FONTE: libro " I bambini delle fogne di Bucarest", scritto da Massimiliano Frassi, edito da FERRARI EDITRICE.
Questo libro è stato scritto all'inizio del nuovo millennio.
Negli anni successivi è iniziata la grande crisi che attanaglia tuttora quasi l'intero mondo e penso che la realtà descritta in questa libro non sia cambiata, anzi........
Nell'introduzione si legge:
"Questo libro parla di bambini. Soli. Abbandonati. Violentati. Derubati. Della loro infanzia. Della loro vita. Senza futuro. Per colpa del passato. Di qualcun altro. Bambini con la sigaretta in mano. Il sacchetto della colla. La sifilide. La tigna. L'Aids.
Bambini che vivono nelle fogne. Con i topi. Gli scarafaggi. Gli escrementi.
Randagi come i cani, questi ultimi spesso più bambini di loro.
Bambini per tutto identici a nostro figlio. Se non fosse per un punto: "tuo figlio non ha avuto Ceausescu, il nostro sì".
La sua lettura è stato un tremendo pugno in faccia, che ha risvegliato in me quel malessere , mai sopito, che ho sempre avuto fin da ragazzino di fronte alle faccine dei bambini sofferenti di tutto il mondo.
Trascrivo integralmente l'episodio "L'ORCO", ma consiglio di leggere l'intero libro, anche se scuoterà la vostra coscienza.
L'ORCO.
"Qualcuno con un sorriso addosso. Mi dice: giochiamo insieme dai.
Ti compro un aquilone rosso, se lo vuoi".
Renato Zero, "Qualcuno mi renda l'anima".
Età: cinquant'anni circa, portati male.
Anagrafe: nord Italia: forte accento lombardo, con la "e" aperta così tanto da sembrare una caricatura.
Camicia bianca candida aperta su petto rigorosamente villoso. Con crocefisso d'oro d'ordinanza su grossa catena pacchiana.
Vestito: doppiopetto blu gessato che neanche Marlon Brando nel Padrino.
Capelli: pochi. Tirati indietro con il gel. Effetto unto su unto.
La fonte alta e spaziosa, non sempre segno d'intelligenza. Viso abbronzato causa viaggio alle Lampados. Al polso pesante rolex d'oro rigorosamente originale. Dopobarba di marca spruzzato anche sotto le ascelle per coprire il puzzo di sudore.
Cellulare esibito al fianco come la colt di Tex Willer, pronto per essere sfoderato, ultimo modello dual-band, che "più piatto non esiste", colore chiaro metallizzato, con doppio display a cristalli liquidi.
Di uomini così se ne vedono a decine a Bucarest. Cambia l'anagrafe e l'accento. Ed il modello di telefonino. Per il resto si assomigliano tutti. Stessa anima. Uguale DNA.
Ho condiviso il posto in aereo con loro, quasi sperando in un dirottamento da parte di qualche ipotetico gruppo di terroristi in difesa dei bambini maltrattati.
Ho cenato vicino a loro, sempre accompagnati da giovani ragazze precocemente invecchiate, che mangiano tutto quanto riesce ad ingoiare un essere umano nello spazio di una sera, dagli antipasti ai dolci, perché poi non si sa per quanto dovranno digiunare.
"Mi domando chi sei, ma io sono te?
Sono la tua immagine.
Chiudo gli occhi per non vederti.
Ho paura,
paura del mio essere".
Poesia scritta da un pedofilo.
L'uomo giunge in stazione su di un taxi.
Ha contrattato il prezzo prima di partire.
Alla fine ha accettato per 100.000 lei, circa diecimila lire al cambio attuale, per due ore di tragitto a zonzo per la città.
Ai semafori però ha fatto il signore, abbassando ogni volta il finestrino e distribuendo generosamente banconote da mille lei, ben 100 lire, ai bimbi questuanti.
"Meglio dare i soldi qua, se no si spostano e vengono tutti in Italia a rompere i coglioni ai nostri semafori."
Vittorio, questo il nome che gli dobbiamo dare per garantire una privacy che invece andrebbe violata, a casa lascia due figlie di 16 e 14 anni ed una moglie insegnante elementare, che lui quasi invidia per il contatto quotidiano con tutti quei bambini.
Le figlie l'estate vanno a fare i corsi di inglese a Londra, perché con l'inglese poi gireranno il mondo. Ed una lingua straniera è sempre meglio saperla.
La più grande, Deborah con l'acca come direbbe Verdone in un suo sketch, sogna di sposare i Backstreet boys, non si capisce se tutti insieme o se ha una preferenza, la più piccola Samanta, senz'acca, vuole fare la velina in tv.
Perché si guadagna molto e magari poi conosce Di Caprio e si sposano ed allora non ha più bisogno di lavorare perché lui è già ricco per il film del Titanic.
Di fidanzatini neanche a parlarne, sono troppo giovani.
Già. Troppo giovani.
Mi verrebbe da chiedergli se ha mai pensato a cosa sarebbe stato di loro se fossero nate qui.
Lui fa l'imprenditore. Ha aperto una delle 6.000 imprese italiane in Romania, la metà delle quali coperture per traffici illeciti o scappatelle amorose. Come se poi l'una escludesse l'altra.
Per lui è diverso.
Fa i soldi a palate commerciando articoli sportivi che in Italia, previa applicazione della prestigiosa targhetta, vengono vendute a caro prezzo nelle boutique del centro, mentre qui paga belle e rifinite, poco o niente, al laboratorio convenzionato.
Spesso si tocca il crocefisso d'oro, lordando con le sue dita il Cristo raffigurato:
se lo vendesse al più vicino banco dei pegni, potremmo nutrire per un mese un orfanatrofio intero.
La prima volta che è venuto a Bucarest era appena caduto il regime di quel dittatore che non si ricorda se si chiamava Crushov o Stalin ma tanto i leader comunisti sono tutti uguali e lui mica è qui per scrivere un libro di storia.
E' qui perché oltre ai soldi con cui pagare le vacanze alle figlie e l'attico nel centro storico della sua città dove portare le amanti, è qui dicevamo perché riesce a trovare le bambine più esperte, sì esperte dice proprio così, le più esperte del mondo.
"Un viaggiatore non conosce la vergogna".
Antico proverbio giapponese.
All'albergo dove alloggia, primissima categoria, quasi quattrocentomila lire per notte pensione completa anche se lui pranza e cena sempre fuori, oramai lo conoscono e sanno i suoi gusti.
L'amico portinaio spesso gli fa trovare l'articolo preferito in camera, anche se le vergini oramai è sempre più difficili trovarle, pur scendendo d'età.
Lui adora le bambine di non più di 10 anni.
Le trucca e le riempie di profumo. Ama lavarle nella vasca da bagno nella quale svuota tutti i boccettini che la Direzione regala ai suoi prestigiosi clienti.
Quindi......
La bimba si chiama Sandra.
Ha due anni in meno della sua figlia minore. Fuori target. Ma stasera non ha voglia di girare ancora. La candida le devasta la bocca. E' in AIDS conclamato, ma nessuno gliel'ha mai detto. Regalo di un turista francese, che due anni fa la violentò per tre giorni consecutivi lasciando al patrigno, come pagamento 50 dollari ed un impermeabile in pelle.
Fu il primo. Di una infinita serie.
Sandra sorride all'uomo. Ha imparato a farlo. Non lo faceva mai e loro la picchiavano. E poi la picchiava il patrigno. Allora è meglio sorridere, pensa, così almeno le botte quelle le risparmio.
Sandra veste una gonnellina a fiori sotto una camicetta rosa.
I capelli sono biondo ossigenato, malamente tinti.
Che guaio fu l'anno scorso. Prese i pidocchi e dovettero tagliarglieli cortissimi. Sembrava un maschietto ed il padre si arrabbiò perché così non l'avrebbero voluto ed invece no, sembrava la volessero di più. Proprio perché sembrava un maschietto.
Alla televisione ha visto un film in cui una famiglia fa un viaggio a Parigi e dimentica a casa il proprio figlio perché ci sono tanti bambini e si confondono.
Anche a casa sua capita così, i fratellini sono dieci e spesso la mamma non si ricorda come si chiamano.
Nel film però il bambino che rimane a casa da solo prima combina un sacco di pasticci, poi fa addirittura catturare degli uomini cattivi ed alla fine tornano a riprenderlo e gli fanno le feste. La mamma lo stringe forte forte e piange.
A casa sua questo purtroppo non succede. Nessuno la stringe forte forte. Nessuno piange per lei. E quando vengono gli uomini cattivi il patrigno li fa entrare.
Questa sera fa particolarmente freddo. Il vento gelido della Siberia ha ripreso a spazzare i marciapiedi con la sua irruenza. Il patrigno invece è ben coperto nel suo impermeabile Made in France e con il suo nuovo maglione italiano. Anch'esso appena ricevuto in regalo.
La guarda da lontano e se lei tradisce anche solo per un attimo un'emozione lui fa scintillare la lama del coltello e lei si rimette in sesto.
Per fortuna stasera non c'è nessuno pensa e invece no il taxi si ferma proprio davanti a lei.
Vittorio abbassa il finestrino e la squadra da capo a piedi.
Vuole essere sicuro di non sprecare inutilmente la serata. La bestia ha fame. Molta. E non può permettersi di non nutrire ogni parte del suo corpo. Sono quindici giorni che manca da Bucarest e questa volta è stato difficile resistere. Se non fosse stato per sua moglie, rientrata prima del previsto probabilmente si sarebbe offerto lui di riaccompagnare a casa Chiara, l'amica di sua figlia. E Chiara sicuramente ci sarebbe stata. Ci stanno tutte.
Sandra guarda l'uomo negli occhi. Vorrebbe supplicarlo di lasciarla stare. Di rialzare il finestrino ed andare via a tutto gas. Oppure di portarla con sé, ma solo in vista di un mondo migliore.
