FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.
L'OMOSESSUALITA' NON E' UNA MALATTIA
Continuando la mia riflessione pubblicata sul tema dell'adozione da parte di coppie omosessuali, mi concentro sulla realtà dell'omosessualità che è presente da sempre nella storia umana e da sempre convive con la realtà dell'eterosessualità.
Premesso che esiste un'omosessualiutà che può essere indotta da influenze ambientali o educative o da cattive abitudini affettive; e premesso che esiste una fase di omosessualità di passaggio che fa parte dell'evoluzione affettiva della preadolescenza; vi è un'omosessualità di origine genetica dovuta ad un tipo di costituzione ormonale. Non è una malattia! E' una costituzione naturale congenita che entra a far parte dell'equilibrio della persona. E' su questo tipo di omosessualità che intendo riflettere.
Come c'è in natura l'eterosessualità che è la più diffusa, così c'è in natura l'omosessualità, l'una e l'altra con pieno diritto di cittadinanza nell'ambito della convivenza umana e a maggior ragione nell'ambito del regno di Dio.
L'impegno sia dell'eterosessualità sia dell'omosessualità è quello di gestire la propria affettività nel rispetto della verità e della bontà della propria realtà personale.
Purtroppo sia per l'eterosessuale come per l'omosessuale c'è la possibilità di prevaricare e di degenerare in questo campo. In questi casi non è più grave la degenerazione dell'omosessuale rispetto a quella dell'eterosessuale. Per entrambi si fa urgente la necessità di conversione che è certamente faticosa, ma è possibile con il concorso della Grazia di Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica si esprime così:
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale; essa costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradualmente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
Restano aperte comunque ancora alcune domande:
l'omosessuale che vive la sua affettività con gesti di delicata tenerezza è proprio da considerare fuori posto o peccatore?
Non ha forse anch'egli il diritto di esprimere la propria affettività salvo restando che non può essere finalizzata alla procreazione e non può essere simile al rapporto della coppia eterosessuale?
Se nella coppia eterosessuale il rapporto rimane buono per il suo significato unitivo anche quando nella coppia lui o lei sono sterili, perché non può essere positivo anche il rapporto di tenerezza tra 2 omosessuali?
E' giusto che per l'omosessuale e solo per lui/lei per crescere nella vita cristiana l'unica via sia quella castità?
La castità "obbligatoria" aiuta l'equilibrio e la crescita spirituale della persona?
Amo la Chiesa esperta in umanità. So che, per necessità di cose, procede a piccoli passi. Lo Spirito Santo saprà certamente guidarla a individuare risposte capaci di dare serenità e stimoli positivi ad ognuno in base alla sua storia personale e alla sua diversità.
don Camillo
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.