FONTE: Articolo sul MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO di ottobre 2015.
Mattoni, cemento e filo spinato
Il più noto (e più contestato) è quello costruito dagli israeliani che corre per oltre 700 chilometri lungo il confine con la Cisgiordania. Difficile che un giorno diventi monumento, come è toccato alla muraglia cinese contro le invasioni dei mongoli.
Nel mondo si contano almeno una trentina di confini caldi.
In Africa, tra Zimbabwe e Botswana, è stata eretta una barriera elettrificata. Motivo ufficiale? Impedire agli animali selvatici di oltrepassare il confine, ma in realtà in questo modo si controlla la popolazione.
Tra India e Pakistan 3.300 chilometri di muro si aggiungono a quelli costruiti per separare il Pakistan dall'Afghanistan (altri 2.400).
Uzbekistan e Tagikistan si guardano dal muro, e così fanno anche Yemen e Arabia Saudita.
Oman e Emirati Arabi Uniti hanno una "frontiera cementificata", come quella che separa Kuwait e Iraq.
Nell'isola di Cipro c'è l'ultima capitale europea che vive "separata". Sono i bidoni celesti dell'Onu a segnare i quartieri di Nicosia rivendicati da Ankara.
C'è un muro anche nel Sahara: lo chiamano "cintura di sicurezza" ed è lungo 2.700 chilometri. L'ha voluto il Marocco.
I muri in Europa sono rimasti in piedi anche in Irlanda, dove separano cattolici da protestanti.
Oltreoceano c'è un muro tra Stati Uniti e Messico: 3.140 chilometri.
Non dimentichiamo poi la Corea del Nord e Corea del Sud, separate da muri e sofisticati sistemi in grado di distinguere persone, animali e oggetti, grazie alla rilevazione di battiti cardiaci e fonti di calore.
Restando in Asia, tra Thailandia e Malesia è stato eretto un muro con la motivazione di arginare i terroristi. Ma...non è forse terrorismo costruire un muro?
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