FONTE: "MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO" di giugno 2016.
Articolo: "Corruzione, piaga mai sanata" di RITANNA ARMENI.
Il legame tra politica e corruzione si è talmente diffuso, appare così stretto, da esigere analisi meno episodiche e più rigorose.
Non abbiamo assistito in questi anni solo a vicende ripetute di malaffare o a un deterioramento dei valori etici di questo o di quel partito.
La corruzione è entrata con tale prepotenza e pervasività in tutti i luoghi della res publica da indurre a pensare che sia difficile evitarla, che sia intrinseca alla politica, che sia quasi automatica nella vita dei partiti, nel loro rapporto con le amministrazioni locali, nella loro azione di governo.
Gli episodi sono troppi per farne anche un sommario elenco.
Basti ricordare che due uomini, che di corruzione certo se ne intendono, come Piercamillo Davigo e Raffaele Cantone, pur su posizioni diverse a proposito dei metodi d'intervento, concordano nell'affermare che il fenomeno, lungi dal ridursi, in questi anni si è allargato.
"I politici - ha detto di recente il presidente dell'Anm, Piercamillo Davigo - non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto".
Per Raffaele Cantone la corruzione dopo Tangentopoli "è continuata come un fiume carsico".
La domanda da porsi è, allora, questa: che cosa è cambiato in questi anni nei partiti per renderli così fragili e permeabili rispetto al malaffare, così propensi ad accettarlo, anzi, a farne spesso la condizione del proprio agire?
Il cambiamento più profondo è stato rappresentato sicuramente dalla fine delle ideologie. Essa avrebbe dovuto portare, come pensavano i politologi, a una politica più pragmatica, più legata agli interessi sociali, svincolata dagli schemi che limitavano la libertà di pensiero e di azione e impedivano la modernizzazione della società.
Avrebbe dovuto aiutare la coesione sociale e favorire la ricerca del bene comune fuori da concezioni del mondo ritenute ormai vecchie e dannose.
E' avvenuto purtroppo che, insieme alle ideologie, dall'agire politico siano stati eliminati gli ideali (qualcuno più pessimista dice anche le idee) e che i partiti siano diventati semplici amministratori dell'esistente, gestori di un presente fatto di affari e scambi nel quale si sono perse di vista le priorità sociali, il bene pubblico, i fini da raggiungere, i soggetti da privilegiare.
Se, infatti, le ideologie possono imprigionare, la politica senza ideali perde di vista il bene comune e diventa gestione dell'esistente, centro d'interessi e potere aperto all'influenza di tutte le lobby, nel quale si cerca il proprio tornaconto.
Si crea in questo modo un humus culturale favorevole al perseguimento del proprio particolare, una situazione in cui la corruzione diventa un "male banale", cioè così ovvio, così abituale e seriale da non essere più percepito come tale.
Se questo è vero, viene di conseguenza che la lotta al malaffare, che pure qualcuno coraggiosamente cerca di portare avanti, non può avere alcun esito certo senza un cambiamento del modo di essere dei partiti.
Avrebbe dovuto aiutare la coesione sociale e favorire la ricerca del bene comune fuori da concezioni del mondo ritenute ormai vecchie e dannose.
E' avvenuto purtroppo che, insieme alle ideologie, dall'agire politico siano stati eliminati gli ideali (qualcuno più pessimista dice anche le idee) e che i partiti siano diventati semplici amministratori dell'esistente, gestori di un presente fatto di affari e scambi nel quale si sono perse di vista le priorità sociali, il bene pubblico, i fini da raggiungere, i soggetti da privilegiare.
Se, infatti, le ideologie possono imprigionare, la politica senza ideali perde di vista il bene comune e diventa gestione dell'esistente, centro d'interessi e potere aperto all'influenza di tutte le lobby, nel quale si cerca il proprio tornaconto.
Si crea in questo modo un humus culturale favorevole al perseguimento del proprio particolare, una situazione in cui la corruzione diventa un "male banale", cioè così ovvio, così abituale e seriale da non essere più percepito come tale.
Se questo è vero, viene di conseguenza che la lotta al malaffare, che pure qualcuno coraggiosamente cerca di portare avanti, non può avere alcun esito certo senza un cambiamento del modo di essere dei partiti.
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