FONTE: libro "Non più schiave" di RITA GIARETTA edito da MARLIN EDITORE.
Lettera inviata all'indomani delle elezioni amministrative provinciali di Caserta e regionali della Campania dell'aprile 2005 ad Antonio Bassolino, Presidente della Regione Campania, e ad Alessandro De Francisis, Presidente della Provincia di Caserta, pubblicata da molti quotidiani.
"Caro fratello Presidente, siamo un gruppo di persone: religiosi (Comunità Rut delle Suore Orsoline - Padri Sacramentini), laici e giovani donne migranti, che sentono il desiderio, oltre ad esprimerti le più vive e sentite felicitazioni, di offrirti un dono particolare: un grembiule.
Solitamente chi indossa il grembiule è in un atteggiamento di operosità, di servizio, si sta sporcando le mani. Don Tonino Bello così sognava e voleva la sua Chiesa: la chiesa del grembiule, la chiesa del servizio. Ed è così che, oggi più che mai, deve essere concepita anche la politica: come servizio, "come capacità di abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni".
Fratello Presidente, questo grembiule, pertanto, ti ricorda che l'autorità, che ti è stata concessa attraverso il voto, deve essere da te interpretata come servizio e non come esercizio di potere.
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato a privilegiare l'eloquenza dei fatti alle chiacchiere per la trasformazione delle nostre città, rendendole uno spazio di umanità, spazio aperto alla "convivialità delle differenze".
Il grembiule del servizio ti ricorda che devi impegnarti e lottare per debellare quel "vassallaggio clientelare che è il vero bubbone maligno delle nostre strutture; non si ruba solo quando si ricava profitto dalla merce, si ruba anche quando si ricava potere sulle coscienze".
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato a tenerti lontano da sottili e invitanti logiche di potere, di spartizioni, anche della "tunica degli ultimi", facendo tue le parole di Don Milani: "Fare strada ai poveri senza farti strada".
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato ad essere vicino alla tua gente, a chinarti per lasciarti toccare dai tanti problemi che piegano le persone; ti ricorda che sei chiamato a stringere legami di solidarietà, a ricompattare forze, associazioni, movimenti attorno a programmi che favoriscono il bene comune.
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato ad osare, a percorrere senza stancarti i solchi della storia non sempre arati per seminare germi di pace, di giustizia e di libertà; sei chiamato ad avere occhi nuovi che dalle postazioni delle periferie sanno scorgere i primi bagliori di una nuova aurora, di una nuova umanità.
Coraggio fratello Presidente, cingiti il grembiule del servizio per essere degno di esercitare il tuo impegno politico definito, in un passaggio splendido della Gaudium et Spes (n. 86), come "arte nobile e difficile"; noi ti sosteniamo con la preghiera, con la vicinanza e con il nostro impegno solidale e responsabile, disponibili al confronto, al dialogo, ma vigilanti e pronti a incalzare e se occorre a denunciare silenzi, omissioni e tradimenti.
Coraggio fratello Presidente, con le parole stesse di Don Tonino Bello ti auguriamo, dopo che ti sei cinto il grembiule del servizio, "di poter trovare nel tuo duro lavoro il sostegno dei cittadini, la solidarietà dei collaboratori, il rispetto degli avversari, il consenso degli ultimi, la benedizione di Dio".
Solitamente chi indossa il grembiule è in un atteggiamento di operosità, di servizio, si sta sporcando le mani. Don Tonino Bello così sognava e voleva la sua Chiesa: la chiesa del grembiule, la chiesa del servizio. Ed è così che, oggi più che mai, deve essere concepita anche la politica: come servizio, "come capacità di abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni".
Fratello Presidente, questo grembiule, pertanto, ti ricorda che l'autorità, che ti è stata concessa attraverso il voto, deve essere da te interpretata come servizio e non come esercizio di potere.
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato a privilegiare l'eloquenza dei fatti alle chiacchiere per la trasformazione delle nostre città, rendendole uno spazio di umanità, spazio aperto alla "convivialità delle differenze".
Il grembiule del servizio ti ricorda che devi impegnarti e lottare per debellare quel "vassallaggio clientelare che è il vero bubbone maligno delle nostre strutture; non si ruba solo quando si ricava profitto dalla merce, si ruba anche quando si ricava potere sulle coscienze".
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato a tenerti lontano da sottili e invitanti logiche di potere, di spartizioni, anche della "tunica degli ultimi", facendo tue le parole di Don Milani: "Fare strada ai poveri senza farti strada".
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato ad essere vicino alla tua gente, a chinarti per lasciarti toccare dai tanti problemi che piegano le persone; ti ricorda che sei chiamato a stringere legami di solidarietà, a ricompattare forze, associazioni, movimenti attorno a programmi che favoriscono il bene comune.
Il grembiule del servizio ti ricorda che sei chiamato ad osare, a percorrere senza stancarti i solchi della storia non sempre arati per seminare germi di pace, di giustizia e di libertà; sei chiamato ad avere occhi nuovi che dalle postazioni delle periferie sanno scorgere i primi bagliori di una nuova aurora, di una nuova umanità.
Coraggio fratello Presidente, cingiti il grembiule del servizio per essere degno di esercitare il tuo impegno politico definito, in un passaggio splendido della Gaudium et Spes (n. 86), come "arte nobile e difficile"; noi ti sosteniamo con la preghiera, con la vicinanza e con il nostro impegno solidale e responsabile, disponibili al confronto, al dialogo, ma vigilanti e pronti a incalzare e se occorre a denunciare silenzi, omissioni e tradimenti.
Coraggio fratello Presidente, con le parole stesse di Don Tonino Bello ti auguriamo, dopo che ti sei cinto il grembiule del servizio, "di poter trovare nel tuo duro lavoro il sostegno dei cittadini, la solidarietà dei collaboratori, il rispetto degli avversari, il consenso degli ultimi, la benedizione di Dio".
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