Lettera che don Camillo ha spedito ai giovani (tra i 15 e i 25 anni) di Cene in occasione della XXX Giornata Mondiale della Gioventù di domenica prossima.
Carissimo giovane
in occasione della giornata mondiale dei giovani ti scrivo per augurarti ogni bene.
Se ti senti di appartenere alla chiesa Cattolica abbiamo in comune la stessa Fede che ci rivela che siamo figli di Dio chiamati ad essere uniti a Lui come il pane è unito a chi lo mangia.
Se sei di un'altra religione, abbiamo in comune lo stesso desiderio di cercare, amare e servire Dio sopra ogni cosa.
Se non appartieni a nessuna religione abbiamo in comune la Vita e il desiderio di promuoverla e di qualificarla con tutti i mezzi possibili.
Ti dedico questa poesia che ho elaborato pensando alla gioia e alla fatica di crescere che ho sperimentato in questi miei primi 65 anni, con l'augurio che per me e per te diventino ancora di più, con un carico sempre maggiore di fatica e di gioia che, con la Grazia di Dio, sono le condizioni per un continuo rinnovamento della vita stessa.
IO...UNA STORIA INFINITA
Nell'acqua feconda di vita
cullato in materna emozione
inizio una storia infinita
emerso da Eterna Nozione.
Costretto a varcare la soglia
d'un mondo a me sconosciuto,
ho dovuto imparar contro voglia
a vagire in cerca d'aiuto.
Quando la nebbia dagli occhi
pian piano si è diradata
m'han rallegrato i balocchi,
più ancora la mamma estasiata.
Da lei ho imparato il sorriso;
m'ha impresso del bacio il calore;
una lieve carezza sul viso;
dei moti del cuore il pudore.
Or mi trovo turbato a fissare
con sguardo spento ed assente
un vuoto che non so decifrare
che mi fa prigionier del niente.
Sepolto dentro nel cuore
il calore del ventre materno
scuote a tratti il torpore
che sembra un letargo d'inverno.
Mi spinge dal seno ad uscire.
Perché dovrei risvegliarmi,
risalire quel fiume e soffrire
nuotare e non risparmiarmi?
Non è un richiamo soltanto
di chi m'ha portato nel grembo;
è più l'armonia d'un canto
di Chi è velato da un nembo.
E' Lui che mi parla e mi chiede
di lasciarmi guidare dal cuore,
il solo che sa e che vede
e si tuffa senza timore.
Allora potrò riscoprire
anche in me l'armonia del canto;
vedrò come danno il dormire,
la vita tornerà un incanto.
d. Camillo
pian piano si è diradata
m'han rallegrato i balocchi,
più ancora la mamma estasiata.
Da lei ho imparato il sorriso;
m'ha impresso del bacio il calore;
una lieve carezza sul viso;
dei moti del cuore il pudore.
Or mi trovo turbato a fissare
con sguardo spento ed assente
un vuoto che non so decifrare
che mi fa prigionier del niente.
Sepolto dentro nel cuore
il calore del ventre materno
scuote a tratti il torpore
che sembra un letargo d'inverno.
Mi spinge dal seno ad uscire.
Perché dovrei risvegliarmi,
risalire quel fiume e soffrire
nuotare e non risparmiarmi?
Non è un richiamo soltanto
di chi m'ha portato nel grembo;
è più l'armonia d'un canto
di Chi è velato da un nembo.
E' Lui che mi parla e mi chiede
di lasciarmi guidare dal cuore,
il solo che sa e che vede
e si tuffa senza timore.
Allora potrò riscoprire
anche in me l'armonia del canto;
vedrò come danno il dormire,
la vita tornerà un incanto.
d. Camillo
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