lunedì 29 gennaio 2024

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. Pierangelo

 



Marco è il giocatore  per il quale stravedo, ma il ragazzo ha un caratterino mica male. Dal lato tecnico è il migliore della compagnia e quando subisce un fallo reagisce immediatamente con parole astiose, che indispongono gli avversari, ma soprattutto l'arbitro.
Per Marco non è raro vedersi sventolare davanti al naso il cartellino giallo ed alcune volte addirittura quello rosso. Così, anziché essere l'arma in più, diventa una palla al piede per la squadra, costretta a giocare in inferiorità numerica contro avversari più forti. Quando ha le lune poi, si intestardisce in dribbling prolungati, il cui unico risultato è farsi sottrarre la palla dagli avversari. Allora mi imbestialisco e una volta, negli spogliatoi durante l'intervallo, poco mancò che lo prendessi a schiaffi. Divisi solo dal tavolo dei massaggi, perdemmo entrambi il lume della ragione. Fortunatamente intervennero Andrea, il capitano, e Loris a calmare i nostri animi esacerbati.
Siamo come due amanti delusi, che cercano di ferirsi in  tutti i modi, ma l'uno soffre alle sofferenze dell'altro. Io mi sento tradito da Marco e lo rimprovero dicendogli: "I migliori devono essere un esempio per gli altri".
Il ragazzo risponde immancabilmente: "Tu ce l'hai con me", ma sa che non è vero.
Negli anni che seguiranno, quando non sarò più il suo allenatore, ci saluteremo sempre con molta cordialità quando ci incontreremo, e, se non mi accorgerò della sua presenza, sarà lui a richiamare la mia attenzione.
Un lato maggiore del campo dall'allenamento all'oratorio di Trescore confina con una via che conduce in centro del paese. Solo un muro alto non più di due metri fa da barriera ai palloni che danzano nell'aria. Spesso è necessario salirvi sopra per chiedere ad un passante di ributtare in campo il pallone caduto nella via.
Una sera d'autunno, durante  la partitella di fine allenamento, la palla, colpita in  modo maldestro, vola al di là  del muro. 
Loris sale sul muro e vede arrivare un'automobile. Il conducente ferma l'automezzo in mezzo alla via, scende, raccoglie il pallone e lo butta nel baule e sgomma via. Loris, esterrefatto, scende e racconta l'accaduto a tutta la compagnia, che attendeva per riprendere il gioco.
"Chi era?" chiedo.
"Era Giovanni" risponde il ragazzo.
"Riprendiamo il gioco con un altro pallone" sollecito. "Andrò a recuperarlo al mio ritorno a Zandobbio".
Finito l'allenamento, io e Loris ritorniamo al paese  e ci rechiamo a casa di Giovanni e vediamo il pallone sul balcone del primo piano. Suoniamo il campanello ed ecco apparire il padre.
"Ciao, Sergio. Cosa c'è?".
"Sono venuto a recuperare quel pallone"  rispondo, indicando con la mano la sfera di cuoio e, sorridendo, gli racconto l'accaduto.
"E' arrivato mezz'ora fa a tutta velocità, ha buttato il pallone sul balcone ed è ripartito senza darmi una spiegazione" si giustifica il pover'uomo e va a prendere il pallone.
"Niente di grave" lo rincuoro, congedandoci.
A casa, seduti a tavola per la cena, abbiamo commentato il fatto. Ebbene, Giovanni, il ragazzo difficile che alcuni anni prima si era presentato sul campo di allenamento in pigiama, ne ha fatta di strada tortuosa. L'ultimo tratto lo ha condotto alla droga.
Fortunatamente pochi mesi dopo il piccolo furto ha accettato di entrare in una comunità.
Il dirigente accompagnatore della squadra è Pierangelo, papà di Andrea e Marco.
Uomo di carattere mite, sui vent'anni ha dovuto abbandonare il calcio per un infortunio al ginocchio. A quell'epoca era un giocatore molto promettente, lanciato verso il professionismo, ma il guaio gli tarpò le ali e dovette adattarsi a fare l'operaio. 
In panchina Pierangelo soffre come me, ma trattiene dentro i sentimenti che prova. Qualche volta si sfoga con una garbata protesta per una decisione arbitrale, ma l'uomo in nero qualche volta gli indica la via degli spogliatoi. Il brav'uomo scuote la testa e rassegnato esce dal campo.
Tra me e lui si è instaurato un legame di stima, che va oltre il calcio. Non di rado parliamo delle nostre famiglie, scoprendo molti lati in comune. Rosaria e Fulvia, la moglie di Pierangelo, discorrono come due vecchie amiche, quando si incontrano sulle tribune per assistere alle partite.
Pierangelo capisce la mia sofferenza in panchina, provando lui stesso un senso di frustrazione di fronte alle difficoltà che i ragazzi incontrano contro avversari più forti.
Eppure ammira la mia volontà di non arrendermi, che, smaltita l'amarezza della sconfitta, mi ripresento il martedì sera sul campo di allenamento con il sorriso sulle labbra, pronto a rincuorare i ragazzi avviliti.

