FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 27/02/15.
Articolo: Tutti a scuola a 5 anni, "la riforma
epocale", che ritorna (e non si fa) di Curzio
Maltese.
L'Italia va accumulando un ritardo grave sui livelli di scolarità nei confronti dei Paesi ricchi.
A intervalli regolari rispunta la proposta di anticipare di un anno, a cinque anni, l'ingresso dei bambini nella scuola primaria.
Si tratta di una follia, potenzialmente catastrofica per la salute mentale dei bambini. Montagne di studi certificano che anticipare l'età scolare procura ai bambini assai più danni che vantaggi, in termini di stress e di ritardi nell'apprendimento.
L'Italia è già oggi uno dei Paesi dove la scuola comincia prima, anche a cinque anni e mezzo, come in Grecia o a Cipro. Curiosamente queste tre nazioni sono anche le prime in Europa per abbandono scolastico, per percentuale di giovani fra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, e le ultime per numero di laureati.
All'opposto, da anni le classifiche mondiali sulla qualità e il rendimento scolastici vedono in cima i Paesi scandinavi, in particolare Finlandia, Danimarca e Svezia, dove le primarie non cominciano a cinque anni e neppure a sei, ma a sette anni compiuti. Si tratta anche, guarda caso, di nazioni con alto reddito pro capite, maggior mobilità sociale e minore disoccupazione giovanile.
A voler fare una riforma seria, bisognerebbe dunque copiare il modello scandinavo e ritardare l'ingresso scolastico di un anno, al tempo stesso raddoppiando (o quasi) la percentuale di Pil da investire nella scuola pubblica.
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