FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 03/07/15.
Articolo: "Olio di palma, il nemico da battere in piccole dosi" di ALEX SARAGOSA.
Brani scelti dall'articolo.
L'olio di palma è un prodotto molto amato dall'industria alimentare, ma odiato da tanti altri per due ragioni: i danni all'ambiente e quelli alla salute.
Il primo problema è ben noto: la produzione di questo olio, estratto da frutti e semi della palma Elaeis guineensis, è passato in un secolo da 250 mila a 60 milioni di tonnellate, provenienti all'85 per cento dal Borneo malese e dall'Indonesia, dove questa coltivazione occupa 15 milioni di ettari. In gran parte sottratti alla foresta tropicale, abitata da specie ora in pericolo, come tigri, rinoceronti o oranghi, il cui numero in dieci anni si è dimezzato per la perdita di habitat e le uccisioni nelle piantagioni, dove gli oranghi, persa la foresta, vanno a nutrirsi.
La seconda ragione dell'ostilità nei confronti dell'olio di palma è però, come si diceva, il pericolo che rappresenta per la salute.
"Molti oli vegetali, come l'olio di oliva, sono costituiti in gran parte di acidi grassi poli o monoinsaturi, che hanno un effetto positivo sulla salute cardiovascolare" spiega Anna Villarini, nutrizionista dell'Istituto tumori di Milano. "L'olio di palma, invece, è più simile ai grassi animali, essendo costituito in gran parte da una miscela di acidi grassi saturi, come il miristico, il laurico e il palmitico, i peggiori per la salute, perché aumentano i livelli di colesterolo e promuovono la formazione di placche nelle nostre arterie".
In realtà ci sono due tipi di olio di palma, uno derivato dalla polpa del frutto e l'altro dal seme (palmisto): il primo ha un rapporto grassi saturi/insaturi di quasi uno a uno, il secondo è una bomba di grassi saturi: l'85 per cento. Gli effetti sulla salute, quindi, variano a seconda di quale usi, ma questo, anche con le nuove norme, non c'è l'obbligo di specificarlo in etichetta. "Il palmisto però è poco usato negli alimenti" precisa Mario Piccialuti, direttore dell'Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, "e comunque invitiamo i nostri associati a distinguere in etichetta fra i due prodotti".
"Sintetizzando, quanto al rischio cardiovascolare l'olio di palma sembra essere meglio delle margarine, e intermedio tra gli oli di oliva e girasole, e burro. Comunque, andrebbero seguite le indicazioni dei nutrizionisti: solo il 30 per cento delle calorie giornaliere deve venire dai grassi, e di queste solo un terzo da quelli saturi" dice Elena Fattore, biologa dell'Istituto Mario Negri di Milano.
Picariello dà un consiglio di buon senso: "Limitare il consumo di grassi in genere, e in particolare di quelli raffinati a largo uso industriale".
Chimica, costi e impatto sulla natura
CONFRONTO TRA OLI: IN GENERALE, MAGGIORE E' IL CONTENUTO DI ACIDI GRASSI SATURI, PEGGIORE E' L'EFFETTO SULLA SALUTE.
UN'ALTA RESA DELLE PIANTE CON CUI VENGONO PRODOTTI LI RENDE INVECE PIU' ECONOMICI E POTENZIALMENTE SOSTENIBILI.
Acidi grassi Acidi grassi Acidi grassi Resa (litri/ettaro)
saturi monoinsaturi polinsaturi
Olio di palma 49% (oleico 37%) (linoleico 9%) 4.290
(da frutto) (miristico 1%
palmitico 44%
stearico 4%)
Olio di oliva 14% (oleico 72%) (linoleico 7%) 1.212
(miristico 1%
palmitico 11%
stearico 2%)
Olio di girasole 8% (oleico 25%) (linoleico 60%) 952
(miristico 2%
palmitico 4%
stearico 2%)
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