La scorsa settimana vado dal mio medico condotto dott. Rajaby Alaedin ed apprendo che alla fine di questo anno andrà in pensione. Però, mi dice, gli subentrerà una giovane dottoressa e che noi assistiti non dovremo recarci presso gli sportelli del Distretto.
Sono contento perché non dovrò cercarmi un altro medico e penso di non dovermi così recare in un paese limitrofo di Zandobbio per le visite.
Ho sempre trovato assurdo il sistema che ha preso piede in Italia o almeno a Zandobbio e paesi vicini per cui il paziente, magari con la febbre a 40 °C, deve recarsi con l'auto dal proprio medico condotto il cui studio si trova in un altro paese.
Finora ho avuto come medici condotti (Zilocchi padre, Zilocchi figlio e Rajaby) con l'ambulatorio a Zandobbio.
Quindi mi tolgo questa preoccupazione, anche perché non sono più un giovincello con una salute di ferro, che deve raramente ricorrere al medico, anzi.......
Domenica mattina vado a prendere la Gazzetta e Rosaria mi consiglia di passare davanti all'ambulatorio per vedere se c'è qualche comunicazione riguardante il dott. Rajaby.
Infatti c'è la seguente comunicazione:
Così apprendo che la dottoressa Vecchi Sofia subentrerà al dott. Rajaby dal 01/01/25 e riceverà solo su appuntamento presso l'ambulatorio di Gorlago.
E' un colpo per me, perché anch' io, Rosaria e molti altri pazienti zandobbiesi dovremo recarci a Gorlago. Inoltre il dott. Rajaby riceve chiunque anche senza appuntamento, denotando una sensibilità molto spiccata verso i suoi pazienti.
Avremo così per la prima volta dal 1948, anno in cui il dott. Celestino Zilocchi prese possesso, un ambulatorio vuoto. Logicamente i locali nel corso degli anni sono cambiati, ma l'istituzione del primo ambulatorio risale a quell'anno.
Trovo giusto che un paziente che vuole cambiare il dottore, ne scelga un altro di sua fiducia magari con l'ambulatorio in un paese diverso. Quindi è logico che ne sopporti i disagi che seguono.
Ma il sottoscritto ha sempre scelto il medico che succedeva al precedente a Zandobbio.
Torno a casa e il problema comincia a mulinarmi nel cervello.
Come tutti sanno sono malato di Parkinson e non so fino a quando potrò guidare l'auto e Rosaria non ha la patente. Uno potrebbe pensare: "Peggio per te se tua moglie non ha la patente", ma vi garantisco che, se anche l'avesse , ora non la guiderebbe più essendo troppo timorosa.
Poi penso a quelli che hanno scelto un medico fuori paese e che devono prendere appuntamento. In passato ho sentito pareri non molto lusinghieri sul sistema dell'appuntamento: persone con urgente bisogno del medico che hanno dovuto aspettare dei giorni, perché l'agenda era piena. Oppure centraliniste troppo invadenti, che cercavano di fare la diagnosi sostituendosi al medico, alla faccia della privacy.
Arriva lunedì, cioè oggi, e faccio un veloce giro di telefonate e così apprendo che Zandobbio potrebbe essere l'unico paese del circondario senza l'ambulatorio del medico condotto. L'umore diventa nero e così, dopo non avere una palestra, dopo non avere una biblioteca decente, dopo non avere un centro per anziani, dopo non avere un museo degli attrezzi agricoli, dopo non avere un museo delle 256 statue donate da Mario Vescovi, dopo non avere spazi per le associazioni, dopo non avere spazi per le attività culturali e sportive, dopo non avere spazi esterni per riposo e convivialità, dopo non avere spazi per parcheggi, non avremo neppure un ambulatorio del medico condotto.
Quindi l'amministrazione comunale deve intervenire perché i pazienti zandobbiesi siano visitati a Zandobbio. Non so se l'ambulatorio è comunale o privato, se è soggetto ad affitto o meno, se il medico condotto deve pagare l'affitto o meno.
In ogni caso un medico di famiglia con 1.000 pazienti può guadagnare tra 70.000 e 80.000 euro lordi all'anno.
Un medico con il massimale di pazienti (1.500) può arrivare a circa 105.000-120.000 euro lordi all'anno.
Vedendo queste cifre mi viene in mente il dott. Celestino Zilocchi, che sicuramente non avrà percepito questi importi, pur avendo avuto come pazienti tutti gli abitanti del comune di Zandobbio e parte o tutti gli abitanti di Entratico. Era un medico che accorreva sempre giorno e notte. Mi ricordo che la sera del 24 settembre del 1976 ero a casa di mia suocera in via Orti quando all'improvviso vedemmo sfrecciare l'ambulanza diretta nella Selva a sirene spiegate. Salii in auto velocemente e mi diressi in direzione Selva.
Arrivai ai "muntù de paséra" e vidi l'ambulanza ferma in mezzo alla strada. Due giovani corpi giacevano sull'asfalto. Il dott. Celestino era già presente e mi avvicinai a lui che mi disse che un ragazzo era già morto, mentre l'altro sarebbe morto nel tragitto verso l'ospedale. Così avvenne.
Figura stupenda il dottore. Sapeva fare tutto e bene.
A lui subentrò come medico condotto a Zandobbio il figlio Alberto, quasi mio coetaneo che vive tuttora a Zandobbio.
Sei stato bravo anche tu Alberto, ma tuo padre era di un'altra stoffa.
Sono contento di dire che sia lui che te siete tifosi atalantini.
Concludo questo articolo dicendo che la professione di medico deve essere una vocazione, che deve essere svolta non considerando le proprie comodità, ma cercando di alleviare il più possibile la sofferenza dei pazienti.
SERGIO FINAZZI
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