giovedì 2 febbraio 2017

VIVERE INSIEME. Passione della verità


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio"
Articolo "Una parola sincera e gratuita" di PAOLA BIGNARDI.

Colpisce il modo perentorio con cui Gesù invita a essere persone leali, appassionate della verità: sì sì, no no! Così il Vangelo ci dice che per vivere da discepoli del Signore occorre essere lineari nella coscienza e trasparenti nei propri discorsi: non possiamo giocare con le parole per dire e per non dire, in  modo da mascherare quello che pensiamo veramente.
Noi invece siamo portati a pensare che la sincerità non sia tanto importante. 
Del resto il contesto odierno è così complesso da rendere facile il mimetizzarsi, il confondere le carte.
Basti pensare che attraverso un computer si può dialogare con persone delle quali non sappiamo nulla: né chi sono, né dove sono, né che volto hanno; e così è facile raccontare ciò che vogliamo, senza che nessuno possa verificarlo.
Più aumenta la possibilità di slealtà e d'imbroglio, più aumenta la diffidenza nei rapporti tra le persone, talvolta anche tra marito e moglie o tra genitori e figli. Si ha paura che l'altro non ci racconti la verità, e allora si cerca di controllare, di verificare, alimentando quei sospetti che avvelenano i rapporti.
Dire la verità significa riconoscere che c'è una realtà oggettiva, che non possiamo piegare alle nostre esigenze o ai nostri capricci e saperla rispettare.
La maturità con la quale sappiamo prenderci le nostre responsabilità è una delle ragioni che ci rende capaci di questo rispetto della verità.

Vorrei citare tre situazioni in cui è messa alla prova la nostra sincerità.
Le giornate che viviamo sono piene di occasioni in cui siamo tentati dalle piccole bugie: "Che male c'è se dico che sono impegnato all'amico che chiede di venirmi a parlare?", mentre in realtà ho voglia di essere lasciato in pace  e di restare in casa tranquillo a guardare la tv?
"Che male c'è se dico di aver già studiato", anche se non ho ancora aperto un libro?
Sono tante le situazioni in cui siamo tentati di raccontare una realtà che non c'è, solo perché questo ci fa comodo.
In questi casi la falsità riguarda piccole cose, ma rischia in questo modo di diventare abitudine, stile: un  modo di essere, che le persone attorno a noi percepiscono.
Nel rapporto con coloro che sono abituati a non dire la verità nelle piccole cose si respira una doppiezza che porta a domandarsi: "Ma chi è veramente la persona che ho di fronte?" Eppure in queste situazioni la sincerità non avrebbe un grande costo: solo il rispetto della realtà, senza cedere alla voglia di renderla come piace a noi.

Esistono poi i casi in cui la sincerità è difficile: è quando il dire ciò che pensiamo o dichiarare chi siamo ha per noi  conseguenze spiacevoli: il ridicolo, l'emarginazione, talvolta il rischio.
Nel cortile di Pilato, alla serva che gli chiedeva se anche lui fosse tra gli amici di Gesù, Pietro per ben tre volte non ebbe il coraggio di dire come stavano le cose. La sincerità poteva costargli la vita; la falsità gli costò lacrime amare di pentimento.
E' difficile come cristiani dichiarare  che cosa pensiamo, sulla vita, sulla famiglia, su Dio. Oggi possiamo rischiare di essere giudicati bigotti o fuori tempo. Eppure solo per questa strada passa anche la stima che possiamo avere per noi stessi.
E infine c'è la verità che occorre saper dire per aiutare: a volte, soprattutto chi è educatore o genitore, sa che deve saper comunicare certe verità difficili, che aiutano a prendere coscienza di sé e dei propri limiti.
E poi c'è la verità che bisogna saper dire agli amici, quando sono in quelle posizioni di responsabilità nelle quali si è circondati più da piaggeria che da rispetto...
La parola limpida di chi è gratuito e non ha nulla da perdere è un modo concreto di voler bene.
Sì sì, no no! Sono parole inequivocabili nella loro chiarezza, ma anche povere ed essenziali. Chissà che un uso più sobrio della comunicazione non possa aiutare anche noi a trovare la strada della parola vera.

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