Questa poesia l'ho scritta tanti anni fa, da uomo maturo.
La mia anima è capace di innalzarsi sopra le nuvole (per esempio la poesia "Aria per vivere, volare, sognare"), ma anche di piombare negli oscuri abissi.
Questa poesia è il frutto di uno di questi momenti.
PASSATA GIOVINEZZA
Vado triste
per la vecchia strada del cimitero.
La lunga fila dei cipressi
mi viene incontro
e mi lascia.
La bianca polvere della strada
mi colora le scarpe.
Un vecchio,
curvo sotto il peso degli anni,
avanza lentamente,
passo strascicato dopo passo strascicato.
Mi trovo di fronte
alla chiesetta del cimitero,
mi siedo sul muretto,
dove una lucertola si scalda al sole.
Un vortice di ricordi
affolla la mia mente.
Mi rivedo bambino
con le ginocchia sbucciate
ed i capelli scomposti
accompagnato da mia madre.
Ci recavamo là,
in quel campicello,
a tagliare l'erba per i conigli.
Ricordi,
ricordi,
altri mille ricordi.
Gioia,
lacrime,
giovinezza,
incoscienza.
Un altro mondo,
migliore.
Ora,
coscienza.
Coscienza della mia debolezza,
della natura cancerosa
di cui sono preda.
Età delle responsabilità.
Età delle decisioni.
Età in cui,
dinnanzi all'azione,
mi sento vile,
corrotto,
incapace di innalzarmi.
Sono Uomo.
Il romanticismo dei primi anni di vita
è scomparso in un oblio
di caverne lontane,
arcaiche.
Come può il razionalismo
fare dell'uomo un dio,
il Dio?
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