                                        continua


giovedì 25 gennaio 2024

COMUNE DI ZANDOBBIO. Nuovi limiti per i mandati ai sindaci

 



Oggi il Consiglio dei ministri ha deliberato, tra le altre cose, il seguente provvedimento con cui cambiano i limiti per i mandati ai sindaci dei piccoli comuni:

tra i 5 mila e 15 mila abitanti si potrà arrivare al terzo mandato
sotto i 5 mila  viene eliminato il limite.


martedì 23 gennaio 2024

ALIMENTI. Se ho la diarrea devo mangiare "in bianco"'?

 

FONTE: https://www.issalute.it/ sito sviluppato e gestito dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).


Se ho la diarrea devo mangiare "in bianco"?                             FALSO     


Nella gastroenterite acuta non è obbligatorio seguire  una dieta in bianco: la normale alimentazione non va interrotta e va ripresa non appena l'appetito migliora.

In caso di diarrea di origine infettiva, in particolare nel bambino, la cura immediata si è sempre basata su digiuni prolungati o diete "in bianco" con l'obiettivo di evitare di appesantire l'apparato digerente, garantendo comunque  i nutrienti minimi.
La dieta così somministrata prevede l'eliminazione del latte, degli alimenti ricchi di fibre per non aumentare troppo la motilità  intestinale, e la riduzione di cibi  con elevato valore energetico.
La Società Italiana di Pediatria dichiara che le diete restrittive non si sono dimostrate utili. In caso di gastroenterite acuta  si possono seguire le normali regole di sana alimentazione e l'alimentazione può riprendere non appena l'appetito migliora.
E' molto importante assumere liquidi per assicurare una buona reidratazione, in  quanto nei bambini (soprattutto  neonati) le infezioni intestinali possono causare più facilmente disidratazione. I pasti dovrebbero essere  piccoli e frequenti con un  aumento progressivo dell'apporto calorico. E' bene evitare cibi ad alto contenuto di zuccheri che possono peggiorare la diarrea... ma questi vanno sempre e comunque limitati anche in assenza  di problemi gastroenterici.

lunedì 22 gennaio 2024

DON CAMILLO. Rigorosità o misericordia

 




FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

RIGOROSITA' O MISERICORDIA

Il Vangelo non è all'insegna della rigorosità, ma della misericordia che non è l'avvallo del lassismo, ma la valorizzazione della persona che non si identifica con il suo peccato, ma con la dignità di figlia di Dio, attesa e amata dal Padre che non  la esclude mai, ma le offre tutte le possibilità perché possa ogni volta rialzarsi e tornare a Lui che ha un solo desiderio: quello di abbracciarla e di fare festa con lei.
Nel caso di una persona omosessuale, la domanda che mi faccio è questa: se la sua condizione è dovuta alla sua costituzione genetica e perciò le è connaturale, deve essere condannata a non amare o ad amare solo in senso platonico escludendo la corporeità che è una componente importante e naturale dell'amore?
Certamente l'amore omosessuale non è finalizzato alla procreazione come invece lo è l'amore  eterosessuale. Per questo l'amore omosessuale non potrà mai essere paragonato al matrimonio.
Si tratta di un'esperienza diversa che non ha le stesse finalità, ma è comunque espressione di un bisogno di unità che è nel cuore di ogni persona.
Non è ordinato nemmeno a formare famiglia: sarebbe una forzatura della natura! Ma può formare una comunione, un sodalizio, un'alleanza  speciale che può essere di aiuto per la crescita personale.
Come per l'amore eterosessuale, anche l'amore omosessuale deve avere alla base il rispetto della persona, dei suoi tempi e della sua sensibilità perché sia davvero esperienza di comunione, non di sopraffazione, di volgarità che umilia o di violenza.
Io credo che se la Chiesa riflette su queste cose, non tradisce la sua missione di servizio dell'Umanità ma la rende sempre più specifica e attuale, e in forza della sua caratteristica di "esperta in umanità" (Populorum  Progressio 1,13) cerca di individuare, nella molteplice varietà della condizione umana, il terreno adatto per seminare la Grazia di Dio.
Ci tengo a precisare che questa  è una mia riflessione che non ha la pretesa di essere Verità assoluta. Vuol essere un semplice contributo alla riflessione più ampia e certamente più qualificata che è in atto nella Chiesa, spero all'insegna della Carità e non delle squalifiche reciproche, nella certezza che solo dove c'è Carità agisce lo Spirito ed emerge la Verità.

