La pandemia aumenta la sua virulenza, anziché recedere.
Il panificio Vezzoli è l'esercizio produttivo e commerciale più antico di Zandobbio.
FONTE: libro "Sul filo dei ricordi... 2" ideato e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.
Nel 1918 Guido Vezzoli lascia, insieme alla sorella Gisella, il paese natale Zocco di Erbusco intenzionato ad avviare un negozio di panettiere a Zandobbio.
Acquista lo stabile dal signor Pietro Noris, detto del sac, e dà avvio al suo lavoro. Ogni attività degli altri è sempre giudicata la più giusta, la più comoda e la più pratica.
Guido conosce la signorina Luigia Meli e contrae matrimonio da cui nascono quattro figli: Giuseppina, Gisella, Emanuele e Cesarina.
Ma torniamo a quei tempi lontani: quanto si doveva faticare anche per la lavorazione del pane. Ogni sera si doveva preparare la pasta per favorire la lievitazione ed iniziare a mezzanotte la panificazione e le braccia dovevano fare la loro parte. Il forno era alimentato a legna e richiedeva una buona scelta di questa. Bisognava stare attenti che il fuoco mantenesse il giusto calore, per non incorrere di sfornare pane poco rassicurante.
Nel 1949 Guido muore e l'attività viene portata avanti dalla moglie e dalla cognata Gisella. Fu dura per loro, ma furono aiutate e sostenute dai dipendenti Pietro Gritti e Guido Brignoli, operaio stimato che ancora oggi viene ricordato per le sue qualità.
All'età di 13 anni il figlio Emanuele, sostenuto dalla mamma, dalla zia Gisella e dalle sorelle, si assume le proprie responsabilità.
Nel 1960 Gisella muore, raggiungendo il fratello Guido. Emanuele nel 1961 sposa Gianna Mologni e dal loro matrimonio nascono quattro figli: Italo, Marco, Germana e Luisa.
Nel 1967 muore mamma Luigia e naturalmente il figlio Emanuele le responsabilità aumentano. Nel 1984 Emanuele si affida alle nuove risorse che la tecnologia propone: nuovo forno, abbandona la legna e da spazio prima a nafta, poi a gasolio ed infine al metano. Il lavoro viene poi sostenuto anche da nuove macchine e le braccia ne hanno un gran sollievo.
Sempre con gran sacrificio il lavoro continua: figli e moglie Gianna sono sostegno per Emanuele che, purtroppo, è stato diverse volte condizionato dalla salute. Lo spirito, la decisione che esprimeva era come lievito per il suo lavoro ed i figli ne hanno fatto tesoro.
Nel 2004 Emanuele viene a mancare: il cuore lo ha tradito. I figli hanno tenuto fede agli insegnamenti di papà Emanuele e con volontà hanno contribuito al sostegno dell'attività familiare.
Italo ora gestisce con la moglie Laura il negozio di croissanteria in Carobbio degli Angeli, Marco continua l'attività del padre nel forno e nel negozio annesso aiutato dalla mamma e dalle sorelle.
Ognuno fino ad oggi ha dato il suo valore all'arte bianca sia in croissanteria che nel forno: è la speranza di ogni mamma che i figli non dimentichino chi li ha preceduti.
Un augurio rivolgo anche ai giovani che si affacciano alla tecnica del domani che non dimentichino il nobile artigianato di ieri in ogni settore.
Gianna Mologni
classe 1938
Avevo sei anni quando ho fatto il mio primo viaggio e la meta è stata Venezia. Ma ora vi spiego nella mia semplicità come è andata.
Facevo la 1° elementare, allora ti facevano fare puntini e aste con qualche greca quasi tutto il giorno ed era anche noioso, se non fosse che ti preparavano anche alla 1° comunione raccontandoti la vita di Gesù e devo dire che la trovavo molto interessante, se non fosse che non capivo come potesse entrare dentro di me il corpo di Gesù attraverso una particola che noi bambini mangiavamo gli scarti che le suore ci davano alla domenica pomeriggio a dottrina se rispondevamo correttamente alle domande e se recitavamo bene le preghiere.
Quindi io incominciavo ad avere dei problemi perché al pensiero che il corpo di Gesù entrasse dentro di me mi preoccupava moltissimo e mi vergognavo anche a dirlo.
Ma pochi giorni prima di fare la 1° comunione prendo coraggio e glielo chiedo alla nonna di come potesse avvenire questa cosa. Mia nonna ci pensa un po' e poi a modo suo mi spiega che entra in noi solo lo spirito e quindi, senza rendersi conto per quanto mi riguardava, peggiorò la situazione perché con tutte le storie macabre che si sentiva nelle sere quando faceva freddo dove le persone si riunivano nelle stalle per riscaldarsi e stare un po' in compagnia non si faceva che sentire di morti che ritornavano con lo spirito e quindi mi spaventavo moltissimo.
Quando mia nonna mi spiegò che Gesù entrava dentro di me non con il corpo ma con lo spirito la paura divenne ancora più forte. Fatto stà che incominciai ad avere incubi durante la notte.
