FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.
UN DISAGIO CHE PREOCCUPA
Ascoltando Radio 1 Martedì mattina 7 Marzo alle ore 06,30, ho seguito un argomento di grande attualità e preoccupazione che purtroppo rischia di essere soffocato dalle critiche più immediate ed eclatanti.
Si tratta della realtà giovanile segnata da un aumento di casi di disagio mentale tanto che in alcuni Comuni si è pensato di instituire la figura dello psicologo di base da affiancare al medico di base per cercare di evitare che questo fenomeno si radicalizzi.
C'è chi si auspica che questa figura sia contemplata da una legge nazionale. Si tratta secondo me, di un'iniziativa da elogiare e da incoraggiare perché rivela una sensibilità e un'attenzione verso i più giovani che non è mai scontata e non lo è neppure oggi.
In passato questo ruolo era coperto dal confessore che al credente comunicava il dono dell'Amore di Dio che non si spegne davanti alla fragilità umana, ma si accentua. E sappiamo tutti quanto l'Amore vero e sincero sia la miglior medicina soprattutto per la vita psichica e spirituale.
Venendo meno nella considerazione dei fedeli e purtroppo anche dei sacerdoti questo Sacramento, resta comunque il bisogno di uno sfogo e di un conforto psicologico. Aggiungo a questa figura anche quella "dell'animatore di giochi" che si renda presente nei parchi pubblici (IL COACH DI QUARTIERE), istituita dal nostro Comune.
Si tratta di figure e di iniziative belle e importanti che anche noi come Oratorio dobbiamo tenere in considerazione per creare una sinergia di intenti e di iniziative.
Pensando al passato, ai tempi della mia infanzia tanto per capirci, noi ragazzi eravamo liberi di giocare nei campi, nelle strade, nelle piazze e negli oratori; ci organizzavamo tra di noi e ci autoregolavamo. Tornavamo a casa a volte ammaccati, venivamo medicati o sculacciati a seconda del caso, ma ci sentivamo soddisfatti, tranquillizzati anche dal fatto d'aver esaurito le nostre energie in eccedenza.
Oggi i tempi sono cambiati. I ragazzi di oggi sono stimolati e provocati da altri interessi certamente qualificati e capaci di aprire gli orizzonti, ma purtroppo, se abusati o usati male, capaci di isolare e rattrappire corpo e mente e di svuotare la fantasia creatrice e lo spirito di iniziativa.
A questo punto diventa importante l'inserimento in attività sportive organizzate che recuperano il movimento fisico e insegnano a interagire con gli altri.
C'è un rischio, però, anche in questo di creare nei meno dotati un senso di frustazione e di inadeguatezza, e nei più dotati una sindrome di successo che può suscitare stati d'ansia e la fobia di non essere in grado di mantenere o di far crescere il livello già alto.
Compito difficile degli allenatori, del Coach di quartiere e degli animatori dell'oratorio, creare un equilibrio in tutto questo. Io penso che ciò che fa bene ai nostri ragazzi oggi, sia lo stimolo ad organizzarsi (almeno qualche volta) da soli, certamente senza essere abbandonati a se stessi.
Va bene, poi, il gioco organizzato con regole semplici e chiare, senza finalità di premi vistosi e senza esasperare la graduatoria della classifica.
Un'attività che secondo me coniuga bene i vari aspetti della formazione di un ragazzo è il camminare insieme per raggiungere una meta significativa. Infatti è un'attività fisica che impegna le energie personali senza con questo arrivare allo sforzo estremo della massima prestazione che impedirebbe la relazione con chi ti sta vicino o incontri lungo il percorso, con l'ambiente circostante e la natura.
Il camminare insieme favorisce inoltre la riflessione personale, la preghiera ci aiuta a riscoprire e ad apprezzare le cose semplici e a scegliere e a valorizzare l'essenziale. Libera la mente dallo stress e ci educa ad adattarci alle varie evenienze o inconvenienti.
Ho sempre avuto un'ambizione: coinvolgere i giovani in queste esperienze. Nei primi anni di sacerdozio ci sono riuscito, ricordo con gioia Ghisalba, Almenno, Zandobbio. Poi qualcosa è cambiato.
Purtroppo io continuo a crederci anche a costo di essere considerato un nostalgico superato. Son contento che continua ad esserci qualche adulto che ci crede con me.
Chissà che un domani si riscopra questa esperienza che io ritengo, certamente accanto ad altre, fortemente educativa.
don Camillo