Sabato 22 marzo ho partecipato ai festeggiamenti del 20° compleanno del Gso, fondato il 22 marzo 1994.
Nella sala parrocchiale si è iniziato mostrando le foto di questi primi 20 anni di vita e si è proseguito con la Messa.
Vedendo la chiesa piena, l'amico don Camillo sull'altare e sentendo cantare molto bene il coro, mi si sono inumiditi gli occhi.
Che cosa rappresenta per me il Gso?
Solo la mia famiglia sa cosa provo nel cuore, essendo stata coinvolta in questi vent'anni in tante gioie e alcune delusioni.
In ogni caso penso che in passato ho fatto delle scelte giuste riguardo ad alcune persone.
Ma in questo momento di festa, come non ricordare due persone che hanno dato molto a Zandobbio?
La prima è Ignazio Flaccadori, il mitico Gnazio.
Era famoso in tutta la provincia per la sua enorme passione per il calcio, il suo grande naso e gli occhi strabici.
Il suo grande cuore ha permesso a tanti ragazzi in alcuni decenni del dopoguerra di giocare a calcio.
Ha dato entusiasmo, tempo e denaro.
E' stato molto triste nel 2004 vedere pochi di quei ragazzi di allora accompagnarlo al cimitero.
Un'altra persona che ricordo con affetto è il dott. Gabriele Riva detto Bubi.
Probabilmente pochi si ricordano, ma venne in panchina con me nel 2° anno di vita del Gso, quando ci iscrivemmo alla 3° cat.
Mi rammento ancora molto bene il problema della mancanza del massaggiatore all'inizio della preparazione precampionato.
La società non aveva trovato nessuno disposto ad assumersi l'incarico, ma durante il pellegrinaggio a Fatima avevo pensato molto a questo problema e forse avevo trovato la soluzione.
Una sera di settembre a tavola con la mia famiglia butto lì la proposta: "Se domandassi al dott. Riva se è disposto a venire in panchina, voi cosa ne pensate?"
Originario di Zandobbio, il medico aveva esercitato la professione di pediatra a Bergamo (quante mamme zandobbiesi avevano fatto visitare i loro bambini!), dove aveva vissuto per una quarantina d'anni. Andato in pensione era ritornato al paese, dove insieme alla moglie Graziella era impegnato in opere di volontariato.
Rosaria si mise a ridere e disse: "Figurati se un anziano dottore accetta di sedere su una panchina di un campo di calcio! Inoltre è un pediatra e voi non mi sembrate tanto piccoli."
"Tentare non nuoce" risposi con filosofia.
Il successivo sabato sera, all'uscita della Messa, avvicinai disinvoltamente il medico e la consorte.
"Buonasera dottore. Sono Sergio, l'allenatore della squadra del paese. Desidero farle una proposta. Non mi dia una risposta subito, ma ci pensi sopra e mi dia una replica tra una settimana."
Con queste parole speravo di non ricevere subito un rifiuto, ma invogliare il dottore a riflettere alcuni giorni.
"Alla mia squadra manca il massaggiatore: verrebbe Lei in panchina?"
"Va bene, Sergio: accetto" rispose l'anziano pediatra.
Rimasi per un attimo a bocca aperta, non essendo abituato ad ottenere il consenso immediato di una mia proposta. Come non ricordare gli alterchi in consiglio? Ma fu un attimo e, sorridendo, ripresi il dialogo.
"Il campionato inizia tra un mese e Le farò avere il calendario delle partite. Giocheremo sempre la domenica mattina. Sono contento che abbia accettato, poiché mi toglie un grosso peso dallo stomaco."
"Sergio, si meraviglierà, ma sono stato il medico sportivo di una squadra ciclistica di Bergamo alcuni anni fa e quindi accetto volentieri la sua proposta."
Ci lasciammo con una stretta di mano, estesa anche alle nostre due consorti, che avevano assistito silenziose e sorridenti al breve colloquio.
Ritornando a casa mi rivolsi a Rosaria:
"Hai visto? Tentare non nuoce."
"Non avrei mai immaginato che accettasse" rispose scuotendo la testa, perplessa.
Ecco come ho conosciuto il dottore.
Da quel sabato all'uscita della Messa abbiamo sempre scambiato qualche parola sul calcio, di cui era competente.
Ho solo un rimpianto: ho sempre desiderato invitarlo con la moglie a mangiare una pizza a casa mia, ma un mio pudore inspiegabile mi ha sempre impedito di domandarglielo.
Adesso, che sicuramente si trova in paradiso con la sua amata Graziella (una coppia splendida da imitare), conosce questo mio desiderio insoddisfatto e farà ancora quel suo dolce sorriso.
Proseguendo nel racconto della serata mi ricordo la bella omelia di don Camillo.
Ah, quanto mi mancano le tue omelie, don!!!!
Finita la Messa, tutti al rinfresco, dove si è distribuito il libretto celebrativo "1994-2014 Le radici della vigna" che ripercorre e sintetizza i fatti più rilevanti del primo ventennio del Gso.
Per concludere avrei voluto postare delle foto, che mi erano state promesse con invio via mail.
A tutt'oggi non mi sono ancora pervenute.
Quando arriveranno, le pubblicherò.
Termino augurando lunga vita al Gso, cercando però di migliorare, come avviene in tutte le vicende umane.
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