FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 14/04/17.
Articolo: "A Prato il record di alunni "stranieri"" di SALVO INTRAVAIA.
Dopo un anno di flessione, tornano a crescere gli alunni "stranieri" nelle scuole statali.
I primi numeri forniti lo scorso 9 marzo dal ministero dell'Istruzione sottolineano che la loro presenza tra i banchi di scuola è nuovamente in aumento. E consentono di tracciare il fenomeno in tempo reale, visto che le cifre si riferiscono all'anno scolastico in corso.
Va detto che ormai parlare di alunni "stranieri", per la maggior parte dei casi, è una questione squisitamente lessicale (di qui le virgolette). Perché il grosso di quelli che il cervellone ministeriale continua a censire come tali sono in realtà bambini e ragazzi nati in Italia. Paese in cui vale ancora lo ius sanguinis, principio del diritto latino che ci fa considerare come formalmente "non italiani" i ragazzi venuti al mondo nel nostro Paese ma da genitori stranieri.
Nella scuola primaria e secondaria (media e superiore, esclusa la materna) si registra un incremento netto del 2 per cento rispetto al 2015-2016: equivalente a oltre 13 mila presenze in più. Così, se oggi un alunno su dieci risulta figlio di immigrati, inarrestabile appare il calo degli studenti nati da genitori italiani: meno 20.000 mila nel volgere di soli dodici mesi.
Come registrano ormai tutti i report degli ultimi anni, sono le regioni del Nord ad avere il maggior numero di bambini e ragazzi figli di stranieri. Emilia Romagna e Lombardia, probabilmente per via delle migliori condizioni occupazionali e delle politiche di welfare, hanno le scuole più multietniche del Paese: 16,2 per cento di "stranieri" nel primo caso e 15,4 nel secondo.
A livello provinciale è invece la Toscana a detenere il record. In testa c'è Prato, dove un quarto degli alunni delle scuole pubbliche non è di nazionalità italiana. Un dato che si rafforza se si considerano quelli riguardanti la scuola primaria: qui un bambino su tre è figlio di stranieri.
Ovviamente, se fosse in vigore lo ius soli, principio per il quale la cittadinanza è acquisita in base al luogo di nascita, questo articolo non avrebbe ragione di essere scritto.
I primi numeri forniti lo scorso 9 marzo dal ministero dell'Istruzione sottolineano che la loro presenza tra i banchi di scuola è nuovamente in aumento. E consentono di tracciare il fenomeno in tempo reale, visto che le cifre si riferiscono all'anno scolastico in corso.
Va detto che ormai parlare di alunni "stranieri", per la maggior parte dei casi, è una questione squisitamente lessicale (di qui le virgolette). Perché il grosso di quelli che il cervellone ministeriale continua a censire come tali sono in realtà bambini e ragazzi nati in Italia. Paese in cui vale ancora lo ius sanguinis, principio del diritto latino che ci fa considerare come formalmente "non italiani" i ragazzi venuti al mondo nel nostro Paese ma da genitori stranieri.
Nella scuola primaria e secondaria (media e superiore, esclusa la materna) si registra un incremento netto del 2 per cento rispetto al 2015-2016: equivalente a oltre 13 mila presenze in più. Così, se oggi un alunno su dieci risulta figlio di immigrati, inarrestabile appare il calo degli studenti nati da genitori italiani: meno 20.000 mila nel volgere di soli dodici mesi.
Come registrano ormai tutti i report degli ultimi anni, sono le regioni del Nord ad avere il maggior numero di bambini e ragazzi figli di stranieri. Emilia Romagna e Lombardia, probabilmente per via delle migliori condizioni occupazionali e delle politiche di welfare, hanno le scuole più multietniche del Paese: 16,2 per cento di "stranieri" nel primo caso e 15,4 nel secondo.
A livello provinciale è invece la Toscana a detenere il record. In testa c'è Prato, dove un quarto degli alunni delle scuole pubbliche non è di nazionalità italiana. Un dato che si rafforza se si considerano quelli riguardanti la scuola primaria: qui un bambino su tre è figlio di stranieri.
Ovviamente, se fosse in vigore lo ius soli, principio per il quale la cittadinanza è acquisita in base al luogo di nascita, questo articolo non avrebbe ragione di essere scritto.
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