FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 20/10/17.
Articolo "Se la scuola crolla è solo colpa mia" di CURZIO MALTESE.
Il giorno in cui è crollato un tetto della scuola di mio figlio, i giornali informavano che l'Italia ha speso sette miliardi e mezzo per le missioni in Afghanistan, un paese ormai per metà in mano ai talebani, e il doppio per l'acquisto degli F35, i famosi cacciabombardieri difettosi americani.
Sono belle soddisfazioni per chi da una vita paga oltre la metà del reddito in tasse. Il disastro del Virgilio ha fatto notizia, perché si tratta di un liceo storico, ma ogni giorno cade un pezzo d'intonaco in una scuola di periferia a Roma, Milano, Napoli o Bari.
I ragazzi hanno scherzato sui social: "Viene giù il tetto del Virgilio: ed entrammo a riveder le stelle".
Ma hanno fatto sul serio nell'assemblea degli studenti, denunciando che nella capitale "quattro scuole su cinque non sono legalmente agibili".
Le istituzioni si sono subito esibite nel solito scaricabarile.
Il ministero ha detto che la responsabilità è della Provincia, che è stata abolita e dunque ha cambiato nome, colpevole di non aver richiesto fondi per la messa in sicurezza del liceo.
La Provincia (scusate: città metropolitana) ha risposto che il governo ha tagliato tre miliardi di fondi e quindi non c'è nulla da richiedere.
Sbrigata la solita manfrina, la politica tutta si è dedicata a temi più importanti, come il Rosatellum, la nuova magnifica legge elettorale unica la mondo e probabilmente incostituzionale che, come le precedenti uniche e incostituzionali, è stata approvata alla vigilia del voto, aggiornata sugli ultimi sondaggi disponibili, nella speranza di chi governa di mantenersi al potere, secondo calcoli in genere sbagliati.
Comunque, hanno tutti ragione. La responsabilità non è della Provincia o come si chiama, che non ha fondi, e non è del governo, che ha aumentato i soldi per l'edilizia scolastica con i fondi tagliati agli enti locali ma non riesce a spenderli perché manca un serio monitoraggio e non si può neppure fare perché dovrebbero chiudere domani la metà delle scuole pubbliche nel Paese e il 93 per cento nelle zone sismiche.
La colpa del penoso stato delle scuole italiane è di uno solo, è mia. Mia e dei milioni di genitori di un Paese dove le scuole sono le prime vittime dei terremoti, genitori che neppure sanno o vogliono sapere se la scuola dei figli è sicura e decente oppure fuori norma, cadente, con la palestra umida di pioggia e i muri di sabbia, e non difendono l'interesse dei propri figli con la stessa tenacia con la quale la classe dirigente difende gli affari suoi.
Stiamo già consegnando ai figli un futuro peggiore di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri, almeno assicuriamoci che il presente non gli cada in testa a mattonate.
Sono belle soddisfazioni per chi da una vita paga oltre la metà del reddito in tasse. Il disastro del Virgilio ha fatto notizia, perché si tratta di un liceo storico, ma ogni giorno cade un pezzo d'intonaco in una scuola di periferia a Roma, Milano, Napoli o Bari.
I ragazzi hanno scherzato sui social: "Viene giù il tetto del Virgilio: ed entrammo a riveder le stelle".
Ma hanno fatto sul serio nell'assemblea degli studenti, denunciando che nella capitale "quattro scuole su cinque non sono legalmente agibili".
Le istituzioni si sono subito esibite nel solito scaricabarile.
Il ministero ha detto che la responsabilità è della Provincia, che è stata abolita e dunque ha cambiato nome, colpevole di non aver richiesto fondi per la messa in sicurezza del liceo.
La Provincia (scusate: città metropolitana) ha risposto che il governo ha tagliato tre miliardi di fondi e quindi non c'è nulla da richiedere.
Sbrigata la solita manfrina, la politica tutta si è dedicata a temi più importanti, come il Rosatellum, la nuova magnifica legge elettorale unica la mondo e probabilmente incostituzionale che, come le precedenti uniche e incostituzionali, è stata approvata alla vigilia del voto, aggiornata sugli ultimi sondaggi disponibili, nella speranza di chi governa di mantenersi al potere, secondo calcoli in genere sbagliati.
Comunque, hanno tutti ragione. La responsabilità non è della Provincia o come si chiama, che non ha fondi, e non è del governo, che ha aumentato i soldi per l'edilizia scolastica con i fondi tagliati agli enti locali ma non riesce a spenderli perché manca un serio monitoraggio e non si può neppure fare perché dovrebbero chiudere domani la metà delle scuole pubbliche nel Paese e il 93 per cento nelle zone sismiche.
La colpa del penoso stato delle scuole italiane è di uno solo, è mia. Mia e dei milioni di genitori di un Paese dove le scuole sono le prime vittime dei terremoti, genitori che neppure sanno o vogliono sapere se la scuola dei figli è sicura e decente oppure fuori norma, cadente, con la palestra umida di pioggia e i muri di sabbia, e non difendono l'interesse dei propri figli con la stessa tenacia con la quale la classe dirigente difende gli affari suoi.
Stiamo già consegnando ai figli un futuro peggiore di quello che abbiamo ricevuto dai nostri padri, almeno assicuriamoci che il presente non gli cada in testa a mattonate.
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