FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 07/08/20.
Articolo: "Con lo spazzolino i giapponesi si lavano bene i ponti" di CRISTIAN MARTINI GRIMALDI.
TOKYO. Si scrive hashi no hamigaki, e si legge igiene orale applicata alla manutenzione delle infrastrutture nazionali.
Se per evitare il dentista occorre mantenere una regolare pulizia dei denti, allora perché non applicare la stessa profilassi a quel complesso di grandi opere centrali allo sviluppo di un Paese?
Se l'è domandato il professor Ichiro Iwaki, docente di ingegneria civile alla Nihon University, ideatore di un progetto nato in sordina otto anni fa ma che dopo le recenti alluvioni nel Kyushu ha avuto rilevanza nazionale.
L'ambiziosa "pulizia dei denti" prevede la partecipazione in massa di quella cittadinanza anagraficamente meno attiva: studenti e pensionati in primis. Spazzare erbacce, terriccio e sabbia accumulati ai bordi dei ponti, ridipingere balaustre arrugginite, mondare i bacini di drenaggio. Operazioni a basso indice tecnico accessibili anche ai non specialisti.
In tutto l'arcipelago si contano 700 mila ponti di cui 70 mila a rischio collasso. Nel 2033 il 63 per cento avrà superato la veneranda età di cinquant'anni. Senilità avanzata per un materiale, il cemento, la cui longevità ai tempi della costruzione era stata clamorosamente sovrastimata.
Per di più negli anni del boom nessuno sospettava che il livello delle acque dei fiumi avrebbe raggiunto il piano di appoggio dei ponti rammollendone le basi.
Un Paese col 73 per cento di superficie montuosa si ritrova le strade regolarmente cosparse di sale, che previene il congelamento ma accelera lo sbriciolamento. Un effetto simile ha la salsedine che s'incunea all'interno dei chilometrici tunnel a ridosso dello sterminato perimetro costiero.
Il crollo di 150 pannelli di cemento dal soffitto della galleria di Sasago nel 2012 fece 9 vittime e portò istantaneamente alla legge per la manutenzione obbligatoria ogni cinque anni di tutti i tunnel.
Ma se oggi le diagnosi avvengono con l'ausilio di droni e intelligenza artificiale i punti deboli restano carenza di manodopera e penuria di fondi (l'84 per cento delle strade e il 68 dei ponti è gestito dai piccoli Comuni). Con i budget prosciugati da assistenza sanitaria e previdenza occorreva una soluzione originale e fuori dagli schemi. La risposta è stata questa sorta di servizio civile su base volontaria.
Ora le diagnosi dello stato delle infrastrutture e parte della manutenzione avvengono a ritmo annuale e i risultati sono resi pubblici in rete. Perché, dice un vecchio detto nipponico, per evitare la caduta occorre puntare prima il bastone. Insomma, prevenire è meglio che curare.
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