IN QUESTA RUBRICA PARLERO' DI PERSONE DI GRANDE PRESTIGIO.
DINO ZOFF
Facendo un po' di ordine tra i ritagli di giornale, che accumulo da anni, riguardanti articoli che mi hanno colpito, salta fuori un intervista fatta a Dino Zoff e riportata su "IL VENERDI' DI REPUBBLICA" del 27/01/12 a firma di Maurizio Crosetti.
Il grande portiere avrebbe festeggiato il settantesimo compleanno il 28/02/12 e quell'anno sarebbe caduto anche il trentesimo anniversario del titolo mondiale di calcio conquistato in Spagna.
Ecco alcune domande e risposte, che estrapolo dall'intervista, che rendono l'idea di come Dino Zoff non sia stato solo un grande portiere, ma anche una persona di grosso spessore morale.
Era meglio una volta? Proprio vero?
"Ho vissuto un mondo bellissimo, un mestiere fatto per bene. Lo sport migliora le persone. Se ci credi, ci riesci. Poi, certo, arriva Calciopoli".
Lei ha giocato 330 partite consecutive: cos'è, la durata?
"Oggi non ci riuscirei. Oggi, il centravanti ti fa gol e comincia un ridicolo balletto, una coreografia da varietà. Anche lì, se l'avessero fatto davanti a me, li avrei menati, mi sarei fatto squalificare di sicuro. Sono pagliacciate, io ho sempre tolto invece di aggiungere, ho cercato di semplificare i gesti, le modalità, per arrivare all'osso delle cose".
Qual è il calcio più bello che ha visto?
"Ma il calcio è sempre bello, è il contorno che non va, l'orpello, la pesantezza. Le sceneggiate, i fronzoli: l'Italia ama premiare i furbi, i simulatori, i venditori di fumo, è così che ci siamo rovinati. Ma un proverbio dice che i furbi un bel giorno muoiono per colpa degli stupidi".
Esiste una possibile difesa?
"Io lo chiamo "il canone friulano": lavorare bene ed essere seri. Ho fatto il possibile, ho cercato di dare l'esempio. Non si può cambiare il mondo, solo modificarne una piccola porzione, la nostra, con l'impegno".
Come di diventa Zoff?
"Lottando con i numeri, con i risultati che non bastano mai. Fare, fare, fare. E mai un volo di troppo, non solo tra i pali........"
Il portiere può essere creativo?
"No, mai. Limita i danni dei creativi veri. Io sono stato un artigiano di qualità, magari il migliore al mondo, però non un artista........"
Esiste la parata della vita?
"Italia-Brasile dell'82, il famoso colpo di testa di Oscar nel finale. Volo e blocco a terra la palla, sapendo che non esiste altra soluzione........."
Cos'è stata la Juve, per lei?
"La consacrazione sportiva e la concretezza. Era come lavorare alla Fiat: produrre e ricavare, produrre e ricavare. Si guadagnava sui premi più che sull'ingaggio, e arrivare secondi era fallire. Logica industriale pura.................."
Cos'è la sconfitta?
"Rappresenta la vera consapevolezza dell'atleta, il suo momento di crescita, perché si perde molto più di quanto si vinca. La finale di Atene contro l'Amburgo fu tremenda, la chiusura anticipata della mia carriera..........."
Perché lei passa per un musone?
"Perché le parole di troppo sono fumo. Perché non mi è mai andato di giudicare, di criticare, di dire bugie pur di dire qualcosa. Perché la banalità uccide, invece il silenzio fortifica."
Un giorno Berlusconi la giudicò indegno, alla lettera. E lei lasciò la panchina della nazionale.
"Sono sempre stato un uomo scomodo. Ma tanti di quelli che hanno provato a farmi la morale li ho visti in azione, li ho conosciuti da vicino. Poi penso all'onestà feroce di Bearzot e mi consolo".
Considerazioni personali sul portiere.
Il ruolo del portiere mi ha sempre affascinato, perché è un giocatore fuori dagli schemi di valutazione della sua squadra.
Per esempio, se la sua formazione perde 0-5, lui può essere il migliore in campo, se non ha colpe sui gol subiti e ha fatto alcune parate strepitose.
Ho sempre ammirato portieri tipo Zoff, Yashin, Bank.
Essenziali, calcolatori, freddi e poco loquaci.
Perché ho detto calcolatori? Non so se tra i portieri professionisti si usa studiare a tavolino la geometria delle possibili traiettorie dei tiri, ma secondo il mio modesto parere da inesperto è molto importante farlo per non farsi trovare fuori posizione.
Il portiere che vola in continuazione è spettacolare e inganna solo gli inesperti.
Oggi vedo che l'abbigliamento dei portieri è variopinto, per distinguersi, e così facendo sono tutti uguali, come succede a seguire la moda.
Se fossi un giovane portiere professionista per distinguermi mi vestirei tutto nero, quando possibile, comprese le scarpe: Yashin, grandissimo portiere, è passato alla storia come il "ragno nero".