giovedì 15 giugno 2017

GIOVANI E RAGAZZI. I jeans strappati


FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di aprile 2017.
Articolo: "Strappi, stracci & mode" di LUCETTA SCARAFFIA.

Una decina di anni fa un mio simpatico studente si è presentato alla discussione della tesi di laurea - sessione estiva - con un'inappuntabile camicia bianca, ma con i jeans tagliuzzati.
Naturalmente i pantaloni non solo erano puliti, ma avevano l'aria di essere proprio nuovi, e l'idea che si fossero ridotti così per l'uso prolungato o per il lavoro pesante veniva smentita subito dal fatto che i tagli erano distribuiti con grande regolarità nel tessuto.
Come poteva quello studente aver pensato che quello fosse un abbigliamento adatto al solenne conferimento della laurea in Lettere?
Il fatto che fosse di moda, senza dubbio. Il ragazzo, infatti, era sicuro di essere moderno e quindi, di conseguenza, bel vestito.
Quella stessa moda, negli anni, non ha conosciuto un momento di recessione. I jeans strappati ormai dilagano dappertutto, tanto che ci siamo abituati a considerare normale che tutti quei ragazzi e ragazze indossino jeans tagliati, che lasciano intravvedere la pelle nuda. 
Quel tipo di vestito, cioè l'indumento ridotto a uno straccio, che una volta era segno di vergognosa povertà, oggi è diventato una moda.

In un primo momento i ragazzi se li tagliavano da sé, ma rapidamente l'industria dell'abbigliamento si è impadronita dell'idea, e ormai da molto si vendono già stracciati.
C'è sicuramente motivo di riflettere. Sappiamo che il dilagare dei jeans ha posto fine non solo all'abbigliamento formale, ma anche alle differenze di classe che segnavano l'appartenenza ai ceti popolari o a quelli borghesi. 
Sono diventati un tipo di vestito che sembra essere adatto a tutti e a ogni circostanza, a ogni età, dalle feste ai funerali, dagli incontri di lavoro alle discussioni di laurea.
Ma non si può negare, a mio avviso, che la moda di portare i jeans strappati in origine forse aggiunge a questo capo di abbigliamento potentemente simbolico qualche altro motivo su cui aprire ulteriori riflessioni e, se volete, pure in maniera volutamente provocatoria.
Portare i jeans strappati potrebbe significare, ad esempio, vantare un'indifferenza assoluta nei confronti delle norme sociali, un disprezzo totale verso ogni regola codificata, e quindi una libertà senza limiti dalla società a cui si appartiene.
Ma potrebbe anche, per esempio, essere segno del disprezzo che una società opulenta nutre nei confronti della vera povertà, che si può simulare senza paura di sembrare veramente poveri.
Una dichiarazione che vorrebbe essere di anarchia assoluta, e che si rivela, invece, del  tutto obbediente ai diktat della moda. Una contraddizione che sembra non turbare per nulla i giovani - e talvolta, ahimè, anche i meno giovani - che così vestiti si sentono, invece,  disinvolti e persino un po' ribelli.

Sono soprattutto le ragazze a scegliere questo tipo di indumento e, in questo caso, al carattere anarchico si vuole forse aggiungere un fascino erotico.
In che modo? Qui si apre un'altra contraddizione: in una società in cui si denuncia di continuo -giustamente! - il dilagare della violenza sulle donne, e si chiedono, sempre giustamente, pene sempre più severe per chi la pratica, che senso può avere un abbigliamento che sembra alludere proprio a un atto di violenza? Perché su una giovane donna i pantaloni tagliati fanno pensare che qualcuno abbia cercato di strapparli con la forza.
L'eros che nasce dal balenare della pelle attraverso lo strappo è un eros che non nasconde il suo rapporto con la violenza.
Forse non  è un bene per le giovani donne giocare così con la violenza forte e reale che le circonda. Dovrebbero, dovremmo, forse, pensarci di più, riflettendo sul messaggio che talune scelte possono, involontariamente, mandare all'esterno.

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