E il mattino che dovevo fare la 1° comunione avevo la febbre alta. Mi portarono in chiesa avvolta in una coperta e riportata subito dopo aver preso la particola. A casa e a letto. Il mio dispiacere fu anche quello di dover tornare a casa subito e non poter andare dalle suore che per tutti i bimbi avevano preparato una scodella di alluminio piena di latte col cacao e qualche biscotto fatto da loro.
Un mese dopo il parroco organizzò per tutti i bambini con un parente un viaggio a Venezia di un giorno. Grande gioia da parte di mia zia e quindi di riflesso ero contenta anch'io.
Non abituati a viaggiare per di più con il pulman arrivati a Venezia mi ricordo pochissimo perché stavo male anche sul traghetto. Ma piazza s. Marco mi rimase impressa con tutte le cupole baciate dal sole erano bellissime. E di notte me le sognai fatte con tante scodelle di alluminio fumanti di latte e cacao.
Ora vi saluto facendo a tutti auguri di buone feste e con tanta salute.
A presto con un altro viaggio.
Quadrifoglio
L'anno scorso, lo stesso giorno di oggi, ero in ospedate dove mi è stato diagnosticato il PARKINSON.
Il racconto della mia degenza l'ho pubblicato in 3 post. E' stata una decisione opportuna e felice ed ho avuto molti attestati di affetto, culminati nei numerossimi auguri ricevuti oggi.
Sarebbe molto lungo ringraziarvi singolarmente e così lo faccio con questo post.
GRAZIE DI CUORE
FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" ottobre 2021.
Articolo: "L'eclisse dell'educazione sessuale" di DANIELE NOVARA.
Può Internet sostituire il discorso educativo sulla sessualità? Chi si occupa oggi di offrire ai ragazzi, nel momento in cui escono dall'infanzia, le coordinate per affrontare l'emergere della loro sessualità e renderla un'esperienza formativa?
Fino a qualche anno fa capitava che un papà mi telefonasse allarmato per segnalarmi che il suo bambino o la sua bambina di 8-9 anni erano finiti, navigando in rete, su qualche sito porno. Chiedeva lumi per conoscere le conseguenze dell'imprevisto. In genere rassicuravo il genitore, cercando di ottenere un impegno a non lasciarli da soli con computer, tablet o smartphone.
Negli ultimi tempi, queste telefonate sono scomparse. Il dubbio - forse una certezza - è che la moda di regalare smartphone ai bambini, magari proprio in occasione della Prima comunione, abbia creato una situazione di difficile controllo, in particolare con il libero accesso a siti di film dell'orrore o porno che rappresentano delle vere e proprie minacce sul piano emotivo. I bambini possono rimanere traumatizzati da immagini insostenibili per la loro età.
Tuttavia, questo non è che l'antefatto. Ritengo grave l'eclissi dell'educazione sessuale per i nostri ragazzi e ragazze. Da un dispositivo digitale l'accesso a un sito porno può avvenire in pochissimi secondi. Quando mamma e papà verificano la cronologia dei propri figli - dagli 11-12 anni - su Internet, scoprono quasi sempre la presenza di questi contenuti che peraltro in Rete sono i più cliccati (nell'ultimo anno registrano un aumento di fatturato attorno al 50 per cento).
Ma si può parlare di educazione sessuale sui siti porno? Davvero Internet può sostituire un discorso educativo sulla sessualità? Chi si sta facendo carico di questa imprescindibile necessità di offrire ai ragazzi, nel momento in cui escono dall'infanzia, le coordinate per affrontare l'emergere della loro sessualità in modo da farne un'esperienza formativa?
Anzitutto va ricordato che i bambini non dovrebbero accedere a Internet liberamente. Il loro cervello non è pronto. Ottimo il Parental control, un filtro che impedisce l'accesso a siti inopportuni. Il problema, però, sorge quando l'infanzia finisce, ossia attorno ai 10-11 anni. I ragazzi e le ragazze meritano altro, non certo di dover subire un'intrusione come quella dei siti porno basati su una visione usa e getta del corpo. Al punto che la "prima volta" rischia di diventare un'incombenza come tante. La questione di fondo, dunque, è che la rinuncia a una vera educazione sessuale da parte del mondo adulto rischia di lasciare una prateria sterminata a questo invadenze.
Bisogna pertanto che la scuola italiana, come avviene quasi ovunque in Europa, si ponga finalmente il problema di offrire ai suoi alunni preadolescenti non solo le informazioni scientifiche adeguate, ma una collocazione della sessualità in un processo di crescita, ossia nella formazione di ragazzi e ragazze in grado di affrontare le proprie sfide. Senza lasciarli a se stessi mentre smanettano alla ricerca di immagini per soddisfare sia una curiosità morbosa ma anche quell'apprendimento che il mondo dei grandi sembra disinteressato a offrire.
Alcuni anni fa nella rivista Focus vi era allegato un poster dal titolo "Il corpo umano in numeri": non essendo variato il nostro corpo, ve lo ripropongo suddiviso in tante foto, poiché con solo due non sarebbe leggibile.