mercoledì 22 maggio 2019

VIVERE INSIEME. Domenica libera dagli acquisti


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" aprile 2019.
Articolo: "La libertà della domenica" di LUCETTA SCARAFFIA.


Mi capita sempre, quando esco la domenica mattina, non troppo presto, per andare a Messa, di incontrare i miei vicini di casa e di quartiere che tornano dal supermercato, carichi di borse e con l'aria soddisfatta di chi ha compiuto un'azione necessaria e al tempo stesso piacevole.
Io invece continuo a non andare a fare la spesa di domenica, a meno di necessità veramente urgenti: non sono abituata e non mi voglio abituare. Così come frequento molto raramente i centri commerciali, ma soprattutto mai di domenica.
Lo devo confessare: non lo faccio per motivazioni nobili, come non profanare il giorno del Signore o dedicare la giornata festiva interamente al riposo. Ho le idee confuse, e nelle polemiche che vedono politici di opposti schieramenti dichiararsi pro o contro questa abitudine, e di conseguenza invocare la chiusura dei negozi e centri commerciali o, al contrario, chiederne l'apertura, non so bene chi abbia ragione.
Non si capisce neppure con chiarezza se il personale che lavora la domenica sia a favore, per guadagnare qualcosa in più, o contro perché sfruttato. Si sentono dire cose molto diverse, e questo non aiuta a decidere.
Comunque continuo a non comprare di domenica, in una forma silenziosa di protesta. Mi sembra che in questa società così completamente orientata verso il consumo lasciare un giorno vuoto dall'acquisto faccia bene all'anima.
Sì, lo so: siamo comunque circondati da manifesti che ci invitano a comprare oggetti di ogni genere, propagandando ogni tipo di prodotto allo stesso modo, cioè con giovani donne molto sexy e poco vestite che promettono implicitamente un orgasmo a chi acquisterà il prodotto in questione. Perché oggi ogni forma di soddisfazione di un desiderio acquista subito una forma sessuale, per essere convincente la pubblicità lo deve apparentare a quella soddisfazione lì. Suggerendo sottilmente l'idea che il piacere provato nell'acquisto supera di molto quello di tipo erotico e ha il vantaggio, a differenza di quest'ultimo, di essere accessibile a persone che per età o per motivi vari si vedono preclusa la soddisfazione erotica.
Quindi i manifesti ci sono ancora, così come le pubblicità - ugualmente imbevute di erotismo - che scandiscono i programmi televisivi, che precedono l'inizio del film al cinema, che "costeggiano" i social e i siti di informazione.
Alla pressione costante e asfissiante della spinta al consumo non sfuggiamo comunque mai, tanto che non riusciamo neppure più a pensare a un mondo senza pubblicità, non cii rendiamo neppure più conto del tempo che queste forme pubblicitarie, anche se non vogliamo, ci fanno perdere. Tant'è vero che i pubblicitari contano soprattutto su questo, sull'influenza subliminale piuttosto che su un'adesione piena e consapevole.
Ma almeno, se non vado a fare acquisti di domenica, per un giorno non sono agita dall'esterno, non sono attraversata dalle conseguenze di questi messaggi.
E' solo una piccola e forse inutile forma di resistenza, ma mi dà un po' di soddisfazione, mi sembra di salvare un po' della mia libertà. Perché oggi, pur parlando tanto di inquinamento dell'aria, tolleriamo un incredibile inquinamento della mente, credendo di essere immuni ai suoi effetti. Un inquinamento dal quale è impossibile sfuggire: anche in cima a una montagna, in mezzo all'oceano, il cellulare - insieme alle voci amiche e agli eventuali soccorsi - ci manda le solite pubblicità.
Quindi, in fondo, non comprare di domenica rimane l'unica forma di resistenza possibile, anche se parziale, molto parziale, mi rendo conto. Se poi cerchiamo di impiegare bene il tempo così guadagnato, l'effetto benefico può essere ancora maggiore...

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