Parigi - Basilica del Sacro Cuore
Sto passando davanti al nuovo ospedale "Papa Giovanni XXIII" e come sempre, quando non ho la testa tra le nuvole, penso ai malati, ai malati di tutto il mondo e penso anche a me stesso che mi faccio "seghe mentali" quando ho dei dolorini in qualche parte del corpo. Poi ringrazio Dio!!!!
Tuttavia rifletto a quando mi trovo davanti una persona malata o un parente di un malato e non trovo le parole per consolarlo.
Mi sento impotente e ho paura di pronunciare frasi fatue, vuote, che infastidiscano.
Una sera ho preso in mano la Bibbia e sono andato al libro di Giobbe, il "campione" della sofferenza.
Il libro inizia così: "C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male".
Ma Dio, tentato da Satana, lo mette alla prova.
Non sto ad elencare la sequela di sofferenze del povero Giobbe.
Tuttavia Giobbe continua ad amare il Signore ed infine "Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto".
Perché questo post?
Non lo so: ho sentito solo il moto del cuore di scrivere qualcosa sulla sofferenza, che, come abbiamo letto, non è mai un castigo di Dio.