FONTE: libro "Sul filo dei ricordi..." ideato e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.
AMORE DI FRATELLI
Mi sono sposata il 1° maggio del 1962 con Giuseppe Belotti e siamo sempre convissuti nella nostra casa a Zandobbio, dove abbiamo costituito la famiglia con due figli, Rosanna e Roberto.
Mio marito era operaio ed in seguito abbiamo aperto con molti sacrifici un panificio con agenzia agricola dove si vendeva cascame, mangimi per gli animali, sementi ed alimentari.
In poco tempo, purtroppo, Giuseppe si ammalò seriamente e nel 1968 gli fu diagnosticata una grave calcolosi renale. Si rese indispensabile la dialisi, che consisteva in sedute di cinque ore per le quali ci recavamo a Milano due volte la settimana. Ma Giuseppe non stava bene e continuava ad avere disturbi, ma aveva una grande voglia di vivere e tanta buona volontà per affrontare ogni ostacolo.
Giuseppe era ricoverato inizialmente all'Ospedale di Trescore Balneario, poi vista la sua gravità ci fu consigliato di ricoverarlo al Policlinico di Milano, nel reparto "Cesarino Riva" denominato per brevità anche Crof, dove fu sottoposto a più interventi chirurgici per liberare i reni molto danneggiati dai calcoli. L'unica speranza di cura rimaneva il trapianto di rene.
Era il 1970 e la medicina allora non disponeva di tutto ciò che esiste oggi e tanto meno di organi da trapiantare: le conoscenze e le tecniche erano in avanzamento, ma le difficoltà di reperire un rene da trapiantare sembravano enormi.
Era il 1970 e la medicina allora non disponeva di tutto ciò che esiste oggi e tanto meno di organi da trapiantare: le conoscenze e le tecniche erano in avanzamento, ma le difficoltà di reperire un rene da trapiantare sembravano enormi.
In vista del terzo intervento che richiedeva anche l'asportazione del secondo rene ormai corroso, i professori avevano interpellato il fratello gemello, Andrea, soltanto lui poteva salvare la vita del fratello mediante l'offerta di un rene.
Andrea, senza alcuna esitazione, si rese subito disponibile a donare un suo rene con tanta generosità poiché anch'egli fu sottoposto a numerosi esami clinici di accertamento.
Il trapianto, il primo in Italia da vivente, veniva eseguito il 22 dicembre 1970 e si concludeva felicemente dopo sei ore e mezza di sala operatoria. Furono per noi una lunghissima attesa di speranza che si concluse quando i professori, soddisfatti, ci vennero a dire che tutto era andato bene.
Andrea fece ritorno a casa dopo un mese e Giuseppe tornò a Zandobbio dai suoi bambini e nella sua famiglia più tardi.
Tornati a Zandobbio abbiamo potuto finalmente riprendere la nostra vita normale e mio marito ha goduto di discreta salute per nove anni fino alla durata del rene così generosamente donato dal fratello. Di questo trapianto parlarono tutti i giornali, che io costudisco gelosamente perché fu un episodio allora unico anche per la scienza medica.
Si dovette riprendere la dialisi e riuscii ad ottenere la possibilità di eseguirla a casa. Allestii una stanza dove fu installata la macchina del rene artificiale ed io sono andata per sei mesi a Bergamo per imparare ad eseguirla ed a seguirlo. Per sette lunghi anni siamo andati bene, poi abbiamo richiesto di avere un'altra possibilità di trapianto.
Il secondo trapianto richiese una degenza più breve e consentì a mio marito di vivere ancora per diversi anni.
Quando ripenso a tutto questo, mi chiedo da dove ci venisse tanto coraggio ed io avevo tante paure, ma abbiamo superato ogni momento con l'aiuto dei miei famigliari e dei miei figli.
Irene Brignoli ved. Belotti
classe 1936
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.