FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" ottobre 2018.
Articolo: "Uno strano personaggio" di p. FIORENZO RAFFAINI, sx.
Il 1° settembre ho cmpiuto 65 anni. Ti rendi conto in un attimo che il più della vita è passato e speri che te ne rimanga ancora un po' per chiudere dignitosamente i tuoi giorni e pensi alle cose più particolari degli ultimi decenni.
Faccio un breve esame di coscienza, un po' scherzoso, anche per non drammatizzare, e ripensi alla tua vita, alle cose belle e particolari capitate. Il pensiero si fissa su un fatto un po' speciale.
Era il 1994 e mi trovavo a Shabunda, cittadina situata a 300 chilometri a ovest di Bukavu, nel Kivu, in Congo RD.
Negli anni cinquanta si poteva raggiungere in meno di una giornata. Oggi si deve usare l'aereo. C'erano tutte le strutture di cui si poteva aver bisogno. Adesso il sanatorio appena fuori l'abitato è un rudere saccheggiato e invaso dalla vegetazione. La zona è quella dell'Urega, dove ho vissuto otto anni e dove p. Domenico Milani ha mosso i passi come missionario, prima di dar vita all'università pedagogica di Bukavu.
La foresta si presta a racconti di spiriti (pepo, in swahili, vuol dire vento). Quando scendono le tenebre (verso le 18.15) e l'illuminazione è affidata a qualche lumino a petrolio, è facile vedere queste realtà un po' ovunque. Quando si è colpiti da qualcosa che non si riesce a spiegare, è naturale concludere che tutto dipenda da forze maligne e misteriose.
Un giorno, mi ero recato a celebrare a qualche chilometro dalla parrocchia. Una strada che conoscevo bene.
Dopo l'Eucarestia, la donna incaricata degli ammalati mi disse che c'era una coppia di anziani che desiderava la comunione. Presi la pisside, salii con la donna sul fuoristrada e mi avviai per quelle piste degne del Camel Trophy.
Arrivati a un ponticello con alcuni tronchi rotti, non riuscivo a passare. Decisi di girare l'auto e proseguire a piedi. Mi apprestavo a fare manovra, quando si avvicinò, comparso dal nulla, un omino che per bagaglio aveva solo una borsa tradizioale di vimini. Mi fece cenno di retrocedere. Controllando nello specchietto retrovisore, mi resi conto che se l'avessi ascoltato sarei finito nel fosso. Fermai l'auto, scesi, controllai e gli chiesi che intenzione avesse. Protestò la sua buona fede, ma per ben tre volte, se avessi seguito le sue indicazioni, sarei finito nel canale.
Lasciai la donna a guardia dell'auto e mi avviai con lui verso l'abitazione dei due anziani.
Parlando, non guardandomi mai in volto, l'uomo faceva discorsi provocatori, tanto che mi stavo innervosendo.
Sorpreso, tra me pensai: "Stai portando l'Eucarestia e hai voglia di picchiargli in testa la pisside! Calmati!" Nel frattempo, incontrammo una donna che portava sulle spalle una gerla carica di manioca, la quale mi disse: "Padre, lascialo perdere, è un nyama". La traduzione più comune è bestia, animale, ma ha anche il senso di violento, irrazionale, cattivo.
Continuai a parlargli cercando di portarlo alla ragione. Gli spiegavo che si sbagliava, ma lui a testa bassa continuava a provocarmi.
Giunti a destinazione, mentre lui continuava, gli dissi: "Sei troppo cattivo! Attento che, se non cambi, Dio ti castigherà. Hai un cuore malvagio". Non osai dire altro, anche per rispetto al mio vero Compagno di viaggio.
Entrai nella capanna e venni accolto dalla coppia di anziani. Manifestai loro il mio rincrescimento per essermi alterato con quell'uomo, ma loro mi dissero di lasciar perdere perché quell'uomo era una nyama.
Al ritorno chiesi chi mai fosse, ma nessuno lo sapeva. Strano che in un posto dove tutti si conoscono nessuno avesse mai visto quell'uomo, nessuno sapesse chi fosse.
La cosa che più mi sorprese fu che, sia la donna con la gerla, sia i due vecchietti della capanna e chi l'aveva incontrato quella mattina, avevano riconosciuto in lui qualcosa di malefico, una sorta di avvelenatore, il male... Avrò avuto forse un incontro ravvicinato del terzo tipo? Allora, mi avrà salvato il Compagno che avevo nella pisside.