mercoledì 20 settembre 2023

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. Ricordi



Loris è ben accetto dai nuovi compagni, non perché è figlio dell'allenatore, ma per la sua naturale predisposizione a far gruppo.
Io lo tratto come un giocatore qualsiasi e, se necessario, lo richiamo. In partita poi  lo sostituisco  senza tanti ripensamenti, se non segue le mie direttive.
Alcune volte si lamenta con Rosaria: "Poiché sono il figlio dell'allenatore, mi sostituisce più frequentemente degli altri".
"Non vuole essere accusato di nepotismo" gli risponde.
L'ambiente calcistico di Trescore  è molto diverso da quello cenatese.
La società calcistica  è figlia  del complesso oratoriale e lo sport è considerato come una  importante componente educativa e ricreativa. Al parroco e al curato non interessa allenare dei futuri campioni, ma preme loro che i ragazzi frequentino l'oratorio.
Il campo di allenamento fa parte della struttura  dell'oratorio e i vecchi spogliatoi si riempiono tutti i giorni di giocatori, grandi e piccoli, che  si preparano per le partite di campionato.
Sul vetusto terreno di gioco, dove solo la gramigna resiste alle centinaia di scarpe bullonate, si disputano  anche le gare di campionato delle categorie pulcini, esordienti e veterani, squadre che non hanno bisogno di giocare sul perfetto Campo Comunale, le cui dimensioni sono maggiori.
Le sere in cui i ragazzi fanno la doccia tranquilli, mi siedo sui gradini fuori degli spogliatoi ed aspetto Loris. E i ricordi mi affollano la mente.
A quattordici anni ho disputato  il mio primo campionato ufficiale del CSI  proprio a Trescore, il cui unico campo di gioco era questo dell'oratorio.
Ero un giocatore di una squadra forte, guidata da un giovanotto di nome Emilio. Avevamo vinto il titolo provinciale, guadagnandoci il diritto di rappresentare Bergamo nelle finali regionali, che si erano svolte a Milano. Non avevamo avuto fortuna, eliminati dalla squadra di Cremona, ma il ricordo di quella partecipazione è indelebile.
Faceva parte della squadra Tiziano, roccioso mediano, che negli anni successivi entrò nel vivaio dell'Inter, facendo poi carriera tra i professionisti.
E come non ricordare il torneo estivo a 7 giocatori, che si svolgeva in quegli anni il pomeriggio della domenica con la partecipazione  di numerose squadre di tutti i paesi vicini?
Quasi sempre la finale si giocava tra le squadre di Zandobbio e di Trescore. L'attesa era enorme, data la forte rivalità tra le due tifoserie.
Io giocavo nello Zandobbio, il mio paese: ero il più giovane della squadra e giostravo da centravanti.
Ero molto veloce ed avevo un tiro di destro al fulmicotone. Ero anche "acrobatico" segnando gol di testa in tuffo e in rovesciate volanti. Ma avevo un "caratterino" che divideva la tifoseria: o mi si stimava incondizionatamente o mi si detestava, non essendoci mezze misure nei miei confronti. Ero un centravanti di sfondamento, come si diceva una volta. Ora qualche volta incontro al mercato di Trescore un signore che, sorridendo, mi dice sempre: "Ecco Finazzi, il centravanti di sfondamento".
Ho divagato un po', ma ritorniamo al torneo estivo.
Mi ricordo una finale, che è rimasta  nella memoria dei tifosi zandobbiesi.
Era il  tardo pomeriggio dell'ultima domenica di luglio. 
Il paese di Zandobbio si era quasi spopolato, essendo molti i tifosi zandobbiesi ai bordi del campo di gioco trescorese. Nei duemila spettatori l'attesa era palpitante ed entrambe le tifoserie erano sicure della vittoria dei propri beniamini.
In passato i zandobbiesi avevano subito dei torti arbitrali, ma questa volta non avrebbero sopportato altre ingiustizie.
Urla di incitamento accolsero le squadre sul terreno di gioco. I giocatori erano concentrati e sereni, gustando fino in fondo la loro popolarità.
Io ero pieno di adrenalina e pronto ad esplodere tiri potenti nella porta trescorese.  Il cielo era di un azzurro sfumato e la calura era mitigata dal venticello. Anche Eolo non aveva voluto mancare alla grande sfida. Il gioco fu molto intenso fin dall'inizio e i contrasti duri, al limite del regolamento.
Il primo tempo fu equilibrato e a me i difensori trescoresi misero la "museruola", anche con un paio di interventi scorretti che l'arbitro non fischiò, suscitando le ire tifosi zandobbiesi.
"Quel cane di un arbitro sta favorendo il Trescore" commentò un tifoso nell'intervallo.
"Come al solito" replicò un altro.
"Questa volta non la passerà liscia, se dovesse combinarne una grossa" intervenne Gigi, un giovane gigantesco, che non poteva soffrire le giacchette nere.
Iniziò il secondo tempo e il pathos era alle stelle. Le due tifoserie aspettavano il gol dei propri beniamini da un  momento all'altro.
Ancora una volta venni sgambettato dal mio diretto avversario e l'arbitro. non fischiando la punizione, suscitò ancora una volta le proteste di giocatori e tifosi zandobbiesi.
L'incontro era inchiodato sullo 0-0, quando a cinque minuti dalla fine, rubai la palla al mio controllore e mi involai velocissimo verso la porta avversaria. Appena entrato in area, venni sgambettato dal libero trescorese rovinando a terra. Questa volta il fischio dell'arbitro lacerò l'aria.
"E' rigore! E' rigore! " esultarono gli scatenati tifosi zandobbiesi.
Gevane, il mitico capitano, avanzò a passi misurati e sicuri verso l'area avversaria per prendere il pallone e posizionarlo sul dischetto del rigore.
L'impassibile arbitro gli indicò invece di mettere la  sfera fuori dell'area, a pochi centimetri dalla riga. Il capitano lo guardò incredulo.
"Il fallo è iniziato fuori dell'area" sentenziò la giacchetta nera.
"Lei ha bisogno di mettere gli occhiali" replicò l'inviperito Gevane.
"E lei se ne va dal campo, perché è espulso" concluse l'altro con risolutezza.
Apriti cielo! I tifosi zandobbiesi, che avevano ascoltato ai bordi del campo, si scatenarono e Gigi irruppe sul terreno di gioco, seguito da altri giovani. Si avvicinò minaccioso all'arbitro, lo prese per il collo con una mano, lo sollevò da terra e gli assestò due sonori ceffoni con l'altra. Poi, soddisfatto, mollò la presa, permettendo al terrorizzato uomo di fuggire negli spogliatoi, protetto nella fulminea ritirata dagli organizzatori del torneo.
Nel frattempo le due tifoserie avevano occupato il campo, accendendo  vivaci discussioni. Intervennero prontamente parroco e curato e i due riuscirono, seppure a fatica,  a placare gli animi.
Conclusione della vicenda: "Partita persa per la Zandobbiese" sentenziarono gli organizzatori.
Il ritorno a casa dei tifosi zandobbiesi fu pieno di rabbia e la frase che si sentiva con insistenza  era una sola: "Ci hanno fregato ancora una volta!"
"Andiamo a casa?" è la voce di Loris, apparso sulla porta con la borsa a tracolla, che mi riporta alla realtà.



 

 

Nessun commento: