FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.
RESPONSABILI, NON PADRONI...
Il futuro delle nostre parrocchie prevede un coinvolgimento sempre più deciso dei laici nel gestire i vari settori.
Questo non solo perché ci saranno sempre meno sacerdoti, ma anche e soprattutto perché è ora finalmente che i laici si riconoscano di essere parte viva della chiesa e non subalterni.
E' quanto , più di 50 anni fa, il Concilio Vaticano II ha dato come indicazione alla Chiesa.
A questo riguardo qualcosa si è mosso, però non in modo proporzionato all'auspicio espresso dal Concilio. Credo che la causa principale di questo ristagno sia stata, almeno qui da noi, l'abbondanza di clero al quale si è demandato spesso e volentieri tutta la questione Chiesa in tutti i suoi risvolti.
Adesso il Signore ci dà una mossa permettendo la diminuzione del clero. Ci mette così di fronte ad una scelta non più rimandabile: o i cristiani laici si decidono ad assumere responsabilità o la comunità parrocchiale scompare...
E' la direzione nella quale cerco di orientare anche la nostra parrocchia. Ogni attività ha il suo responsabile al quale fare riferimento, sia che si tratti di organizzare un'iniziativa, sia che si tratti di utilizzare una struttura. Ogni responsabile deve fare riferimento al coordinatore (che per il momento è ancora il parroco come responsabile giuridico e morale della parrocchia. Un domani potrebbe essere un laico) per evitare che ogni settore si isoli nel suo recinto. La tentazione, infatti, di comandare ognuno nel suo campo o di trasformare l'ambiente di cui è responsabile in una specie di nido personale, è forte. Il responsabile non è padrone del suo settore col potere di concedere o rifiutare, ma è garante del corretto utilizzo degli ambienti o delle apparecchiature parrocchiali: un servizio che deve svolgere per il bene di tutti. E' importante che ognuno riconosca il ruolo del responsabile e non lo scavalchi, anche se non tutti possono essere simpatici a tutti. E' con questa logica che ho consegnato le chiavi ai diretti interessati di ogni ambiente. Se rispettano questo stile potremmo crescere sempre più come comunità collaborativa. Diversamente il rischio è quello di creare confusione e disorganizzazione a danno delle strutture stesse, ma anche delle attività da svolgere; o peggio ancora di alimentare tensioni e beghe a non più finire e di utilizzare la parrocchia per i propri scopi personali.
don Camillo
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