Magari in America, nella famiglia che ha visto nel film. Lì anche se sono in tanti comunque si preoccuperebbero di lei. E se anche vanno via e la dimenticano poi tornano e chiedono scusa.
Lui le sorride. Satanicamente.
Lei contraccambia. Istintivamente.
Guai se non lo facesse. Con il rossetto rosso scuro che le deforma il viso. Che malgrado il trucco ed i capelli tinti resta quello di una bimba di 12 anni. Una piccola e sola bimba di 12 anni.
Vittorio le parla. In perfetto rumeno.
Perché una lingua straniera è sempre utile saperla.
Le chiede dove sia la persona che incassa i soldi perché ha una proposta da fargli.
Sandra si volta e chiama a sé con un gesto il patrigno. Che la guarda perplessa e poi si avvicina di corsa già sapendo che quella mocciosetta prima o poi gli procurerà dei guai.
Si vedeva che non era serata.
Invece l'affare va a buon fine. Mai prima d'ora gli era stata offerta una somma simile. Se lavorasse dieci ore al giorno nelle miniere di stato dovrebbe racimolare almeno un anno di stipendio per una cifra così.
E per un po' adesso si può godere la vita anche lui, ché non è facile stare sulla strada ogni giorno. Nel frattempo le altre due bambine più piccole possono crescere e svilupparsi meglio. E poi ci sono i maschietti. Tanto ricercati sul mercato.
Tra un paio d'anni magari se ne va in America e si ritira comprandosi una casa grande come quella dello stupido film che tanto piaceva a Maria o Sandra che importa come si chiama, che per staccarla dalla tivù ha dovuto darle due calci in pancia di quelli che solo lui sa dare.
Vittorio se ne va con la bambina. Il taxista alza il volume della radio per omaggiare il cliente italiano. Andrea Bocelli canta a piena voce "Con te partirò".
Il destino a volte sembra divertirsi a prendere per il culo le proprie vittime.
Al mattino seguente telefona alla moglie in Italia. Lo fa dal bar del ristorante con il suo cellulare. Malgrado l'orario e la distanza.
Per far vedere ai camerieri rumeni quanto vale. Quanto potere lui abbia.
Le figlie vogliono parlargli. Gli dicono che è via da un giorno e già sentono la sua mancanza. E che questa volta vogliono un regalo. Ma non le bambole dell'altra volta con quelle che ci giochino i bambini poveri. Magari sull'aereo può prendere un profumo o un orologio. O tutti e due. Gli sono vicine e sanno che lui deve solo lavorare. E che dovrebbe riposarsi un po' e magari trovarsi un divertimento.
Lui arrossisce e riprende la conversazione con la moglie che vuole essere sicura che sabato torni a casa puntuale perché alla sera c'è il Monsignore a cena e lui sa quanto lei ci tiene.
Che magari possono fare qualcosa insieme per la Parrocchia e poi bisogna aiutare i suoi amici che vogliono darsi alla carriera politica, magari sfruttando il volontariato che le mogli fanno, sentendosi finalmente più utili, dopo una vita di corna e tavor.
Chiude la conversazione augurandole ogni bene e ricordandole che l'ama più di ogni altra cosa al mondo. Ora deve andare al lavoro. Il giocattolo gli è costato molto, ma si è rotto subito. E la fame potrebbe tornargli prima ancora che faccia sera.
Si alza e se ne va incurante della macchia rossa che gli sporca le scarpe di camoscio.
Il cane randagio gratta il sacco fino a consumarsi le unghie che, a causa della scarsa alimentazione, si rompono dolorosamente quasi subito. Con i pochi denti rimasti e malgrado le zampe anteriori sanguinanti usa tutte le sue forze per tirare fuori quello che si rivelerà essere il corpo di una bambina.
Uno dei tanti corpicini che spesso vengono rinvenuti nei vicoli o nei parchi della città, morti per il freddo, la fame, le malattie o la violenza impunita degli insospettabili.
Bambini che vengono raccattati come fossero sacchi della spazzatura ed a cui non viene garantita nemmeno una sacra sepoltura. Invisibili da vivi figuriamoci da morti.
Buttati spesso nelle fosse comuni insieme alle carcasse dei cani randagi. O lasciati a marcire nei vicoli più bui, facile preda per randagi meno randagi di loro.
Tanto nessuno mai li andrà a reclamare lamentando il vuoto di una presenza.
Non ci saranno lacrime di madri o di nonne. Insegnanti preoccupati per l'assenza, o compagni di gioco lasciati soli. Bambini figli di un mondo che ha deciso di ripudiarli, condannandoli a nascere.
Bambini come questo nel sacco. Con la gonnella a fiori e la camicetta rosa, o quel che ne resta, impregnate di sangue.
Il finale, di pura invenzione, è liberamente ispirato a fatti realmente accaduti. Chiunque si identifichi nel personaggio......si lamenti solo con la propria coscienza.
Alla fine del libro l'autore dice:
"Questo libro non è dedicato a chi continua a permettere, grazie a loschi intrighi e omertosi silenzi, che anche un solo bambino continui a piangere in silenzio".