                             don Camillo

venerdì 19 gennaio 2024

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. I ragazzi del Trescore

 



L'anno scorso ho interrotto la narrazione al post "SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. Ricordi".
La riprendo, perché  trenta anni fa, nel 1994, è successo un fatto importante per lo sport zandobbiese.

"Andiamo a casa?" è la voce di Loris, apparso sulla porta con la borsa a tracolla, che mi riporta alla realtà.
Nei tre anni di permanenza  a Trescore mi sono affezionato ai ragazzi che alleno e li tratto come figli. 
Se un ragazzo manca all'allenamento, gli telefono per sapere il motivo dell'assenza. Non tutti vivono in famiglie serene come la mia. 
Cristian ha i genitori divorziati e vive con la mamma, che lavora in un bar fino a notte inoltrata. Il ragazzo ha abbandonato gli studi dopo aver terminato la terza media e lavora come apprendista in un'officina meccanica. Si sta costruendo un carattere malinconico, facile allo scoramento. Molte volte , ritornato dal lavoro, si abbandona sul divano davanti alla televisione, incapace di prendere la borsa per recarsi all'allenamento.
Di ritorno dal campo gli telefono e il ragazzo bofonchia una scusa  per giustificarsi e promette che non mancherà  al successivo allenamento.
Invece Oscar ha perso i genitori poco anni fa, entrambi stroncati dalla malattia nel giro di pochi mesi. Vive con una sorella sposata, ma la loro mancanza nel momento topico dello sviluppo influisce sul carattere  molto aggressivo. Basta un piccolo fallo di gioco subito in allenamento o nelle partite di campionato perché dia in escandescenze, provocando risse, che l'arbitro punisce  con il cartellino giallo o addirittura con quello rosso. E' ostinato e raramente recede dai suoi propositi. Così ha abbandonato la scuola media superiore al secondo giorno di apertura dell'anno scolastico e niente lo ha convinto a riprendere in mano i libri. Quindicenne ha ingrossato le fila dei lavoratori.
Mi sento impotente davanti a questi episodi e nel mio intimo me la prendo con il mondo degli adulti, che hanno costruito una società  dove i più forti avanzano, lasciando invece andare alla deriva i più bisognosi.
Mi macero l'animo, non sentendomi all'altezza del compito. Cerco aiuto nei libri di scuola dei miei figli e nelle riviste, alla ricerca di argomenti di psicologia giovanile, ma non trovo niente che faccia al mio caso. Allora studio nuovi esercizi e giochi per rendere più appetibile l'allenamento, affinché i ragazzi si sentano attratti dal campo di gioco.
La tattica funziona con quasi tutti, ma durante il secondo anno Cristian, Oscar e Beppe abbandonano il calcio. Troppo complessi sono i loro problemi.
Beppe è un ragazzo con un bisogno estremo di libertà. Anch'egli ha abbandonato lo studio dopo la terza media e in pochi mesi ha cambiato tre mestieri. In perenne conflitto con il padre, che cerca di tenerlo a freno, manifesta la sua insofferenza sia in allenamento, litigando con i compagni, sia in partita, protestando con l'arbitro. Sarebbe un buon attaccante, avendo il fiuto del gol e un grande coraggio, ma la sirena lo attrae con voce suadente sui luoghi di divertimento fino a notte fonda.
Io cerco, telefonando loro od incontrandoli per il paese, di riportarli allo sport, ma le mie sollecitazioni non approdano a nulla.
Nel secondo e terzo anno la squadra disputa il campionato provinciale FIGC "allievi eccellenza" a 11 e  deve quindi misurarsi spesso contro avversari molto forti e i risultati negativi sono all'ordine del giorno.
Durante la colazione della domenica mattina, poche ore prima della partita, l'angoscia mi invade l'animo e provo un fortissimo desiderio di fuga. Sono attimi che provocano un vuoto allo stomaco e un senso di nausea. Poi la speranza  di una vittoria mi fa superare il momento critico, ma la tensione nervosa mi accompagna in  panchina.
All'inizio della partita sto in  piedi, appoggiato ad una estremità della panchina, ma con l'aumentare delle difficoltà che la squadra incontra in campo il mio corpo produce, produce adrenalina. Allora incomincio ad andare avanti e indietro al bordo del campo, imprecando a bassa voce. Mi sento impotente davanti alla superiorità avversaria e vorrei essere in campo ad aiutare i miei ragazzi, nonostante i miei capelli brizzolati.
Quando un nostro attaccante sbaglia un facile gol, mi volto verso la rete di recinzione, sferrandole un calcio. E' un modo meno rischioso di scaricarsi, anche quando l'arbitro non si dimostra all'altezza della situazione.
All'inizio  della mia esperienza  da allenatore mi ero rivolto a una giacchetta nera troppo autoritaria dicendo con voce tagliente: "Lei si identifica con la divisa che indossa".
Il giovane arbitro aveva interrotto il gioco e mi aveva cacciato dal campo. La conseguenza furono sette giornate di squalifica.
Quindi è meglio che  me la prenda con la rete metallica, che non reagisce per nulla.
Purtroppo lo stress mi porta a richiamare in modo isterico i miei giocatori, quando sbagliano una giocata o non si attengono alle mie disposizioni. I ragazzi comprendono i miei stati d'animo e soffrono per le tante battaglie perdute, ma il loro impegno non viene mai meno.

