giovedì 21 dicembre 2017

LIBRI. "L'uomo che batteva le falci" di Luigi Marioli


FONTE: libro "L'uomo che batteva le falci" di LUIGI MARIOLI edito da Editrice Vallecamonica.

Si legge nell'introduzione di TARCISIO MURATORE:

L'autunno assurdo di questo secondo millennio, anche in letteratura, ricopre gli occhi e i cuori, frastorna le menti; offre doni di caduche primavere; pretende la vita diversa della stagione appena trascorsa: non sa essere se stessa.
Nel sottobosco, ogni tanto, la verità si porge: nasce qualche virgulto, un tentativo di consapevolezza, un incanto. Nasce un libro che non si vanta, che ricama una storia nel silenzio; che stupisce, senza boria, i cercatori dell'umano.
Per il lettore disilluso, che crede ormai estinto il Romanzo, non c'è meraviglia più grande: occorre soltanto sfogliare poche pagine, sedersi e non più leggere: ascoltare, piuttosto, tanto è bravo lo scrittore a raccontare!
La vicenda parla infatti le parole del mondo, racconta di un cammino che ci ha visti viaggiatori: è la nostra vicenda, quella di ogni luogo e di ogni tempo. Così riconosco Cristofer, il personaggio principale, "battitore di falci" e capomastro: un emigrante stagionale, ma soprattutto l'eroe umile e grande di un'avventura e di un sogno.
Per ottenere un piccolo campo, per diventarne proprietario, dovrà vincere una sfida, dovrà costruire la sua "cattedrale", il suo capolavoro; ma non qui: lontano, oltre la cerchia dei monti, in terra straniera.
Con lui, in questo viaggio, altri uomini, altri emigranti: personaggi non di contorno, ma parte viva di un coro; ora comico, ora  drammatico: Biagio, alter ego di Cristofer; l'Orbo, specie di buon selvaggio; Tida e Toda, i due gemelli; Isidoro, "uomo mite e timoroso di Dio"; infine, Albino, il giovane che si affaccia alle esperienze della vita. Ognuno alla ricerca di un suo "tesoro"; minimo, per esempio, quello di Biagio: riuscire ad acquistare una bicicletta; straordinario, invece quello di Cristofer: un vero tesoro, sepolto tra i ruderi di una villa da ricostruire; in realtà, la scoperta di se stesso nell'amore di Eliana. 
Il "sole" di Cristofer sarà però una breve luce, insieme alba e tramonto, simulacro di vita infranto dalla morte. Al termine della parabola, ormai vecchio, Cristofer si troverà nel suo campo: non più battitore di falci, ma in procinto di essere, lui pure come tutti, battuto dalla falce; con la miseria in pugno, a piangere il destino del giovane e fragile nipote.
Qui, nel sogno infranto di Cristofer, trovo il destino di ogni uomo, tace per sempre il divino. Certo: più bestemmia che altro, era sempre stato; oppure, si rannicchiava in Isidoro, viveva in lui per tutti: espiava in lui tutti i peccati degli altri, la gozzoviglia e il sesso, l'offesa e il tradimento. La natura sembra adesso un deserto, arido come gli occhi senza lacrime: non più il dolce concerto dei colori e dei suoni, la gioia profonda della vita. L'avventuroso movimento diviene ciclo dei vinti: ma l'eterna metafora fa rivivere il mito in eterno, ci scuote dal di dentro e ci affraterna.

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