FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2017.
ARTICOLO: "Giona, il profeta che fugge" di G. CARLO BREGANTINI Arcivescovo di Campobasso-Bojano
Giona, il profeta in ricerca di Dio e da Dio cercato, quest'anno sarà di moda.
E' infatti il protagonista della pastorale vocazionale dei prossimi mesi, in un cammino che può essere riassunto in tre parole: "Alzati, va' e non temere!"
Giona è una figura attualissima, pur essendo vissuto secoli prima di Cristo. La radice del suo mandato sta nel cuore stesso di Dio, che decide di salvare dalla distruzione Ninive, città di prepotenza, guardandola con occhio di misericordia.
Ha bisogno, però, di un profeta, che possa cambiare la storia della città. Perché lo sguardo di Dio va sempre oltre il nostro. E così Dio sceglie Giona, un uomo capace, ma un po' bizzoso.
E, infatti, pur chiamato e mandato da Dio, preferisce fuggire. Non vuole obbedire. Non è realistico che quella città possa convertirsi. E non è nemmeno giusto. Va punita, Ninive, non salvata! Perciò, scende al porto e sceglie una nave che va nella direzione opposta, verso Tarsis, in Spagna.
Ma la sua nave finisce in una terribile tempesta, Giona cerca di nascondersi nella stiva, ma presto capisce che è punito per la sua fuga e chiede di essere gettato in mare, per poter liberare i marinai innocenti dall'ira divina.
In mare, annaspa, sta per affogare, quando finisce nel ventre di un pesce. Vi resta per tre giorni, finché viene gettato sulla sabbia, proprio davanti a Ninive. Ormai non può più scappare.
Ed è allora che prende sul serio la sua missione. Predica con convinzione. E la gente di Ninive, compreso il re, la corte e perfino gli animali, compiono un digiuno austero, invocando la misericordia divina. E Dio salva la città.
Giona, però, non è contento. Non gli sembra giusto che una storia di peccato venga cancellata così. E protesta. Ma il Signore non lo ascolta. Anzi, vuol far comprendere a quel profeta lo stile di Dio. Lo educa all'universalità: non si salva solo chi è ebreo. Ma tutti i popoli, anche Ninive.
Fa caldo. Giona cerca riparo. E vede spuntare, graditissima, la pianta di un ricino che gli fa ombra. Un regalo gratuito. Come gratuita era stata la salvezza per Ninive. Non meritata. Poiché la gratuità è la chiave interpretativa del piccolo libro di Giona, attualissima in questi mesi di massicce ondate di profughi.
Dio vuole che tutti i popoli siano salvi. Non fa distinzione. Anzi, cerca proprio la pecorella smarrita. Questa gli sta a cuore.
Ritrovo Giona nell'incontro nazionale della pastorale vocazionale ai primi di gennaio.
Un biblista legge la sua storia. Un giovane, sul palco, mima con efficacia il dramma interiore di Giona. Entra in azione un gruppo di catechiste di una parrocchia della nostra diocesi, Mirabello, che attualizza il racconto: "Dai, parti, Giona, vai e non aver paura. Obbedisci a Dio, credi al suo piano d'amore...la gente ti aspetta. Non può restare condannata Ninive, anche se ha tanto sbagliato. Non temere, perché il mondo ha bisogno di gente coraggiosa, come te! Guarda e gioisci, perché la Chiesa oggi allarga i suoi orizzonti!"
Tutti abbiamo sentito "nostra" la vocazione di Giona. Io compreso. Ho rivissuto la chiamata che Dio mi ha fatto a Spello (PG), subito dopo la maturità liceale: "Dai, Giancarlo, non pretendere che Dio ponga la sua firma sul tuo contratto, come pensavi, da buon sessantottino... poni invece tu la firma al contratto che Lui ha fatto proprio per te. Credi e parti" mi esortò fratel Carlo Carretto. E fu la mia salvezza.
Mi liberai dai miei schemi. Imparai a fidarmi del Signore. Perché "Dio obbedisce a chi a Lui obbedisce", come mi chiariva il priore di Serra San Bruno (VV), davanti alla mia fatica ad accogliere l'invito di papa Benedetto a lasciare Locri per Campobasso.
