lunedì 16 dicembre 2024

RES PUBLICA. Bambini in carcere

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" novembre  2024.
ARTICOLO: "Bambini in carcere" di RITANNA ARMENI.


Il diavolo, si dice, si nasconde nei dettagli. Ed è, o può apparire un dettaglio: quella riga del decreto  "sicurezza" che parla dei minori in carcere e, più esattamente., dei bambini di meno di un anno, figli di donne che hanno commesso un reato.
Finora c'era per loro il rinvio automatico della pena. Il legislatore non riteneva giusto o opportuno mettere dietro le sbarre un neonato o un bambino di pochi mesi.  E neppure chi era ancora nel grembo della madre. Anche per le donne incinte il carcere era esclusi. 
Ora, nel nuovo decreto, il rinvio dell'esecuzione della pena non è più automatico; la decisione  di incarcerare madre  e figli dipende dal giudice.  Una tutela  finora garantita è a discrezione del magistrato.
Si tratta di una restrizione che  può apparire di poco conto di fronte agli enormi problemi di legalità e di sicurezza del nostro Paese. Ma non è così per almeno due motivi. Uno, specifico, riguarda i minori già in carcere. I bambini che seguono nelle celle le loro madri. Nelle prigioni italiane ce ne sono oggi 24, figli di 21 detenute in maggioranza straniere.  Non sono molti, in gran parte in strutture loro dedicate, penserà qualcuno, e  metterà a tacere la coscienza, Ma è una reazione sbagliata. Anche un solo innocente dietro le sbarre indigna e indebolisce la nostra idea di giustizia.
Se poi questo è un bambino, il cruccio non può che aumentare.
I primi anni di vita - i legislatori dovrebbero saperlo - sono fondamentali per la formazione  del carattere di un minore, per il suo futuro equilibrio psichico. E non è vero che non ci sono soluzioni. C'è la detenzione domiciliare, ci sono le case-famiglia protette.
Durante il covid, per ovvi motivi, si è dovuto ricorrere a esse e questo ha già ridotto il numero dei bambini detenuti. Perché non proseguire nella ricerca di vie alternative al carcere?
E c'è un altro motivo per cui l'art. 15 del decreto sicurezza ha un rilievo. Esso illumina il significato e i fini di altre misure contenute nel pacchetto di provvedimenti proposti dal governo.
Molti ritengono il decreto gratuitamente repressivo nei confronti del dissenso, della libertà di manifestare, della protesta in piazza, sui luoghi di lavoro e nelle carceri, dei migranti.
Vedremo se e come sarà modificato in Senato dove, al momento in cui scriviamo, è in discussione.
Certamente quel "dettaglio" sui bambini  "illumina" sull'idea di sicurezza che anima il legislatore. Sul confine quasi indistinguibile tra questa e la repressione. Sulla paura come leva per un ordinamento della società. E anche sul pericolo che tutto questo porti a una irrazionalità inopportuna e pericolosa.
Perché c'è qualcosa di insensato in un Paese che permette che siano in carcere insieme alla  madre bambini di meno di tre anni o che vuole imprigionare anche le donne incinte.
C'è un'idea di sicurezza che non sa prescindere dalla repressione, dalla durezza della pena, dal carcere come vendetta.
E questo riguarda non solo i bambini dietro le sbarre ma tutti noi.

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