                                           continua

lunedì 15 gennaio 2024

LIBRI. "La ragazza di Charlotte street" di Danny Wallace




   LIBRI  CONSIGLIATI DA  LORIS  FINAZZI  
   GRANDE  DIVORATORE  DI  VOLUMI   



"LA RAGAZZA DI CHARLOTTE STREET" di Danny Wallace edito da Feltrinelli.

Londra, Charlotte Street. Jason  Priestley - ex insegnante, ex fidanzato cronico, aspirante giornalista ed eroe riluttante - ha appena incontrato la sua Cenerentola.
Cercava  di salire  su un taxi tenendo in equilibrio un'incredibile montagna di sacchetti, borse e pacchi, senza riuscirci. Jason è intervenuto in suo aiuto, e i loro sguardi si sono incrociati per un magico istante pieno di promesse. Un attimo dopo, lei se ne  è andata. Ma a Jason è rimasto per sbaglio qualcosa in mano, una macchina fotografica usa e getta piena di foto già scattate.
Ora si trova davanti ad un  dilemma: deve rintracciare la ragazza o rispettare la sua privacy?
Cercarla significherebbe seguire  il consiglio di Dev, il vulcanico amico con il quale Jason condivide  casa, bevute e (dis)avventure. Insieme, dovrebbero imbarcarsi in una rocambolesca   caccia al tesoro seguendo gli unici indizi che hanno, ancora gelosamente custoditi nella macchina fotografica.
Tra tentennamenti, errori e complicazioni di ogni genere, Jason imparerà una lezione importante, ovvero che, nel tempo di un clic, le cose si possono sviluppare in modo del tutto inaspettato...


venerdì 12 gennaio 2024

SERGIO. Poesie. Fantasia

 



FANTASIA

Aleggi nei miei pensieri,
bambina.
Non ti conosco,
eppure sento la tua presenza.
Come sei?
Capelli corvini
o riccioli di grano?
Occhi verdi come ramarri
o marroni come castagne?
Conosco solo il tuo nome,
Francesca.
Nella mia mente volteggi,
esile farfalla,
presa nel vortice del temporale.
Sei nel vento,
la polvere della strada non ti copre.
Le tue variopinte ali
ti porteranno verso il sole.
Non avere paura,
Francesca.

                                 Sergio



giovedì 11 gennaio 2024

SALUTE. Internet, i Social Network e i miei amici sono le migliori fonti di informazione sulla salute

 



FONTE: https://www.issalute.it/ sito sviluppato e gestito dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Internet, i Social Network e i miei amici sono le migliori fonti di informazione sulla salute?                         FALSO     

Il consiglio migliore su un problema di salute, su una terapia o su un intervento chirurgico, può darlo chi è esperto del settore, quindi il medico curante o un medico specialista.

