giovedì 5 novembre 2015

DON CAMILLO. Lettera aperta a Papa Francesco


FONTE: avvisi settimanali della parrocchia di Cene.

Lettera aperta a Papa Francesco (riflessioni di un povero prete della media Valle seriana)

Papa Francesco
Seguo sempre con tanto interesse le sue omelie e le sue catechesi e ascolto con altrettanta attenzione le sue dichiarazioni di grande apertura e sensibilità evangelica. Ho notato che a più riprese è tornato sull'argomento "omelie" invitando i sacerdoti a non essere lunghi perché "le prediche lunghe stancano".
Io sono uno di quei sacerdoti ai quali alcuni fedeli dicono "sei lungo".
Quando ero giovane curato ed esercitavo il ministero a Ghisalba (negli anni 70) scrivevo tutta l'omelia e la leggevo per non sbagliare le parole e non imbambolarmi in preda all'emozione.
Il tutto si riduceva ad 1 facciata e mezza di un foglio formato A4 scritto a mano: tempo di lettura: 5/6 minuti.
Però c'erano fedeli che mi dicevano che la mia messa era troppo lunga perché non ero svelto a "recitare le preghiere": la S. Messa festiva durava 45/50 minuti.
Ancora oggi continuo a scrivere le omelie per intero; il contenuto è sempre  di 1 facciata e mezza; solo che non lo leggo più, perché mi sembra una cosa troppo fredda. Lo tengo semplicemente come punto di riferimento per non correr il pericolo di zizzagare e di perdermi nei meandri di tante varianti mentre predico. Termino comunque sempre l'omelia quando suona la mezz'ora dall'inizio della messa anche a costo di troncarla sempre più di frequente anche 5 minuti prima...Però la nomea che mi taccia come "lungo" continua: la S. Messa festiva da me celebrata dura al massimo 55 minuti; quando ci sono circostanze particolari 1 ora...
Non ho mai improvvisato le omelie. Ho sempre dedicato tempo a riflettere sui testi della Parola di Dio a partire  dal Lunedì per la Domenica successiva. La mia preoccupazione è sempre stata quella di dire cose sensate; ancorate il più possibile alla vita quotidiana senza forzare i testi liturgici...Ho sempre cercato di fare il meglio possibile e di dare il meglio di me stesso. Di più non sono capace di fare.
Personalmente credo che la lungaggine  debba essere giustamente disapprovata perché è un "tirare avanti per occupare il tempo o per tenere il più possibile la scena" anche a costo di "fanfarare" parole e gesti vuoti; la lunghezza mal sopportata invece può essere segno che quel fedele è presente d'ufficio, solo per soddisfare un precetto per cui prima finisce meglio è; per chi partecipa alla celebrazione con la consapevolezza di far parte di un mistero di comunione con Dio e con i fratelli, il tempo non è mai troppo lungo e tutto finisce anche troppo in fretta...Come succede per 2 che si amano sinceramente e profondamente. Le esperienze belle hanno bisogno di tempo per entrare nella profondità e per gustarne l'intensità. Purtroppo oggi, dopo 41 anni di sacerdozio, quando celebro la S. Messa e predico, mi lascio prendere dall'angoscia perché predomina in me la preoccupazione di restare nei tempi e di ridurre  tutto il più possibile per "tener dentro" i più impazienti e per non sentirmi dire: "Anche il Papa ha detto che voi preti dovreste essere più corti".
Com'è buffa la vita: una signora qualche tempo fa mi ha confidato: "Sono andata da un primario di ospedale per una visita medica in privato perché avrei dovuto aspettare troppo tempo per la lista ASL. Ho pagato € 300,00 ma ne è valsa la pena perché mi ha fatto una visita da capo a piedi e mi ha tenuto dentro per ben 1 ora e mezza". "Brava signora - le ho risposto -Io la tengo in chiesa 55 minuti per un incontro con il Primario celeste completamente gratuito e lei si lamenta che è troppo". E' vero che dal primario di ospedale si va in genere "una tantum" (o quasi) nella vita, ma è altrettanto vero che questi primari possono soltanto diagnosticare il male e a volte anche eliminarlo, mentre il Primario celeste, se lo accogli con fede nella povertà del pane e della parola anche di un povero prete, è capace di guarirti in profondità e di darti ogni volta una pace e una carica in grado di qualificare ogni volta la tua vita quotidiana.

                                      D. Camillo

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