FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene
Procreare non è un diritto assoluto o meglio: è un diritto che nessuno può limitare o togliere se la coppia è feconda e se, con senso di responsabilità decide di dare la vita ad un figlio sentendosi in grado di mantenerlo ed educarlo in modo adeguato.
Non è un diritto se la coppia non è feconda per sterilità dell'uno o dell'altro.
In questo caso il desiderio di paternità o di maternità non basta a giustificare la procreazione di un figlio sia perché è molto più elevato il rischio che il figlio venga cercato come sostegno o "abbellimento" o conforto della propria vita personale o di coppia (può succedere certamente anche ad una coppia feconda; in tal caso vale anche per questa lo stesso discorso); sia perché il Creatore (per chi non è credente la Natura) ha posto come culla della vita un gesto profondamente e intensamente umano: quello dell'amore coniugale con tutto il suo carico di emozioni che non sono indifferenti al concepimento, allo sviluppo, all'accoglienza e all'educazione di un figlio.
Sostituire questa culla con provette, siringhe, e meccanismi vari di laboratorio, impoverisce enormemente l'origine e tutto il percorso successivo della vita di un figlio, ma anche dell'esperienza genitoriale. Vale la stessa cosa per una coppia feconda che vive il rapporto coniugale come una forzatura o con banalità in un contesto di vita sponsale scialba, fredda o addirittura carica di ostilità.
Sono due gli estremi da evitare in una vita di coppia: il rifiuto di procreare, perché dare la vita a un figlio è una grossa responsabilità che impegna fortemente a tutti i livelli; e la ricerca di un figlio a tutti i costi per un'ambizione personale o anche solo per non sentirsi inutili o falliti.
Preciso che questa è una riflessione personale che non pretende di impegnare l'autorità morale della Chiesa.
Ritengo, comunque, che sia in linea con essa nel senso che interpreta lo spirito di quanto insegna su tale materia.
Mi piacerebbe che si aprisse su questi fogli un dibattito su questo argomento che credo sia di grande attualità visti le recenti prese di posizione sulla fecondazione eterologa in Italia.
D. Camillo
UNA MAMMA DI CUORE
Prendo al volo l'invito di Don Camillo non tanto per dichiararmi o meno a favore della fecondazione assistita e/o eterologa (ritengo questa scelta strettamente personale e difficilmente giudicabile) ma piuttosto per fare un vero e proprio "inno alla vita".
Sono la mamma di un bimbo mai nato e una donna consapevole che facilmente non gioirà più delle gioie di una gravidanza ma sono anche una sposa che oggi si rallegra nel pensare al proprio matrimonio estremamente fertile! (pur non avendo partorito un figlio....) La scoperta dell'impossibilità di procreare rappresenta spesso un momento drammatico nella vita di una coppia causandone una profonda sofferenza.
Scoprendo di non poter avere figli, infatti, non si perde solo la propria capacità generativa, ma si scopre di dover rinunciare a quel figlio immaginato, che esiste in maniera inconsapevole nelle fantasie inconsce. In questo senso la scoperta dell'infertilità costituisce, in una coppia, un vero e proprio lutto, perché è la perdita concreta di quel bambino ben presente dentro di noi.
Tuttavia bisogna ricordarsi, cosa che spesso non si fa, che un figlio non è un diritto ma un vero e proprio dono e che la vita, anche quando "ci toglie", spesso ci ripaga ampiamente! Troppe volte di fronte ai nostri drammi personali ci scordiamo di guardare a quanto di buono la vita ci sta donando: troppo impegnati a cercare di avere qualcosa che non abbiamo non ci accorgiamo di perdere ciò che già possediamo. Quante volte ci dimentichiamo di camminare l'uno verso l'altro.
Quante volte permettiamo che un forte desiderio diventi la nostra prigione e quante volte, ancora, permettiamo al mal di vivere di mettere radici nella nostra vita.
Genitori o meno ricordiamoci più spesso che non si dà vita solo mettendo al mondo un figlio, si dà vita in ogni gesto, azione, pensiero che si fa. Anche con un semplice sorriso!
Una mamma di cuore!