martedì 6 ottobre 2020

SCUOLA . Abbasso la scuola

 

FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 18/09/20.
Articolo: "Lezioni di italiano" di CURZIO MALTESE.

Il nostro Paese è pieno di gente orgogliosa e civile, onesta e intelligente.
E' uno strano Paese, dove il conformismo ha dominato per secoli, schiacciando ogni forma di critica, eppure non esiste città o borgo dove non si contino migliaia di martiri della libertà, persone che hanno combattuto per le più nobili cause, per quanto spesso disperate. In un luogo dove essere orgogliosi e civili, onesti e intelligenti costa il prezzo di un'enorme solitudine.
E' un'Italia che non viene mai raccontata in televisione, poco sui giornali, raramente al cinema, ma è quella che ha fatto la storia e la grandezza di questo Paese.
E' una patria paradossale, la nostra, chi l'ha amata non ha potuto allo stesso modo non detestarla. La grande letteratura è in gran parte anti italiana: Dante e Petrarca, Machiavelli e Guicciardini, Belli e Porta, Leopardi e Manzoni, Pisacane e Collodi, Svevo, Gadda, fino a Calvino, Landolfi, Pasolini, una sfida secolare all'opportunismo dell'intellettuale di corte.  Hanno pagato quasi tutti con il carcere o l'esilio, l'isolamento, la morte civile e qualche volta fisica.
Questo bisognerebbe insegnare nelle ore di italiano, invece di annoiare gli studenti con cammei di poeti con la testa cinta di lauro.
Prima che la scuola diventi definitivamente il luogo dove si insegna a non leggere, a non scrivere e a non pensare, che qualcuno si occupi di fare una solida riforma scolastica, magari guardando i Paesi più efficienti in questo campo come quelli del Nord Europa.
L'amore per la parola scritta è molto precoce, basta osservare lo scaffale di un bambino di tre anni che non sa nemmeno leggere.
E allora cosa succede durante il viaggio scolastico?
Arrivato alle superiori, il ragazzo ha imparato a detestare la letteratura e la tortura del tema ed è diventato un perfetto ipocrita che cura soltanto le pubbliche relazioni con il corpo docente oppure un rompicoglioni ribelle.
All'università è ridotto a fare il portaborse del barone e scrive in un metalinguaggio accademico lontanissimo dalla semplice bellezza delle parole amate nell'infanzia. Per fortuna alcuni sopravvivono a tutto questo e diventano dei grandi professionisti malgrado la nostra scuola.
Per elevare un Paese però occorre occuparsi di tutti gli altri e solo una profonda riforma scolastica potrà sostenere i nostri ragazzi in modo da ridare all'Italia il grande peso che merita in Europa e nel mondo.

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