giovedì 11 febbraio 2016

ORAT.S.GIOVANNI B. DI TRESCORE B. Esper. in Bolivia. Lisa


"Dare produce più felicità che ricevere,
non perché rappresenti una privazione,
piuttosto perché nell'atto di dare sta l'espressione della mia vitalità"

Erich Fromm

E' da qualche tempo che sento parlare di "Missione", una semplice parola così astratta per me, eppure così affascinante; ogni volta penso che anche io prima o poi dovrò vivere l'esperienza della Missione, non so perché, ma sento il bisogno di toccare con mano quello che ho letto, di conoscere nuove culture, di dare qualcosa che forse neppure io so di poter fare, e così per caso una sera mi dicono che l'oratorio di Trescore sta organizzando per i giovani un'esperienza simile. E con un  pizzico di incoscienza mi butto...Io ci devo essere!!!!

Ed eccomi qui, dopo un percorso formativo, pronta per partire: destinazione Bolivia! Adesso che ho davanti a me un viaggio di 36 ore e un mondo sconosciuto, mille paure mi assalgono, mille dubbi, le mie certezze crollano, non so quello che troverò, non negli altri, ma in me stessa, mi chiedo se sarò all'altezza......

Il tempo, contro ogni più rosea previsione scorre veloce e finalmente, eccoci in Bolivia a Santa Cruz, mi lascio avvolgere dal paesaggio, dall'aria delle emozioni, sento l'odore delle spezie, del mercato, osservo il cielo di un azzurro intenso, i colori caldi di questa terra mi conquistano subito. Qui è inverno, ma fa caldo come se fossimo in primavera avanzata e si respira il clima di essenzialità, è una città molto povera e la gente vive di stenti...

I primi giorni rimaniamo in gruppo, visitiamo il carcere minorile che ospita ragazzini dai 12 ai 16 anni rei di aver commesso i più svariati crimini (narcotraffico, abusi sessuali, omicidi...). Non ho visto nessuna guardia all'esterno ed ad attenderci c'era un ragazzo boliviano con un deficit mentale che ha abbracciato ognuno di noi accompagnando i suoi gesti spontanei con una risata buffissima e carica di emozione. Era felicissimo. Mi ha commosso. Quando sono entrata nell'edificio cercavo di leggere l'espressione di ogni ragazzo per capire quale emozione trapelasse dal loro volto: chissà se questi ragazzi si rendevano conto di ciò che avevano commesso, chissà se erano consapevoli di stare sprecando lì dentro la loro preziosa giovinezza oppure se proprio in quel posto si sentivano davvero a casa...

E' il IV giorno e il gruppo si divide ognuno per la propria destinazione, io, Jalissa e Azucena siamo dirette all'Hogar San Lorenzo. Un  orfanotrofio che ospita circa 75 bimbi tra gli 0 e i 10 anni. La coordinatrice è suor Angelina, mi è piaciuta subito; è forte, determinata, di polso, intelligente e molto ironica.

Ed eccoli, i protagonisti indiscussi di questo viaggio: loro, i bambini che ci corrono intorno chiamandoci "mamma" un fiume di colori, urla, grida, mani che ti toccano, vogliono solo farsi notare da te, vogliono solo un tuo sorriso....

C'è Joseline che ha il corpo ed il viso completamente ricoperti da tutori e da una maschera perché è stata vittima di un incendio appiccicato dal padre, nel quale la mamma ha perso la vita. Lei che nel sua armadio ha appeso tutte le foto del suo papà e che con i suoi 10 anni sogna di diventare una modella..

C'è Miguel, un bimbo di 4 anni con una paralisi cerebrale che sta tutto il giorno nel suo lettino a guardare la luce che entra dalla finestra, non ci sono mezzi per poterlo aiutare.

Ogni bimbo ha la sua storia, una storia pesante che condizionerà la sua vita, sempre, dei fantasmi che disturberanno i loro sogni più belli. Bambini che ridono perché per loro questa è la quotidianità, accettano con serenità ed aspettano una mamma che li porti via verso nuovi orizzonti.

Le giornate sono molto impegnative: scarichiamo camion di materiale, laviamo i bambini, ma sembra di non finire mai perché i pannolini sono un lusso, facciamo anche da maestre, insegniamo loro a leggere e a scrivere semplici parole (in Bolivia la cultura è molto molto molto povera, perfino le educatrici leggono a stento), li portiamo al parco, cerchiamo di farli giocare.

Un susseguirsi di emozioni indescrivibili, come quando cantavo le canzoni di Laura Pausini (in spagnolo), io che non azzecco una nota, e i bambini, vinta l'iniziale diffidenza, ridevano come non mai, oppure quando con i loro gonnelloni tipici ballavamo Bailando di Enrique Iglesias e loro che cercavano di imitare i tuoi movimenti. Vederli ridere non ha avuto prezzo, mi regalava una gioia immensa. E ancora quando, dopo aver affiancato il lavoro della psicologa dell'Hogar che mi ha insegnato come aiutare un bambino a camminare, (là camminano molto tardi perché non possono essere accompagnati per mano, sono troppi per così poche educatrici) ho visto la piccola Gisela barcollare sola verso di me a braccia aperte, felice del suo successo... beh che orgoglio ahahah.... E quei foglietti con loro che avevano imparato a scrivere i loro nomi con affiancato il tuo e un bellissimo disegno di voi due che vi tenevate per mano....

Un'altra esperienza forte è stato l'incontro con ragazze madri adolescenti (ragazze?????) bambine di 10/12 anni  con i loro pargoletti in braccio, sembrava giocassero a bambole, ti guardavano con quello sguardo di chi ha vissuto, e ti scherzavano pure perché eri impacciata nel coccolare i loro figli appena nati. Bambine madri quasi sempre violentate dai familiari e allontanate da casa dalla propria mamma perché ritenute responsabili di aver sedotto l'uomo di turno (come si fa a chiamare uomo chi compie simili gesta!)....

I giorni sono passati a volte velocemente, a volte con grande fatica, ed eccomi qua a ricordare questa esperienza!!

Quante cose ci sarebbero ancora da dire ma credetemi, un conto è leggere certe situazioni un conto è toccare con mano.

Sono contenta di aver potuto vivere un'esperienza simile, sono consapevole di non aver cambiato le loro esistenze neppure di una virgola e di non aver dato loro nulla, al contrario loro mi hanno dato molto, veramente molto, quel qualcosa che non ti cambia ma che custodirai gelosamente nel tuo cuore, per sempre.

La nostra jeep si allontanava dalla nostra casa di tre settimane: i bambini ci seguivano scalmanati più che mai, anche per loro la parentesi delle due ragazze bianche si chiudeva e mentre ci salutavamo riecheggiava nel mio cuore la ricompensa più bella che potessi ricevere: "hai portato il sorriso all'Hogar, grazie!!"

Grazie a Voi Bambini.

                                                 Lisa



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