FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 27/04/18.
Articolo: "PANICO AGLI ESAMI: C'E' IL PROF DI RELIGIONE" di SALVO INTRAVAIA.
Un prof in più in commissione e gli esami rischiano di precipitare nel caos. E quando il docente incriminato è quello di religione, le cose si complicano ulteriormente.
La novità crea malumori. Anche perché il docente che si troveranno di fronte quest'anno i 574 mila studenti alle prese con l'esame conclusivo del primo ciclo, fino allo scorso anno si limitava a partecipare agli scrutini, intermedi e finali, per l'ammissione alle prove. Adesso, grazie alla Buona Scuola bis è stato promosso al rango di esaminatore a tutti gli effetti.
Una novità che il Coordinamento nazionale scuola Costituzione e i colleghi dell'Associazione nazionale per la Scuola della Repubblica bollano come una "trappola tesa dalla legge 107 del 2015".
Il perché è presto detto. Fino all'anno scorso, tra le materie d'esame "non figurava la religione", e quindi il prof non sedeva in commissione.
Un decreto del maggio 2017 ha cambiato le cose e aperto le porte degli esami anche ai docenti di religione.
"L'ultimo atto di un processo sotterraneo che vuole rendere obbligatorie la religione a scuola", tuonano dalle due associazioni. "Ci chiediamo: se il voto del docente di religione fosse decisivo per la promozione, come si comporterebbe?".
Al di là degli aspetti ideologici, a giugno si porrà un'altra questione. Il docente di religione, che in genere insegna in 18 classi, per assicurare la propria presenza agli esami di tutte le terze costringerà le commissioni a riunirsi in momenti diversi. Con il rischio che gli esami slittino oltre il 30 giugno, limite finora invalicabile.
Un rompicapo di difficile risoluzione che viene consegnato direttamente ai presidi.
Per Antonello Giannelli, a capo dell'Associazione nazionale che li rappresenta (Anp), "è chiaro che il docente di religione valuterà solo gli studenti che hanno scelto di seguire le sue lezioni. La vera novità è che la sua presenza renderà complicato organizzare i colloqui: con 18 classi sarà un'impresa calendarizzare gli orali".
E anche per queste ultime prove sono in arrivo cambiamenti. Il decreto "incriminato" dimentica di inserire la parola "pluridisciplinare" accanto a "colloquio". Cioè? Anzichè far scegliere un unico argomento allo studente e poi collegarlo a tutte le discipline, si potrebbe tornare alle vecchie mini-interrogazioni. Metodo che era stato abbandonato ormai da decenni.
Al di là degli aspetti ideologici, a giugno si porrà un'altra questione. Il docente di religione, che in genere insegna in 18 classi, per assicurare la propria presenza agli esami di tutte le terze costringerà le commissioni a riunirsi in momenti diversi. Con il rischio che gli esami slittino oltre il 30 giugno, limite finora invalicabile.
Un rompicapo di difficile risoluzione che viene consegnato direttamente ai presidi.
Per Antonello Giannelli, a capo dell'Associazione nazionale che li rappresenta (Anp), "è chiaro che il docente di religione valuterà solo gli studenti che hanno scelto di seguire le sue lezioni. La vera novità è che la sua presenza renderà complicato organizzare i colloqui: con 18 classi sarà un'impresa calendarizzare gli orali".
E anche per queste ultime prove sono in arrivo cambiamenti. Il decreto "incriminato" dimentica di inserire la parola "pluridisciplinare" accanto a "colloquio". Cioè? Anzichè far scegliere un unico argomento allo studente e poi collegarlo a tutte le discipline, si potrebbe tornare alle vecchie mini-interrogazioni. Metodo che era stato abbandonato ormai da decenni.
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