FONTE: Messaggero di Sant'Antonio maggio 2016.
Articolo "Bambini magici" di ADA FONZI (professore emerito psicologia dello sviluppo).
BAMBINI "MAGICI"
Mi sono più volte soffermata sulle straordinarie capacità che spesso i bambini rivelano nelle situazioni più diverse e quando meno ce lo aspettiamo.
Soprattutto in quella fascia di età che corrisponde grosso modo alla scuola per l'infanzia, i piccoli sono un concentrato di scoperte, curiosità e intuizioni che ha indotto alcuni psicologi del passato a definire quegli anni come "magici". Intendendo con quell'aggettivo il dispiegarsi di un pensiero che produce risposte, soluzioni, accostamenti che spesso evadono dalle nostre categorie logiche per avvalersi di procedure magiche e inventive.
Così un oggetto può essere contemporaneamente nascosto in due luoghi diversi. E la lunghezza di una strada si annulla, se al suo termine sarà possibile incontrare la compagna preferita.
Spesso noi adulti restiamo affascinati da tali manifestazioni e finiamo per non renderci conto che accanto a queste si formano di continuo, sia pure provvisori ed estemporanei, processi che rivelano una logica serrata e autentica, non ostacolata da quelle regole di opportunità e convenienza alle quali spesso noi adulti sottostiamo. In definitiva, il bambino è sì magico, ma, quando decide di affidarsi alla logica, lo fa in modo stringente, senza esclusione di colpi nei nostri confronti.
Gli episodi fornitimi da due giovani amiche mi hanno fatto molto riflettere. Nel primo, le sorelline Alessia e Irene, di 4 e 3 anni, sono a tavola con i genitori. La maggiore guarda compiaciuta il quadretto familiare e dichiara: "Siamo fortunate io e Irene ad avere il papà e la mamma", forse riferendosi a qualche racconto in cui il protagonista era invece privo di uno o di entrambi i genitori. Subito dopo aggiunge: "Sì... ma anche voi siete fortunati ad avere le figlie!". Molti indizi di particolare interesse sono rintracciabili in questa frase. Da un lato la bambina, pur così piccola, è riuscita a immaginare un'inversione dei ruoli, ipotizzando che alla fortuna delle figlie corrisponda un'analoga fortuna dei genitori. Dall'altro, sembra quasi che Alessia voglia far valere i diritti suoi e della sorellina, mettendosi su un piano di parità nei confronti dei genitori. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, siamo di fronte a una manifestazione di maturità sorprendente. La scena si conclude con una sana risata da parte dei genitori.
Il secondo episodio vede protagonista la piccola Chiara, di 4 anni, che una mattina di buon'ora insieme al fratellino di 1 anno, Niccolò, è in attesa che la mamma finisca di prepararli per portarli rispettivamente alla scuola materna e al nido. La giovane mamma è molto indaffarata, ha i minuti contati perché deve recarsi al lavoro che dista parecchia strada da casa. Finisce per muoversi in modo disordinato, innervosendosi al minimo atteggiamento oppositivo dei figli. Non riesce ad allacciare le scarpine di Chiara né ad infilare il piumino a Niccolò. A questo punto la bambina si fa seria e pensosa e, scuotendo sconsolata la testa, dice: "Credo proprio che tu con due (figli, ndr) non ce la fai". Nessuna critica nella sua voce, nessuno rimprovero, solo una constatazione di buon senso. La mamma si accascia sul divano e stinge a sé i piccoli. Mi sono chiesta se le straordinarie capacità di saggezza rivelate dalle due bambine rientrino nella norma o se abbiano bisogno di condizioni particolari per manifestarsi. Sono convinta che questo miscuglio di maturità e infantilismo faccia parte dell'iter evolutivo di ciascuno di noi, a patto però che i bambini possano sviluppare le loro potenzialità in piena libertà, senza dover ricorrere a infingimenti o percorsi alternativi. Conosco bene le famiglie in cui si sono verificati gli episodi che ho riportato e so per certo che in entrambe i bambini possono manifestare ciò che pensano e sentono senza incorrere in disapprovazione o in inutili prediche. Insomma, per avere figli straordinari bisogna essere genitori straordinari.
Gli episodi fornitimi da due giovani amiche mi hanno fatto molto riflettere. Nel primo, le sorelline Alessia e Irene, di 4 e 3 anni, sono a tavola con i genitori. La maggiore guarda compiaciuta il quadretto familiare e dichiara: "Siamo fortunate io e Irene ad avere il papà e la mamma", forse riferendosi a qualche racconto in cui il protagonista era invece privo di uno o di entrambi i genitori. Subito dopo aggiunge: "Sì... ma anche voi siete fortunati ad avere le figlie!". Molti indizi di particolare interesse sono rintracciabili in questa frase. Da un lato la bambina, pur così piccola, è riuscita a immaginare un'inversione dei ruoli, ipotizzando che alla fortuna delle figlie corrisponda un'analoga fortuna dei genitori. Dall'altro, sembra quasi che Alessia voglia far valere i diritti suoi e della sorellina, mettendosi su un piano di parità nei confronti dei genitori. Nell'uno e nell'altro caso, comunque, siamo di fronte a una manifestazione di maturità sorprendente. La scena si conclude con una sana risata da parte dei genitori.
Il secondo episodio vede protagonista la piccola Chiara, di 4 anni, che una mattina di buon'ora insieme al fratellino di 1 anno, Niccolò, è in attesa che la mamma finisca di prepararli per portarli rispettivamente alla scuola materna e al nido. La giovane mamma è molto indaffarata, ha i minuti contati perché deve recarsi al lavoro che dista parecchia strada da casa. Finisce per muoversi in modo disordinato, innervosendosi al minimo atteggiamento oppositivo dei figli. Non riesce ad allacciare le scarpine di Chiara né ad infilare il piumino a Niccolò. A questo punto la bambina si fa seria e pensosa e, scuotendo sconsolata la testa, dice: "Credo proprio che tu con due (figli, ndr) non ce la fai". Nessuna critica nella sua voce, nessuno rimprovero, solo una constatazione di buon senso. La mamma si accascia sul divano e stinge a sé i piccoli. Mi sono chiesta se le straordinarie capacità di saggezza rivelate dalle due bambine rientrino nella norma o se abbiano bisogno di condizioni particolari per manifestarsi. Sono convinta che questo miscuglio di maturità e infantilismo faccia parte dell'iter evolutivo di ciascuno di noi, a patto però che i bambini possano sviluppare le loro potenzialità in piena libertà, senza dover ricorrere a infingimenti o percorsi alternativi. Conosco bene le famiglie in cui si sono verificati gli episodi che ho riportato e so per certo che in entrambe i bambini possono manifestare ciò che pensano e sentono senza incorrere in disapprovazione o in inutili prediche. Insomma, per avere figli straordinari bisogna essere genitori straordinari.
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