FONTE: libro "Io, gli ottomila e la felicità" di TAMARA LUNGER con Francesco Casolo edito da Rizzoli Libri Spa.
......"So con certezza di aver ricevuto da loro (dai miei genitori ndr) le due mie ricchezze più grandi, quelle che mi aiutano giorno dopo giorno.
La prima, visto che parliamo di ricchezze, è proprio quella di non aver paura di restare senza soldi, e di mettere sempre la libertà, la voglia di realizzare i sogni davanti a tutto.
Vedere come hanno vissuto loro mi ha convinto che non vale la pena avere preoccupazioni economiche, perché in qualche modo, se si prende la strada corretta, le cose finiscono per aggiustarsi da sole.
Agli inizi della mia carriera è capitato molte volte che mi proponessero delle spedizioni molto costose, per le quali non avevo la disponibilità economica. Ma io ho sempre accettato, dicendomi che, se era previsto per me, qualche manina magica mi avrebbe aiutata. E i soldi alla fine sono sempre saltati fuori, sia perché riuscivo all'ultimo momento a guadagnarli, sia perché qualcuno me li prestava, sapendo che ne avrei guadagnati il doppio al ritorno.
Non mi guardo mai in tasca, ma inseguo solo quello che desidero, dicendomi che di vita ne abbiamo una sola. E chissà che domani io non sia già morta.
E la seconda ricchezza, quella che mi fa sentire più fortunata, è la fede.
Non però una fede da bigotti, una fede formale: niente di tutto questo, perché io credo in Dio con un'allegria sconfinata. Credere mi mette sempre di ottimo umore.
Dio, o meglio Gesù, lo immagino come un uomo di trenta, trentacinque anni, con la barba incolta di una settimana, i capelli un po' ricci fino alle spalle, muscoloso, ogni tanto addirittura mi pare di intravedere che abbia una tartaruga pazzesca. E' un bell'uomo, affascinante. E sempre in ascolto: quando gli parlo, perché con Gesù parlo continuamente anche senza aver bisogno di essere in pericolo o im difficoltà su una montagna, lui mi risponde sempre con le azioni, con quello che succede.
Mi vuole bene, ne sono certa, e saperlo mi dà tanta fiducia. E' come avere un compagno di vita, con la differenza che Dio o Gesù o come vogliamo chiamarlo non mi rende mai triste ma solo felice. Non mi delude: è come le montagne, che secondo me sono meglio di un ragazzo, di un fidanzato.
E' questa la fede che mi hanno trasmesso in famiglia, quella che non ti fa mai sentire sola, perché tanto sai che c'è qualcuno che ti dà una mano, che ti sprona ad andare avanti.
Dio è il mio capocordata, tutto qui."
E la seconda ricchezza, quella che mi fa sentire più fortunata, è la fede.
Non però una fede da bigotti, una fede formale: niente di tutto questo, perché io credo in Dio con un'allegria sconfinata. Credere mi mette sempre di ottimo umore.
Dio, o meglio Gesù, lo immagino come un uomo di trenta, trentacinque anni, con la barba incolta di una settimana, i capelli un po' ricci fino alle spalle, muscoloso, ogni tanto addirittura mi pare di intravedere che abbia una tartaruga pazzesca. E' un bell'uomo, affascinante. E sempre in ascolto: quando gli parlo, perché con Gesù parlo continuamente anche senza aver bisogno di essere in pericolo o im difficoltà su una montagna, lui mi risponde sempre con le azioni, con quello che succede.
Mi vuole bene, ne sono certa, e saperlo mi dà tanta fiducia. E' come avere un compagno di vita, con la differenza che Dio o Gesù o come vogliamo chiamarlo non mi rende mai triste ma solo felice. Non mi delude: è come le montagne, che secondo me sono meglio di un ragazzo, di un fidanzato.
E' questa la fede che mi hanno trasmesso in famiglia, quella che non ti fa mai sentire sola, perché tanto sai che c'è qualcuno che ti dà una mano, che ti sprona ad andare avanti.
Dio è il mio capocordata, tutto qui."
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