giovedì 3 aprile 2014

VIVERE INSIEME. L'intervista a Papa Francesco

 
L'anno scorso a Santa Marta in Vaticano Papa Francesco ha concesso un'intervista a Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano "la Repubblica".
 
Scalfari aveva scritto una lettera al Papa chiedendo di conoscerlo di persona. Il Papa ha accettato dicendo di aver lo stesso desiderio.
 
Inutile far presente l'eccezionalità del fatto.
 
Riporterò alcuni pensieri di Papa Francesco, estrapolati dalla lunga intervista, riportata integralmente sul libro "Papa Francesco-Eugenio Scalfari Dialogo tra credenti e non credenti" edito da Einaudi.
 
I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e speranza, ma non hanno né l'uno né l'altra, e il guaio è che non li cercano più.
La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi.
 
Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda.
 
Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui lo concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo.
 
L'agape, l'amore di ciascuno di noi verso tutti gli altri, dai più vicini fino ai più lontani, è appunto il solo modo che Gesù ci ha indicato per trovare la via della salvezza e delle Beatitudini.
 
I Capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato.
 
La Chiesa è o deve tornare a essere una comunità del popolo di Dio e i presbiteri, i parroci, i Vescovi con cura d'anime, sono al servizio del popolo di Dio.
 
Quando ho di fronte un clericale divento anticlericale di botto. Il clericalismo non dovrebbe aver niente a che vedere con il cristianesimo. San Paolo che fu il primo a parlare ai Gentili, ai pagani, ai credenti in  altre religioni, fu il primo a insegnarcelo.
 
I Santi che sento più vicino alla mia anima sono Agostino e Francesco.
 
La grazia non fa parte della coscienza, è la quantità di luce che abbiamo nell'anima, non di sapienza né di ragione.
Chi non è toccato dalla grazia può essere una persona senza macchia e senza paura come si dice, ma non sarà mai come una persona che la grazia ha toccato.
Questa è l'intuizione di Agostino.
 
Francesco è grandissimo perché è tutto. Uomo che vuole fare, vuole costruire, fonda un Ordine e le sue regole, è itinerante e missionario, è poeta e profeta, è mistico, ha constatato su se stesso il male e ne è uscito, ama la natura, gli animali, il filo d'erba del prato e gli uccelli che volano in cielo, ma soprattutto ama le persone, i bambini, i vecchi, le donne. E' l'esempio più luminoso dell'agape.
 
L'amore per il potere temporale è ancora molto forte tra le mura vaticane e nella struttura istituzionale di tutta la Chiesa.
 
La politica è la prima delle attività civili e ha un proprio campo d'azione che non è quello  della religione.
I cattolici impegnati nella politica hanno dentro di loro i valori della religione ma una loro matura coscienza e competenza per attuarli.
 
Io credo in Dio. Non un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore. Questo è il mio Essere.
 
Nella società e nel mondo in cui viviamo l'egoismo è aumentato assai più dell'amore per gli altri e gli uomini di buona volontà debbono operare, ciascuno con la propria forza e competenza, per far sì che l'amore verso gli altri aumenti fino a eguagliare e possibilmente superare l'amore per se stessi.
 
Il cosiddetto liberismo selvaggio non fa che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vuole grande libertà, nessuna discriminazione, non demagogia e molto amore. Ci vogliono regole di comportamento e anche, se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le disuguaglianze più intollerabili.