FONTE: libro "Scegli la vita" di YVES BOULVIN - ANNE VILLEMIN edito da MESSAGGERO DI S. ANTONIO EDITRICE.
Ho ragione di essere prudente, vigilante, prima di accordare la mia fiducia a qualcuno, ma c'è una grande differenza fra prudenza e diffidenza.
La diffidenza è sterile, induce sa ripiegarsi su se stessi. La prudenza mi spinge anzitutto a esercitare il mio discernimento.
Saprò insegnare indirettamente questo discernimento a mio figlio attraverso il modo in cui mi comporto con lui e con gli altri. Do fiducia a mio figlio, mostrandogli al tempo stesso che questa fiducia potrà essere aumentata o meno a seconda di ciò che ne farà, mantenendo la parola data, rispettando l'accordo che abbiamo stabilito insieme.
Mostro al mio dipendente di avere fiducia in lui, ma gli dico che faremo regolarmente il punto della situazione; questa non è diffidenza, ma prudenza giusta, ragionata. So fidarmi dei miei amici, ma non al punto da raccontare indiscriminatamente a tutti i miei problemi personali. Il mio agnellino interiore, che è pieno di fiducia ma anche estremamente vulnerabile, deve essere protetto con una sana vigilanza; non con mura e bastioni inaccessibili, ma con un discernimento illuminato. Bisogna sapersi proteggere, saper dire di no.
So adattarmi alla personalità delle persone che incontro.
Una persona "perseverante" sopporterà molto male il fatto che io non rispetti la parola data, cambi le regole del gioco, prometta qualcosa e faccia il contrario.
Una persona "stoica" è stata in genere ferita, nell'infanzia, da persone che hanno abusato di lei o che l'hanno aggredita o manipolata a livello affettivo. Molto difficilmente darà subito fiducia all'altro.
Una persona "sensibile" non sopporterà una menzogna, un'infedeltà coniugale o l'incostanza di un amico e si sentirà abbandonata, rifiutata, negata, senza valore. Perderà ogni fiducia in se stessa, rischierà di crollare, di fare crisi di gelosia, ecc.
E' possibile essere al tempo stesso fiduciosi e capaci di discernimento. Non è l'uno o l'altro, ma l'uno e l'altro. Ritrovo un equilibrio fra fiducia e prudenza: fiducia nel bambino luminoso e prudenza nei confronti dello psichismo.
Mostro al mio dipendente di avere fiducia in lui, ma gli dico che faremo regolarmente il punto della situazione; questa non è diffidenza, ma prudenza giusta, ragionata. So fidarmi dei miei amici, ma non al punto da raccontare indiscriminatamente a tutti i miei problemi personali. Il mio agnellino interiore, che è pieno di fiducia ma anche estremamente vulnerabile, deve essere protetto con una sana vigilanza; non con mura e bastioni inaccessibili, ma con un discernimento illuminato. Bisogna sapersi proteggere, saper dire di no.
So adattarmi alla personalità delle persone che incontro.
Una persona "perseverante" sopporterà molto male il fatto che io non rispetti la parola data, cambi le regole del gioco, prometta qualcosa e faccia il contrario.
Una persona "stoica" è stata in genere ferita, nell'infanzia, da persone che hanno abusato di lei o che l'hanno aggredita o manipolata a livello affettivo. Molto difficilmente darà subito fiducia all'altro.
Una persona "sensibile" non sopporterà una menzogna, un'infedeltà coniugale o l'incostanza di un amico e si sentirà abbandonata, rifiutata, negata, senza valore. Perderà ogni fiducia in se stessa, rischierà di crollare, di fare crisi di gelosia, ecc.
E' possibile essere al tempo stesso fiduciosi e capaci di discernimento. Non è l'uno o l'altro, ma l'uno e l'altro. Ritrovo un equilibrio fra fiducia e prudenza: fiducia nel bambino luminoso e prudenza nei confronti dello psichismo.
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