FONTE: avvisi settimanali della parrocchia di Cene.
A proposito di omosessualità
Mi è stata fatta una domanda a bruciapelo: "Che cosa ne pensi dell'omosessualità?"
Non è la prima volta che mi esprimo su questo argomento e non sarà certamente neanche l'ultima. Si tratta di un tema di attualità, rilanciato in modo particolare dalle esternazioni fatte in TV da mons. Krystof Charamsa.
Ogni volta che parlo di questo argomento tengo a distinguere tra omosessualità dovuta a disordini affettivi o a forzature educative e omosessualità congenita dovuta a fattori ormonali. L'omosessualità dovuta a fattori ormonali è una condizione naturale come è condizione naturale l'eterosessualità. Non deve essere considerata un'anomalia. E' semplicemente una condizione di vita diversa e va rispettata per quello che è. Dal punto di vista morale la gestione dell'affettività da parte dell'omosessuale è altrettanto impegnativa quanto quella dell'eterosessualità con una differenza: mentre l'affettività dell'eterosessuale è finalizzata oltre che alla piena comunione di vita della coppia anche alla procreazione, l'affettività dell'omosessuale non è finalizzata alla procreazione per ovvi motivi che non sono dettati da convinzioni religiose, ma dalla natura stessa. A meno che si voglia forzare o raggirare la natura, cosa che scienza e tecnica oggi rendono possibile a scapito della coerenza nei confronti della natura stessa.
Sempre per queste ragioni due omosessuali possono essere una coppia, vivere insieme in modo stabile, vedersi riconoscere i diritti di tipo economico-amministrativo che garantiscono il loro stato di coppia e la libertà di provvedere in modo reciproco al loro stato di vita. Ma la loro unione non può chiamarsi "Matrimonio", perché questo termine indica l'unione di una coppia eterosessuale che è un'esperienza di tipo diverso. E la loro convivenza non può chiamarsi "Famiglia", perché la famiglia ha origini diverse.
Se è giusto rispettare la "Diversità", allora va rispettata anche in questo. A meno che si decida di usare pesi e misure diverse a seconda dell'interesse personale.
Per quanto riguarda il caso di mons. Charamsa, legittimo e coraggioso il suo messaggio che può aiutare a riflettere e a maturare su questo argomento. Disapprovo la sua scelta di rendere pubblica la sua convivenza perché mons. Charamsa come ogni sacerdote cattolico è tenuto, per una disposizione della Chiesa Cattolica di rito latino, alla pratica del celibato. Giusta o sbagliata che sia, essendo questa disposizione ancora in atto, la lealtà verso la Chiesa richiede che sia rispettata dato che è abbracciata liberamente. Se per fragilità umana un sacerdote non riesce a rispettare questo patto non è una ragione sufficiente per pubblicizzarlo come se fosse una cosa giusta. Potrà invece prodigarsi attraverso un confronto aperto e leale con chi ha responsabilità nella Chiesa ad approfondire la questione per un possibile aggiornamento.
Si è posta la questione se un omosessuale può essere ordinato sacerdote. Per me non è l'omosessualità o l'eterosessualità a determinare l'accesso al sacerdozio, ma l'onestà personale di ognuno nel rispetto di quella castità che la Chiesa chiede ai suoi figli chiamati a servirla nel sacerdozio e l'umiltà, comunque, di riconoscere come peccato ogni fragilità in questo campo con la sincera volontà di conversione.
D. Camillo
Per quanto riguarda il caso di mons. Charamsa, legittimo e coraggioso il suo messaggio che può aiutare a riflettere e a maturare su questo argomento. Disapprovo la sua scelta di rendere pubblica la sua convivenza perché mons. Charamsa come ogni sacerdote cattolico è tenuto, per una disposizione della Chiesa Cattolica di rito latino, alla pratica del celibato. Giusta o sbagliata che sia, essendo questa disposizione ancora in atto, la lealtà verso la Chiesa richiede che sia rispettata dato che è abbracciata liberamente. Se per fragilità umana un sacerdote non riesce a rispettare questo patto non è una ragione sufficiente per pubblicizzarlo come se fosse una cosa giusta. Potrà invece prodigarsi attraverso un confronto aperto e leale con chi ha responsabilità nella Chiesa ad approfondire la questione per un possibile aggiornamento.
Si è posta la questione se un omosessuale può essere ordinato sacerdote. Per me non è l'omosessualità o l'eterosessualità a determinare l'accesso al sacerdozio, ma l'onestà personale di ognuno nel rispetto di quella castità che la Chiesa chiede ai suoi figli chiamati a servirla nel sacerdozio e l'umiltà, comunque, di riconoscere come peccato ogni fragilità in questo campo con la sincera volontà di conversione.
D. Camillo