Internet e i Social  Network, per molti aspetti  rappresentano degli utilissimi strumenti di comunicazione, ma in tema di salute possono diventare fuorvianti. Ci portano a credere che, per risolvere i problemi di salute, non sia più necessario affidarsi al consiglio di un medico, ma sia sufficiente ed esaustivo valutare le "recensioni" presenti nel Web.
Nel nostro Paese, più di 3 adolescenti su 4 cercano in rete notizie sulla propria salute. Purtroppo, però, non tutti i portali dedicati al tema "salute" offrono consigli medico-.sanitari basati su fonti  affidabili e disinteressate.
Secondo uno studio italiano del 2013, le donne, ad esempio, che cercano su internet informazioni su come mantenersi in salute prima e durante la gravidanza, hanno un'alta probabilità di trovare siti internet  o blog che danno informazioni non corrette o non aggiornate, che si discostano dalle Linee Guida nazionali ed internazionali vigenti.
Risulta, pertanto, fondamentale affidarsi al proprio medico curante per ottenere tutte le informazioni riguardanti la salute, anche perché solo la competenza di un professionista è in grado di fornire caso per caso le risposte adeguate a ciascun paziente. Il parere medico è fondamentale anche per verificare che le informazioni medico-sanitarie recepite tramite ricerca su internet siano allineate alle più recenti Linee Guida e provengono da fonti affidabili e trasparenti.
A tal proposito, è sempre meglio diffidare dalle informazioni in cui viene a mancare qualsiasi fonte scientifica.

mercoledì 10 gennaio 2024

LORIS. Fugit irreparabile tempus

 

BUD  E  LORIS

ANNO 2024




LUCHINO (BUD)  E  LORIS

ANNO 1988


CHI RIESCE A INDIVIDUARLI?

IN QUESTA SQUADRA CI SONO ANCHE 3 RAGAZZINI CHE GIOCHERANNO IN SERIE A, DUE DEI QUALI ANCHE IN NAZIONALE. 

CHI RIESCE AD INDIVIDUARLI?

PARR.S.GIORGIO M. DI ZANDOBBIO. La nostra chiesa

 



Alla celebrazione di un funerale un forestiero, entrando nella nostra chiesa, ha esclamato; "Ma che bella chiesa!"
Questo è stato l'input che mi ha fatto riflettere nei giorni seguenti e che mi ha fatto capire che conoscevo poco la nostra chiesa, dove sono stato battezzato, ho ricevuto la prima comunione e la cresima, mi sono sposato e spero che la messa del mio funerale sia in essa celebrata.
Poi mi sono ricordato che qualche anno fa, al termine dei lavori di restauro della chiesa, era stato distribuito da don Roberto, allora parroco di Zandobbio, un libro riguardante la stessa.
Una rapida ricerca in casa ed ecco saltar fuori il volume "LA CHIESA DI SAN GIORGIO A ZANDOBBIO - NOVITA', SCOPERTE, RESTAURI" edito da Grafica & Arte nel mese di dicembre 2017.

Riporto le parole di presentazione di don Roberto: "Questo volume, pubblicato nell'anno del terzo centenario della Dedicazione della chiesa di San Giorgio Martire e del Titolo di Prepositurale, si pone nella scia dei percorsi artistico-culturali, catechistici e di spiritualità che hanno affiancato i tre anni e mezzo dei recenti lavori di restauro.
Si tratta di un accompagnamento alla scoperta delle ricchezze storico-artistiche della nostra chiesa, che molte volte distrattamente non percepiamo.
Ci invita a leggere nella loro complessità le opere d'arte e a contemplare la bellezza per aprirci alla preghiera...........".

Dopo aver letto il libro, che parla anche delle scoperte fatte durante il restauro e che riporta le foto degli affreschi e degli altari, ho cominciato ad andare in chiesa e a vederla sotto una nuova luce: non è bella, ma......bellissima.

Un consiglio: andate a visitarla con il libro in mano, che fungerà da cicerone.

