QUESTO POST E' STATO PUBBLICATO PER LA 1° VOLTA IL 30/12/15.
LA' DOVE OSANO LE AQUILE
Mi ricordo ancora bene quel venerdì 24 luglio al campo Primo Nebiolo di Torino: il campionato nazionale di atletica leggera a cui ho preso parte. Non era la prima volta che gareggiavo con atleti di stampo nazionale come Claudio Stecchi, Alessandro Sinno o Marco Boni; avevo già avuto occasione di conoscerli nei meeting interregionali, ma ogni volta imparo sempre qualcosa di nuovo da loro.
In quella gara non era affatto l'emozione quella che si sentiva tra gli atleti, ma la preoccupazione dell'immensa nuvola nera che si stava avvicinando sempre più. Ogni tanto facevamo battute del tipo: "Vediamo chi finisce sotto il materasso oggi?". Noi astisti siamo quelli più svantaggiati poiché sia la pista bagnata, sia il vento possono influenzare notevolmente le prestazioni di gara, per non parlare degli infortuni; chi corre, invece, non ha questi problemi. Ovviamente per i più esperti e preparati questo pericolo sembra una passeggiata, ma per me non lo era.
Come all'inizio di ogni gara del salto con l'asta, i giudici ci danno a disposizione un po' di tempo per provare le rincorse. I salti di riscaldamento sono sempre un'opportunità per controllare la rincorsa e trovarsi a proprio agio su una pista nuova con l'asta di dimensione e flessibilità giusta.
Parto come sempre, con la mia asta preferita, cercando di ritrovare quel tipo di corsa che mi ha permesso di fare il personale ad Albino.
Ha inizio la gara e i giudici mettono l'asticella. Saltano i primi atleti e intanto il cielo diventava sempre più scuro. Poi vedo comparire sullo schermo il mio nome e mi preparo a sbrigare il salto prima che sia arrivato il temporale. D'un tratto il vento si alzò e l'acqua venne giù facendo fuggire tutti al riparo.
Dopo non molto tutte le gare sono state sospese e la gente era tutta rifugiata sulle tribune. Noi astisti assieme ai giudici avevamo un gazebo che quasi volava a causa del forte vento. L'acqua scendeva dai lati come da un torrente.
Siccome oramai tutta la pista era letteralmente "allagata" tanti di noi chiedevano ai giudici di rinviare la gara al giorno successivo, evitando così la possibilità di infortuni e permettendo a tutti di fare una buona misura.
Purtroppo i giudici non potevano fare granché e siam rimasti sotto il gazebo. Il tabellone fuori indicava il mio nome cosicché un mio compagno, che ormai conosco da tanto, mi ha fatto notare scherzosamente che fosse il mio turno.
Dopo non poco smise di piovere e tutte le gare di corsa ripresero a pieno regime, noi astisti una mezz'oretta dopo. Visto che la temperatura era scesa velocemente di qualche grado durante la pioggia, avevamo il tempo di riscaldarci un po' e asciugare le impugnature delle aste. Ricordo che quei salti di prova non furono tra i migliori, ma almeno scaldarono i muscoli.
Riprendiamo la gara e i giudici rimettono l'asticella a 4.40m, tutta pronta per me. Era un po' strano essere il primo a dover superare l'asticella dopo la bufera, e infatti quel salto non andò a buon fine. Il secondo tentativo, anche se non mi era piaciuto per la tecnica, fu quello giusto e mi permise di andare a 4,60m. Qui purtroppo sbagliai per tre volte e fui eliminato.
Con tristezza e dispiacere vidi poi altri miei compagni divertirsi sulle misure che avrei dovuto fare anche io. Alla fine tornai a casa piazzandomi sul 18 posto con la misura di 4,40m. Purtroppo in queste gare è così, una volta si scende una volta si sale, ma l'obiettivo di volare alto rimane.
Pazienza se non sono riuscito ad arrivare più in alto, pian piano ci arriveremo. Il prossimo obiettivo è superare il muto dei 5m, lì dove osano volare le aquile.
Il salto con l'asta è anche una disciplina in cui oltre al fisico c'entra molto la testa, voglio dire che anche il minimo dubbio o incertezza può influire tanto. Se prima di saltare penso "devo ricordarmi di alzare il braccio più in alto quando stacco" ho già sbagliato in partenza. Bisogna dire "guarda che si vola in alto". Tanti atleti si inventano un piccolo stratagemma (chi urla, chi ascolta la musica, chi ride o scherza, chi fa un piccolo segno, chi si porta un portafortuna...) per vincere la barriera mentale.
Il salto con l'asta non è per me solo un'attività agonistica, come direbbero in tanti, ma è una continua ricerca di migliorare se stessi superando gli ostacoli sempre più grandi. L'asticella per me rappresenta metaforicamente le difficoltà a cui l'uomo è sottoposto nell'arco della vita, e l'asta è un dono che ciascuno ha, e che può usare come meglio crede per superare i propri problemi.
Patrik
Ecco alcune foto:
rincorsa
scavalcamento
atterraggio
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