mercoledì 11 marzo 2020

DON CAMILLO. Preti sposati?




FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

PRETI SPOSATI TRA IL SI' E IL NO

Si sta discutendo tanto in questo tempo sul tema del celibato sacerdotale: un argomento che non è nuovo, ma che ha avuto un'accelerazione di attenzione grazie all'orientamento di apertura espresso dalla maggioranza dei vescovi convenuti nel recente Sinodo sull'Amazzonia e al libro pubblicato a firma del cardinale Sarha e del Papa Emerito Benedetto XVI (quest'ultimo ha ritirato la sua firma in seguito all'attenzione dedicata dai mass-media all'argomento) di segno contrario alla posizione del Sinodo.
Al di là degli schieramenti "celibato sì" "celibato no credo che vada approfondito meglio questo tema.
Il celibato è un'esperienza di grande valore come lo è il matrimonio se è vissuto come scelta positiva in vista di un ideale di servizio e di testimonianza.
Per essere tali, sia il celibato come il matrimonio devono essere scelte fatte all'insegna della libertà e della piena consapevolezza e devono contribuire a far crescere e a rafforzare la maturità di chi le compie oltre che portare beneficio a chi gode del loro servizio.
Il celibato per il Regno dei cieli è indicato da Gesù come un'esperienza forte che però non è per tutti: è solo per chi ha la Grazia di capirlo ed è perciò una vocazione speciale a testimoniare una caratteristica essenziale del Regno di Dio che è l'amore totale per Dio.
Accanto a questa testimonianza forte c'è un'altra testimonianza altrettanto forte che è quella del matrimonio che è pure una vocazione speciale a testimoniare un'altra caratteristica essenziale del Regno di Dio che è l'unione entusiasta di Dio alla creatura umana come è entusiasta l'unione dello sposo con la sua sposa che ama perdutamente.
Non tutti sono chiamati a vivere nella dimensione del celibato, come non tutti sono chiamati a vivere nella dimensione del matrimonio. Quelle del celibato e del matrimonio sono 2 vocazioni che hanno in sé il loro significato in rapporto al Regno di Dio.
La S. Scrittura non ha mai legato il celibato al sacerdozio, né il sacerdozio al celibato. Quella del celibato è una legge acclesiastica subentrata solo all'inizio del II millennio nella chiesa cattolica e nemmeno in tutta la Chiesa Cattolica, ma solo in quella di rito latino-romano, mentre la chiesa cattolica di rito greco-bizantino non la prevede.
Trattandosi di una legge ecclesiastica legata ad un'area  culturale, può benissimo essere cambiata senza per questo intaccare l'originalità del sacerdozio. Se mi è concesso di avanzare una perplessità, questa riguarda l'eventuale motivazione di questo possibile cambiamento, e cioè quella della mancanza di clero. In  tal caso la possibilità del matrimonio per il sacerdote sarebbe considerata non un valore in sé, ma un ripiego dettato dalla necessità, cosa che umilia sia il sacramento del matrimonio, sia il sacerdote sposato che potrebbe essere considerato un po' come i preti pifferi ordinati dal Vescovo di Bergamo Mons. Luigi Speranza nella seconda metà dell'ottocento come a dire "preti di ripiego" mentre il sacerdozio ha sempre la stessa grande dignità.
Quando si arriverà a tenere in considerazione non la necessità di aumentare il numero dei sacerdoti per coprire i posti vacanti nella chiesa, ma la necessità di valorizzare l'integrità e la dignità della natura umana nei vari ministeri della chiesa, quello sarà il tempo maturo per riconoscere il valore del sacerdozio celibatario e a pari merito quello del sacerdozio coniugato.
                                           don Camillo

                                                                      



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