Pubblico le foto della stessa.














pulpito intagliato da IGNAZIO HILLEPRONT
1740








lato destro del coro intagliato da IGNAZIO HILLEPRONT
1716


lato sinistro del coro intagliato da IGNAZIO HILLEPRONT
1716









particolare  decorazione floreale altare maggiore




altare della Madonna del Rosario



altare della Madonna Addolorata


altare delle Anime Purganti
attribuibile ai MANNI


altare dei Corpi Santi
attribuibile ai MANNI





S. Giorgio


S. Giuseppe


S. Giorgio sconfigge il drago
dipinto da Giovanni Pighetti
1708



S. Giorgio condannato al martirio
dipinto da GIOVANNI CHIZZOLETTI
1715


martirio di S. Giorgio
dipinto da GIOVANNI CHIZZOLETTI
1712


nascita di Maria
dipinto da MAURO PICENARDI
1797-98 ca.


Assunzione di Maria
dipinto da MAURO PICENARDI
1797-98 ca.


Santissima Trinità
dipinto da MAURO PICENARDI
1797-98 ca.


Trasfigurazione di Cristo
dipinto di MAURO PICENARDI
1797-98 ca.


l'Evangelista Marco
dipinto di MAURO PICENARDI


l'Evangelista Giovanni
dipinto di MAURO PICENARDI


il Battesimo di Cristo
dipinto di MAURO PICENARDI


San Girolamo Emiliani in preghiera dinnanzi alla Madonna
dipinto di MAURO PICENARDI 


Giovanna Francesca di Chantal in preghiera ai piedi di San Francesco di Sales
dipinto di MAURO PICENARDI


estasi di Santa Caterina de' Ricci
dipinto di MAURO PICENARDI


estasi di Santa Caterina de' Ricci
particolare
dipinto di MAURO PICENARDI


adorazione dei pastori
dipinto di GIOVANNI PIGHETTI























lunedì 8 gennaio 2024

DON CAMILLO. Il coraggio di proposte forti

 



FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale  Albegno e dintorni.

IL CORAGGIO DI PROPOSTE FORTI

Qualche tempo fa ho scritto una mia riflessione sugli adolescenti di oggi chiamandoli "figli del vuoto".
Qualcuno giustamente mi ha fatto notare che non tutti gli adolescenti sono così.
Ci sono anche oggi ragazze e ragazzi che coltivano sogni e si impegnano a realizzarli scegliendo di affrontare con coraggio e stabilità percorsi impegnativi.
E ci sono anche ragazzi che sembrano stanziare in un campo neutro: cioè  non sono per "aria" come si dice in gergo specifico, anche se non stanno ancora sperimentando scelte di coraggio. Sono semplicemente  ragazzi ben disposti in attesa di essere provocati e coinvolti in esperienze forti.
Sono un po' come gli operai della parabola che stanno in piazza con la disponibilità e la voglia di lavorare, in attesa che qualcuno li prenda a giornata.
Il rischio è che questi ragazzi incontrino adulti ed educatori che, per la paura di scoraggiarli e di perderli, facciano a loro proposte troppo blande e ricreative pensando così di agganciarli.
Certamente ci può essere chi è  di fronte a proposte forti ed impegnative  dice di no e abbandona il campo, ma credo che siano molti di più  quelli che, dopo un tempo di esperienza all'acqua di rose se ne vadano via con il cuore vuoto.
Sono convinto che anche gli adolescenti e i giovani di oggi, come quelli di tutti i tempi, sono capaci di scelte coraggiose. La loro caratteristica di andare contro corrente li può rendere in questo nostro tempo di individualismo, di qualunquismo e di laicismo, promotori di una cultura nuova capace di riscoprire e di rilanciare in uno stile originale il valore delle relazioni, della Comunità, del contributo personale, della Vita di Fede....
Tutto sta nel coraggio di proporre a loro tutto questo senza spalmarlo di miele o spolverarlo di zucchero.
Se un adolescente o giovane se ne va perché le proposte che gli sono rivolte sono impegnative e non allineate con il clima generale, porterà comunque con sé l'eco di quelle possibilità rifiutate per pigrizia o per mancanza di coraggio, o magari anche per dissenso; un'eco che potrebbe  provocarlo in un futuro e accendere il lui quel coraggio mancato a suo tempo.
Da educatori Cristiani non dovremmo mai dimenticare che  nella crescita di una persona conta la passione educativa dell'adulto; la disponibilità dei ragazzi e degli adolescenti  a recepire  e a metabolizzare, ma anche  e soprattutto l'azione dello Spirito che precede, accompagna e amplifica il contributo umano.
Non deve mai mancare in noi il coraggio di proposte forti nella certezza che prima o dopo troveremo spazio nella Storia di chi le ha incrociate.

                                don Camillo