mercoledì 4 novembre 2020

FAMIGLIA. Adozione, una sfida

 FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" settembre 2020.
Articolo: "Adozione, una sfida che appassiona" di DANIELE NOVARA.

L'adozione dei figli, sia quella nazionale sia quella internazionale, sta diventando difficile.
I pregiudizi hanno sempre gravato su questa possibilità. Tipica è l'idea che i figlioli adottati siano più difficili da gestire rispetto a quelli naturali.
Il tema del figlio adottato è diventato talvolta un insulto reciproco: "Non sei mia sorella... Ti hanno adottato alla nascita!"; "E' solo mia mamma, non la tua, tu sei stato adottato!".
Quante volte sono risuonate queste frasi di romanzi e film che creano un immaginario di serie B sui figli adottati, come se, non appartenendo alla stessa matrice genetica, potessero in automatico creare delle difficoltà maggiori. E' un pregiudizio duro a morire.
Dal punto di vista "burocratico", le domande di disponibilità all'adozione di minori italiani presentate nel 2001 sono state, nei 29 Tribunali per i minorenni operativi in Italia, 12.901; nel 2006 si è raggiunto il picco di 16.538, per poi calare via via e arrivare nel 2017 a 8.793 domande di disponibilità. Gli affidamenti preadottivi sono passati da 930 a 865, mentre le adozioni da 1.290 a 954.
Intanto, nell'arco di 10 anni, il numero delle adozioni internazionali in Italia è precipitato: nel corso del 2019 sono state concluse 969  procedure di adozione a fronte delle 4.130 del 2010. Un declino del 14 per cento rispetto all'anno precedente che concludeva con 1.130 adozioni e una diminuzione del 3,4 per cento rispetto al 2017. Le difficoltà sono spesso concrete e all'apparenza insormontabili: i tempi, la burocrazia, le risorse economiche necessarie, tutto cospira per rendere complicatissima questa scelta.
Educare un figlio adottivo è esattamente la stessa cosa dell'educare un figlio biologico. Non c'è alcuna sostanziale differenza. Il genitore deve ugualmente organizzare tutto ciò che serve per far crescere questo bambino o ragazzo con i basilari educativi corrispondenti alla sua età.
Nel mio lavoro di consulente, non ho mai trovato differenze, anzi, spesso la consapevolezza pedagogica dei genitori adottivi è maggiore di quelli puramente biologici. In un certo senso è ciò che mi scrive Cristina, in una testimonianza molto intensa.
"Ricordo che ad uno degli incontri per coppie in attesa di adozione a cui avevo partecipato, organizzati da un'associazione di genitori adottivi, una donna aveva detto, riferita a suo figlio adottivo e di colore: "Nel momento in cui ho visto per la prima volta il mio bambino, ho capito che era proprio mio figlio". Mi è bastata questa testimonianza per darmi fiducia e tranquillità e per dare una risposta a tanti timori. Prima di avviare le pratiche di adozione avevamo affrontato senza successo diversi tentativi di fecondazione assistita, in centri d'eccellenza, sostenendo costi altissimi dal punto di vista umano, oltre che economico. Se tornassi indietro non lo rifarei. Mentre di adozioni, nonostante tutte le difficoltà, abbiamo voluto farne due, perché, quanto sia bello lo capisci solo quando lo vivi".
In questo momento storico, dove i modi per essere genitori non appaiono più rigidi come un tempo, la scelta dell'adozione resta una sfida intensa e appassionata che merita tutto l'interesse possibile.

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