Mi sentivo un po' come Giona, scaricato di colpo su lidi inattesi. E fu l'obbedienza a fugare le paure. Perché sempre Dio ci scomoda. Come per Giona. Sempre sarà Lui a tirare il filo della vita, per farne un capolavoro.
Giona è una figura attualissima, pur essendo vissuto secoli prima di Cristo. La radice del suo mandato sta nel cuore stesso di Dio, che decide di salvare dalla distruzione Ninive, città di prepotenza, guardandola con occhio di misericordia.
Ha bisogno, però, di un profeta, che possa cambiare la storia della città. Perché lo sguardo di Dio va sempre oltre il nostro. E così Dio sceglie Giona, un uomo capace, ma un po' bizzoso.
E, infatti, pur chiamato e mandato da Dio, preferisce fuggire. Non vuole obbedire. Non è realistico che quella città possa convertirsi. E non è nemmeno giusto. Va punita, Ninive, non salvata! Perciò, scende al porto e sceglie una nave che va nella direzione opposta, verso Tarsis, in Spagna.
Ma la sua nave finisce in una terribile tempesta, Giona cerca di nascondersi nella stiva, ma presto capisce che è punito per la sua fuga e chiede di essere gettato in mare, per poter liberare i marinai innocenti dall'ira divina.
In mare, annaspa, sta per affogare, quando finisce nel ventre di un pesce. Vi resta per tre giorni, finché viene gettato sulla sabbia, proprio davanti a Ninive. Ormai non può più scappare.
Ed è allora che prende sul serio la sua missione. Predica con convinzione. E la gente di Ninive, compreso il re, la corte e perfino gli animali, compiono un digiuno austero, invocando la misericordia divina. E Dio salva la città.
Giona, però, non è contento. Non gli sembra giusto che una storia di peccato venga cancellata così. E protesta. Ma il Signore non lo ascolta. Anzi, vuol far comprendere a quel profeta lo stile di Dio. Lo educa all'universalità: non si salva solo chi è ebreo. Ma tutti i popoli, anche Ninive.
Fa caldo. Giona cerca riparo. E vede spuntare, graditissima, la pianta di un ricino che gli fa ombra. Un regalo gratuito. Come gratuita era stata la salvezza per Ninive. Non meritata. Poiché la gratuità è la chiave interpretativa del piccolo libro di Giona, attualissima in questi mesi di massicce ondate di profughi.
Dio vuole che tutti i popoli siano salvi. Non fa distinzione. Anzi, cerca proprio la pecorella smarrita. Questa gli sta a cuore.
Ritrovo Giona nell'incontro nazionale della pastorale vocazionale ai primi di gennaio.
Un biblista legge la sua storia. Un giovane, sul palco, mima con efficacia il dramma interiore di Giona. Entra in azione un gruppo di catechiste di una parrocchia della nostra diocesi, Mirabello, che attualizza il racconto: "Dai, parti, Giona, vai e non aver paura. Obbedisci a Dio, credi al suo piano d'amore...la gente ti aspetta. Non può restare condannata Ninive, anche se ha tanto sbagliato. Non temere, perché il mondo ha bisogno di gente coraggiosa, come te! Guarda e gioisci, perché la Chiesa oggi allarga i suoi orizzonti!"
Tutti abbiamo sentito "nostra" la vocazione di Giona. Io compreso. Ho rivissuto la chiamata che Dio mi ha fatto a Spello (PG), subito dopo la maturità liceale: "Dai, Giancarlo, non pretendere che Dio ponga la sua firma sul tuo contratto, come pensavi, da buon sessantottino... poni invece tu la firma al contratto che Lui ha fatto proprio per te. Credi e parti" mi esortò fratel Carlo Carretto. E fu la mia salvezza.
Mi liberai dai miei schemi. Imparai a fidarmi del Signore. Perché "Dio obbedisce a chi a Lui obbedisce", come mi chiariva il priore di Serra San Bruno (VV), davanti alla mia fatica ad accogliere l'invito di papa Benedetto a lasciare Locri per Campobasso.
Mi sentivo un po' come Giona, scaricato di colpo su lidi inattesi. E fu l'obbedienza a fugare le paure. Perché sempre Dio ci scomoda. Come per Giona. Sempre sarà Lui a tirare il filo della vita, per farne un capolavoro.
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.