FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" settembre 2018.
Articolo: "La due cavalli a settant'anni è ancora una ribelle" di VALERIO BERRUTI.
Settant'anni tutti da festeggiare quelli della Citroen 2CV, una delle automobili che hanno segnato la storia. Simbolo del movimento hippie, protagonista di film di successo (da James Bond ad American Graffiti), l'indimenticabile utilitaria francese celebra il suo anniversario con eventi e raduni in Europa e in tutto il mondo.
A luglio gli esemplari più belli hanno sfilato per le vie di Manhattan. Poi c'è stato il raduno nazionale a Gonzaga (in provincia di Mantova) con la partecipazione di ben 305 Deux chevaux e di quasi mille persone. Un evento in cui volutamente si respirava l'aria delle vecchie fiere paesane per ricordare le "origini contadine" di questo modello. Uno spettacolo unico, che grazie a questo successo diventerà un appuntamento fisso, ogni anno, da qui a quando questa rassicurante icona senza tempo continuerà a percorrere le strade del mondo.
La 2CV è conosciuta ovunque per la sua geniale semplicità. A cominciare dalla sua storia, dove si intrecciano idee francesi e creatività italiana.
Pierre-Jules Boulanger, chiamato a capo del marchio nel 1935 per raddrizzare i bilanci dopo la produzione della rivoluzionaria Traction Avant, aveva un'idea molto chiara di un'auto economica: "Una vettura che possa trasportare due contadini in zoccoli e 50 chili di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 chilometri l'ora e con un consumo di 3 litri per 100 chilometri. Dovrà essere adatta alla guida di una conduttrice principiante e offrire un confort indiscutibile".
Era il 1936 quando il manager scrisse questi primi appunti per la sua auto dei desideri ma ci vollero altri 12 anni e la matita dell'italiano Flaminio Bertoni per dar vita alla 2CV che tutti abbiamo imparato a conoscere.
Una storia di successi e ricca di aneddoti durata fino al 1990 ma in realtà mai finita. Perché, come dicono i francesi la 2CV "n'est pas une voiture" bensì "un art de vivre".
A luglio gli esemplari più belli hanno sfilato per le vie di Manhattan. Poi c'è stato il raduno nazionale a Gonzaga (in provincia di Mantova) con la partecipazione di ben 305 Deux chevaux e di quasi mille persone. Un evento in cui volutamente si respirava l'aria delle vecchie fiere paesane per ricordare le "origini contadine" di questo modello. Uno spettacolo unico, che grazie a questo successo diventerà un appuntamento fisso, ogni anno, da qui a quando questa rassicurante icona senza tempo continuerà a percorrere le strade del mondo.
La 2CV è conosciuta ovunque per la sua geniale semplicità. A cominciare dalla sua storia, dove si intrecciano idee francesi e creatività italiana.
Pierre-Jules Boulanger, chiamato a capo del marchio nel 1935 per raddrizzare i bilanci dopo la produzione della rivoluzionaria Traction Avant, aveva un'idea molto chiara di un'auto economica: "Una vettura che possa trasportare due contadini in zoccoli e 50 chili di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 chilometri l'ora e con un consumo di 3 litri per 100 chilometri. Dovrà essere adatta alla guida di una conduttrice principiante e offrire un confort indiscutibile".
Era il 1936 quando il manager scrisse questi primi appunti per la sua auto dei desideri ma ci vollero altri 12 anni e la matita dell'italiano Flaminio Bertoni per dar vita alla 2CV che tutti abbiamo imparato a conoscere.
Una storia di successi e ricca di aneddoti durata fino al 1990 ma in realtà mai finita. Perché, come dicono i francesi la 2CV "n'est pas une voiture" bensì "un art de vivre".
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