FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 17/02/17.
Articolo: "Gli omega-3 fanno battere (meglio) il cuore" di ALEX SARAGOSA.
E' nota l'importanza per la salute dell'assunzione nella dieta delle giuste quantità di acidi grassi omega-3, presenti nel pesce e in alcuni semi oleosi come le noci, ma la ricerca sta rivelando ora un loro aspetto ancora più sorprendente: in alcuni casi possono costituire vere terapie.
"Gli omega-3 sono componenti essenziali della dieta, in quanto il nostro corpo li può solo ricavare dagli alimenti" spiega Alfonso Siani, dirigente di ricerca dell'Istituto di Scienze dell'alimentazione del Cnr, "Come gli acidi grassi omega-6, tipici della carne e dei cereali, gli omega-3 sono usati nella sintesi delle membrane cellulari, ma svolgono anche un'azione anticoagulante e antinfiammatoria, mentre dagli omega-6 il corpo ricava anche molecole infiammatorie".
Gli omega-3 più utili sarebbero quelli a catena lunga, presenti quasi solo nel pesce, che però il nostro organismo riesce comunque a produrre partendo dagli omega-3 a catena corta, tipici dei vegetali, grazie a speciali enzimi. Purtroppo anche gli omega-6 usano gli stessi enzimi e se questo tipo di grassi è in eccesso, la produzione di omega-3 "lunghi" viene ostacolata.
La dieta moderna è molto sbilanciata verso gli omega-6: l'americano medio, per esempio, ne assume 20-30 volte più degli omega-3, mentre il rapporto corretto sarebbe di 4:1, tipico della dieta mediterranea.
Questo sbilanciamento potrebbe essere una delle cause delle infiammazioni croniche e delle degenerazioni dei tessuti che caratterizzano molte malattie moderne. Sembra confermarlo l'elenco degli effetti preventivi derivanti dal giusto rapporto omega-6/omega-3 nella dieta, diffuso dall'Università del Maryland: mantenimento dei corretti livelli di pressione, colesterolo e trigliceridi nel sangue, riduzione del rischio di diabete, patologie cardiovascolari, deficit di attenzione, demenze senili, asma, retinopatie e cancro al colon e alla prostata.
Ma accanto a questi effetti, i ricercatori segnalano ora i primi risultati raggiunti con l'uso di alte dosi di omega-3 come terapie di appoggio per diverse patologie: positivi nel caso di osteoartrite, lupus, cancro al colon, traumi alla testa e osteoporosi e ancora controversi per depressione, schizofrenia, disturbo bipolare, diabete, colon irritabile.
L'effetto terapeutico più sorprendente degli omega-3 l'ha però scoperto il gruppo del cardiologo Raymond Y. Kwong, del Brigham and Women's Hospital di Boston: somministrando a 360 pazienti reduci da un infarto cardiaco fino a 4 grammi al giorno di omega-3 (come mangiare mezzo chilo di sardine) o un placebo, ha constatato che questi acidi grassi aiutano a "riparare" il cuore.
"Dopo sei mesi, in chi aveva ricevuto la dose di omega-3 più alta la riduzione del volume del ventricolo sinistro, un indice del suo rafforzamento, è stata del 5,8 per cento maggiore e la fibrosi del muscolo del 5,6 per cento minore, rispetto al gruppo che aveva ricevuto il placebo" spiega Massimo Massetti, direttore dell'Unità di cardiochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma.
Anche se non è chiaro come gli omega-3 contribuiscano a questa riparazione, la scoperta apre nuovi orizzonti terapeutici.
"Visto che nessun effetto negativo è stato registrato nello studio di Boston, cominceremo presto una sperimentazione simile, verificando su 152 pazienti se alte dosi di omega-3 riducano la fibrillazione atriale dopo interventi sulle valvole cardiache, una frequente complicazione. I primi risultati li avremo nel 2018".
Insomma gli omega-3 si stanno rivelando sempre più versatili, ragione in più per prenderli con gli integratori?"
"No, affatto" ci blocca Siani "vanno assunti nelle quantità giuste attraverso una dieta bilanciata. Solo un nutrizionista, o un medico, può consigliare eventuali supplementi".
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