FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.
Mi riferisco ai drammatici avvenimenti che hanno sconvolto Parigi e il mondo intero.
Uccidere una persona è sempre una mostruosità anche quando a farlo sono quegli stati che si ostinano a conservare nel loro ordinamento giuridico la pena di morte. Ma è una mostruosità ancora più accentuata se la motivazione di quell'esecuzione sta in quello che la vittima ha detto o ha scritto. La condanna dell'omicidio, da qualsiasi matrice provenga, deve essere sempre ferma e totale, senza "ma" e senza "se".
Detto questo mi domando fino a dove la libertà di parola è espressione di democrazia, e se è giusto sostenere che la parola pronunciata o scritta o disegnata o tradotta in film non debba avere dei limiti e confini, pena di essere tacciati come oscurantisti. Chiunque può dissentire dalle convinzioni di un altro e criticarle; chiunque può contrapporre le sue convinzioni e farne la pubblicità che vuole; ma nessuno deve ritenersi libero di insultare, ridicolizzare e offendere quello che l'altro ha di così caro da impegnarvi la sua stessa vita, soprattutto se si tratta di sensibilità religiosa che coinvolge le profondità più recondite dell'animo umano. Una satira senza limiti può diventare un'arma letale come una pistola o una mitraglietta.
Per questo credo che sia necessario che ogni giornalista valuti l'opportunità di certe provocazioni sempre, ma soprattutto in tempi dominati dall'alta tensione, dove c'è sempre chi aspetta un pretesto per scatenarsi.
Non si tratta di dare un limite alla libertà di parola e all'informazione, ma di elaborarla in modo che comunichi senza aggredire e senza distruggere ciò che l'altro custodisce con il suo sangue.
D. Camillo
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