FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2021.
Articolo: "Riscopriamo i cortili" di DANIELE NOVARA.
Mi racconta Lorella, oggi affermata professionista di 54 anni: "Sono la quarta di cinque figli. Da piccola passavo lunghi periodi in montagna e arrampicarsi sugli alberi era comune tra noi bambini. Nessun adulto ne era preoccupato. Non era vietato, né proibito. Non avevo nessuna paura, ero veramente abile, più dei miei fratelli. C'erano alberi non tanto alti, ma per me molto affascinanti. La sensazione che provavo era di grande piacere e di grande tranquillità. Pochi riuscivano a salire e, per una che viveva sempre circondata da tanti fratelli maschi, era un'occasione per spiccare. Amavo e amo gli alberi: il ricordo di me che salgo è molto presente. Mi sembra che la fiducia di potercela sempre fare sia nata lì sopra".
Salire sugli alberi era una delle esperienze più comuni dei bambini fino a pochi decenni fa.
La natura, anche in città, offriva molteplici occasioni di gioco, specialmente in piccoli gruppi di ragazzini. Da sempre, l'albero è un luogo rituale-simbolico di sfida e ognuno ha quello legato alla propria infanzia.
Arrampicarsi è anche un gesto istintivo che risponde a un'innata tendenza motoria del bambino, oggi sacrificata nel nome della sicurezza, senza tener conto che nessun gioco tecnologico - che prevede che il bambino stia "tranquillamente" seduto davanti a un monitor - potrà mai sopperire alla sensazione di vertigine e di sfida di un'arrampicata.
Le pozzanghere erano un'altra grande occasione di divertimento: le barchette nell'acqua, tirare i sassi, fare rimbalzi, ma anche esplosioni vulcaniche con pietre più o meno grandi. Gli eventi naturali non erano vissuti come una minaccia o un pericolo, ma come la possibilità di provare nuove ebbrezze.
Anche il cortile era uno spazio di gioco: bastavano una mamma, una nonna o una zia da un balcone per controllare tanti bambini che si organizzavano e creavano quel gruppo spontaneo infantile alla base della crescita umana per secoli e secoli, se non millenni.
Oggi i cortili sono più spesso sede di interminabili parcheggi. Così come tanti regolamenti condominiali sembrano fatti apposta per impedire proprio il gioco dei bambini.
Il covid ha però creato un'occasione per riscoprire gli spazi sotto casa che sono diventati improvvisamente preziosi. Paradossalmente, potrebbe crearsi un'inversione di tendenza: invece di deportare i bambini in qualche vacanza a migliaia di chilometri da casa, ecco che ci viene offerta la possibilità di riscoprire cortili, pozzanghere e alberi che hanno consentito a tante generazioni di bambini di diventare grandi.
In un periodo in cui, come tutti i settori, anche quello dei grandi centri specializzati per l'infanzia e l'adolescenza ha subito una forte battuta d'arresto, ciò che veramente mi auguro con l'anno nuovo appena cominciato è che le nuove generazioni possano riappropriarsi di quello che più realmente li rappresenta: cortili, pozzanghere e alberi, di quell'aspetto anche un po' selvatico che fa parte della stessa natura umana, soprattutto di quella infantile.
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