FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.
ALTA VIA DELLE GRAZIE: UN CAMMINO DI FEDE TRA LE NOSTRE BELLEZZE
Dopo alcune settimane di preparativi per organizzare il percorso e per rafforzare gambe e fiato, alle 6:00 siamo partiti con i nostri zaini in spalla.
Siamo in 12 per un percorso di 12 giorni (quadrato perfetto!): Isa Bascetta, Annalisa Gamba, Eugenia Baronchelli, Raffaella Algisi, Giovanni Taiocchi, Stefano Fariello, Osvaldo Bombardieri, Michele Rota, Aldo Albani, Giuseppe Bronco, Silvano Fumagalli, Don Camillo.
Il percorso, che è stato tracciato di recente, è impegnativo perché è un continuo saliscendi, ma è molto bello e segnalato molto bene.
E' un cammino nella nostra natura bergamasca che ti porta anche a scoprire borgate fuori mano, dove bisogna andarci apposta per vederle.
I punti forti sono i santuari mariani: a partire dalla Madonna delle Grazie in Bergamo siamo passati dal santuario della Madonna del Perello; del Frassino; della Mercede in Barbata; della Natività della Beata Vergine Maria a Bratto; della Beata Vergine Pellegrina al Passo della Manina; della Beata Vergine delle Grazie ad Ardesio; di Santa Maria Assunta a Clusone; della Madonna delle Grazie a Rovetta; della Madonna di Lantana a Dorga; della Madonna della Torre a Sovere; di Santa Maria Assunta a Gandino e di Santa Maria Maggiore in Città Alta.
Ma abbiamo toccato anche Chiese antiche come San Patrizio sopra Vertova; la Santissima Trinità sopra Casnigo; San Michele Arcangelo a Colarete e tante altre chiesette e cappelle disseminate lungo il percorso.
Siamo passati in località dove sono nati santi come il Beato Tommaso di Olera, il Beato Sandro Dordi, il Beato Alberto da Villa D'Ogna, la Beata Pierina Morosini; abbiamo attraversato terre di artisti come Enea Talpino in Salmezza; Gian Battista Moroni di Albino che hanno raccontato con la loro arte la fede delle nostre borgate.
Siamo passati vicino a cascinali, alcuni abbandonati, altri ristrutturati per essere ancora abitati, tutti, comunque con incisa nella loro pietra l'eco della fatica e della tenacia di uomini e donne che hanno vissuto in sintonia con quelle terre dalle quali hanno estratto il loro sostentamento e la loro cultura.
E poi i boschi, alcuni ben curati, altri allo stato selvaggio, ma tutti profumati di muschio, ricchi di un sottobosco variegato e trapuntato di ciclamini.
Per tutto questo insieme, il cammino merita il titolo di "Alta Via delle Grazie", perché ti fa camminare nella bellezza naturale, culturale e spirituale che è vera Grazia di Dio capace di dare bellezza all'anima di chiunque lo percorre.
Abbiamo trovato ambienti e persone accoglienti come la signora che ad Olera, mentre a mezzogiorno mangiavamo il nostro panino, ha fatto il caffè per tutti interrompendo il suo pranzo, e il marito l'ha assecondata mettendoci a disposizione la bottiglia della grappa, quella vera!
In località "Cannara" nei pressi di una cascina in un bel prato rubato al bosco, una famiglia ci ha messo a disposizione tutto quello di cui avevamo bisogno per rifocillarci e ricaricarci il morale che si era un po' incrinato per la fatica: anche qui acqua fresca, caffè e tanta simpatia con foto di gruppo finale.
Abbiamo trovato parroci disponibili come Don Angelo Oldrati parroco di Nese che è salito appositamente per noi ad Olera e ci ha aspettati per 2 ore per spiegarci la storia di quella contrada, della sua chiesa, dei capolavori che custodisce, e del Santo che la sta rendendo sempre più famosa: Fra Tommaso; o anche come il parroco di Valbondione, don Michele Rota, che ci spalanca l'oratorio all'ora di pranzo e ci mette a disposizione tutte le bibite che gli sono rimaste nel bar chiuso per covid; o come il parroco di Sovere, don Angelo Passera, che ci mette a disposizione i materassi per portarli al santuario della Madonna della Torre dove siamo ospitati.
E poi c'è Anna Serena che sprizza entusiasmo da ogni poro quando ci parla della grande icona del Cristo Risorto che si trova nel cimitero di Novazza; o ci spiega la storia e gli affreschi della chiesa dell'Arcangelo San Michele a Colarete; c'è Boris, il custode croato del santuario del Frassino che, all'apparenza un po' burbero al primo impatto, lo scopri gioviale e disponibile, voglioso di comunicare. Quando partiamo dal santuario per iniziare una nuova tappa, corre a suonare le campane per salutarci nel modo più festoso possibile mentre la valle sottostante è ancora addormentata.
Dante, che da 55 anni fa il sacrista nella chiesa di Novazza, ci aspetta pazientemente per la celebrazione della Santa Messa senza farci pesare minimamente il nostro chilometrico ritardo.
Tante persone, tanti luoghi, per ognuno la sua storia... anche questo fa parte del cammino "delle Grazie" insieme alla scontata fatica che irrobustisce il fisico e forgia lo Spirito e imprime come a fuoco nella mente questa esperienza che certamente resterà indelebile insieme a tante altre esperienze di fatica e di bellezza.
don Camillo
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