizia, utilizzando un indirizzo inesistente, una via virtuale, individuata dalllo stesso Comune che, in questo modo, può provvedere all'iscrizione anagrafica.

VIA FITTIZIA

La persona senza fissa dimora viene iscritta in una via fittizia, territorialmente non esistente, ma equivalente in valore giuridico, una via dove non vive nessuno e che in realtà non esiste, ma che viene istituita proprio per dare la possibilkità anche alle persone senza dimora di ottenere la residenza e i diritti a essa connessi. L'istituzione di una via fittizia può essere, infatti,  un primo strumento con il quale dare riconoscimento alle persone e al loro diritto di ricevere la posta o gli atti ufficiali, agevolare l'identificazione della persona e della sua storia sociale. Ogni limitazione nell'accesso a tali diritti e prestazioni nei confronti di coloro che sono iscritti in una "via virtuale" è da ritenersi illegittima. Presso il ministero dell'interno, in seguito alla riforma del 2019, esiste un apposito registro in cui vengono inserite tutte le persone che risultano senza fissa dimora.

ASSOCIAZIONI

Chi può aiutare i senza fissa?
In questo labirinto burocratico il ruolo  delle associazioni sul territorio è fondamentale. Difficoltà nelle pratiche, mancato dialogo tra  le istituzioni, discrezionalità e discriminazioni, barriere linguistiche sono le cause principali per cui, senza l'intervento diretto e la presa in carico delle associazioni, non sarebbe possibile offrire una tutela a queste persone.                                                               


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